Università, governo nuovo ko alla Camera. Slitta il voto finale

ROMA – Il governo è stato battuto, in aula a Montecitorio, su un emendamento all’articolo 16 del testo di riforma dell’Università presentato da Futuro e libertà, primo firmatario Fabio Granata. I voti favorevoli all’emendamento sono stati 282, 261 i contrari, 3 gli astenuti. L’approvazione dell’emendamento è stata accolta con un boato da parte dell’opposizione.


Non è la prima batuta d’arresto in aula per la riforma. Il governo era stato già battuto in aula su un emendamento dell’Udc. A favore dell’emendamento centrista erano stati Fli, Pd e Idv. L’emendamento, su cui c’era il parere contrario del governo, era passato con 284 sì, 254 no e cinque astenuti.


Il voto finale sulla legge di riordino dell’università slitta a martedì 30 novembre. Il rinvio (secondo le previsioni il ddl doveva essere licenziato oggi dall’aula di Montecitorio) è stato deciso dalla capigruppo della Camera.


La decisione è stata contestata dalla Lega Nord, che avrebbe voluto che i lavori proseguissero oggi e domani per varare il ddl Gelmini prima della fine della settimana.


– Abbiamo espresso il nostro parere contrario -ha spiegato al termine della riunione il capogruppo leghista, Marco Reguzzoni- sul rinvio, sul calendario dei lavori della prossima settimana e sulla seduta di oggi. Ritentiamo che il dovere del parlamento sia quello di lavorare e di votare per approvare le leggi. Non si può anteporre un seminario di partito (quello organizzato oggi dal Pd a Roma, ndr) alla discussione sulla riforma dell’università. Noi abbiamo proposto di lavorare anche oggi ma la conferenza dei capigruppo ha deciso diversamente. Tutti i gruppi parlamentari -ha concluso Reguzzoni- hanno garantito l’impegno di chiudere martedì.


– Speriamo che in questo fine settimana -ha commentato il presidente dei deputati del Pd, Dario Franceschini- il governo e la maggioranza prendano atto del clima che c’è nel Paese e nelle università e che quindi utilizzino questo tempo per rinunciare a questa riforma che non semplifica ma aggrava la situazione.