Frattini: «Sarà l’11 settembre della diplomazia mondiale»

ROMA – Le rivelazioni annunciate da Wikileaks saranno ‘’l’11 settembre della diplomazia mondiale, perchè faranno saltare rapporti di fiducia tra gli Stati’’. Il ministro degli Esteri Franco Frattini, a poche ore dalla pubblicazione dei rapporti confidenziali sulle relazioni tra Stati Uniti e decine di Paesi (annunciata dal sito web ‘’Wikileaks’’ per stasera), mette in guardia la politica.

– Evitiamo il gioco al massacro – dice il titolare della Farnesina – sottolineando che il governo italiano non commenterà notizie che, se confermate, configurerebbero ‘’un reato contro gli interessi nazionali dei Paesi’’.
La maggioranza, con Fabrizio Cicchitto, parla di ‘’terrorismo mediatico’’. Il capogruppo del Pdl alla Camera rileva che se risultasse vera la fuga di “documenti riservati di qualità significativa e di quantità molto rilevante’’, ciò metterebbe in evidenza ‘’incredibili elementi di crisi nel sistema Usa’’, inquietanti, ‘’visto che si tratta della potenza leader dell’Occidente che svolge un ruolo mondiale decisivo sia dal punto vista economico finanziario sia da quello della lotta al terrorismo’’.

– In ogni caso – prosegue – è ormai evidente che la stessa nozione di terrorismo viene ad avere una accezione più vasta di quella tradizionale: esiste un terrorismo mediatico che per certi aspetti può essere molto più efficace di quello tradizionale.
Per Cicchitto, ‘’in Italia questo tipo moderno e sofisticato di terrorismo è ormai in atto da qualche tempo ed ha accentuato la sua aggressività in questo periodo’’.

Preoccupazione emerge dalle dichiarazioni di esponenti di maggioranza e di governo. Il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli non crede al complotto, ad un ‘’grande vecchio’’ che regga le sorti mondiali. Il ministro afferma che il problema è che ‘’in questi momenti’’ coloro che ‘’davvero tengono al bene del Paese devono smettere di avvelenare i pozzi e astenersi dai giochini di bottega’’, facendo sì che ‘’la politica riprenda il suo ruolo di guida e la sua responsabilità nei confronti del popolo’’.

Il ministro della Difesa Ignazio La Russa, osserva che ‘’più che di complotto’’ si dovrebbe parlare di ‘’somma di atteggiamenti’’ finalizzati a indebolire l’esecutivo. Il titolare del Welfare Maurizio Sacconi dice che ‘’quei documenti vanno considerati con tutta la relatività del caso e riflettendo sul fatto che occorre una maggiore tutela della riservatezza di atti istituzionali’’.

L’opposizione reagisce con atteggiamenti molto differenziati. Prudente il Pd, che con Ettore Rosato aderisce all’invito di Frattini.
– Da parte dei Democratici – assicura – non c’è mai stata nè ci sarà alcuna strumentalizzazione dei fatti, tanto più se questi possono nuocere al nostro Paese’’.

Molto duro, invece l’Idv.
– L’idea che possa esistere un complotto contro l’Italia o che si arrivi a parlare di terrorismo mediatico è semplicemente ridicola – afferma il portavoce Leoluca Orlando.

L’ Idv chiede al premier di dire ‘’ di cosa ha paura e quali scomode e scottanti verità teme che possano emergere dalla pubblicazione dei documenti’’. Pessimista Francesco Rutelli.
– Già sappiamo che l’Italia in questi anni – dice il leader Api – ha smesso di essere un punto di solidità ed è diventata un problema. Già sappiamo che alcune scelte del premier ci hanno isolato.

WIKILEAKS


«Berlusconi trasformato nel portavoce di Putin»

ROMA – Attesa da giorni è arrivata la valanga di rivelazioni di Wikileaks a proposito delle comunicazioni del Dipartimento di Stato Usa.
Da ieri sera i siti di informazione hanno iniziato la pubblicazione dei file. Il New York Times, riportando i documenti di Wikileaks, cita diplomatici americani a Roma che, nel 2009, riferendo dei loro contatti in Italia, parlerebbero di un «rapporto incredibilmente stretto» tra il presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi e il primo ministro russo Vladimir Putin. Nei documenti si definirebbe Berlusconi «portavoce di Putin». Gli americani – riferisce ancora il New York Times – avrebbero parlato anche di regali «generosi» oltre a contratti su questioni energetiche.

Il giornale americano parla anche dell’Afghanistan e specificatamente del fratellastro del presidente Karzai, definito «corrotto e trafficante di stupefacenti». Sempre secondo il NYT, i documenti di Wikileaks riporterebbero che l’uomo «sembra non capire il livello di conoscenza che abbiamo delle sue attività. Dobbiamo monitorarlo attentamente e in modo chiaro, inviandogli un messaggio chiaro».
Il NYT cita documenti anche su Gheddafi: è sempre con la sua «infermiera ucraina, voluttuosa bionda». A proposito del leader libico pubblica un altro documento El Pais secondo cui «usa il botulino ed è un vero ipocondriaco che fa filmare tutti i suoi controlli medici per analizzarli dopo con i suoi dottori».

Il sito francese Le Monde pubblica le anticipazioni di Wikileaks soffermandosi sui rapporti Usa-Iran per quel che riguarda il nucleare. Secondo quanto pubblica il quotidiano francese, l’Iran verrebbe descritto nei documenti Wikileaks una «totale dittatura». Nei file ci sarebbe anche traccia del tentativo di eliminare un presentatore televisivo irano-americano per il quale sarebbe stato reclutato in «California un killer per assassinarlo».

Anche il Guardian va on line con le rivelazioni del sito di Julian Assange: nei documenti si evidenzierebbe che nel luglio del 2009 il dipartimento di Stato americano ordinò di spiare i vertici delle Nazioni Unite.
Il Guardian riporta anche affermazioni dell’incaricata d’affari americana a Roma Elisabeth Dibble che in un documento inviato a Washington avrebbe definito Berlusconi «incapace, vanitoso e inefficace come leader europeo moderno».

La Procura di Roma, intanto, esaminerà i documenti per valutare se ci sono gli estremi per violazione del segreto di Stato o violazione di documenti riservati.

CICLONE WIKILEAKS


Trema la diplomazia Usa

ROMA – Ecco il ciclone Wikileaks ed ecco i giudizi senza peli sulla lingua della diplomazia americana sui principali leader mondiali: Ahmadinejad? ‘’Nuovo Hitler’’. Sarkozy? ‘’l’imperatore nudo’’. Gheddafi? ‘’Procaci biondine come infermiere’’. Karzai? “E’ spinto dalla paranoia’’. Merkel? ‘’Evita i rischi e raramente è creativa’’. Infine Berlusconi: per lui ‘’feste selvagge’’. Tutto ciò almeno secondo le prime indiscrezioni che mostrano una copertina di Der Spiegel con i duri giudizi in evidenza sotto 12 foto di altrettanti leader. Non è una indiscrezione invece che il sito di Wikileaks sia sotto attacco informatico.

Da alcune anticipazioni apparse su Twitter, emerge anche che l’Europa per gli Usa ‘’non è più così importante’’ e che gli Stati Uniti vedono il mondo come un confronto tra due superpotenze – la seconda è la Cina – con Europa e Germania in posizione di secondo piano. Poi, ancora, il presidente americano Obama ‘’non ha nessuno slancio emotivo verso l’Europa ed il suo sguardo è rivolto più al Pacifico che all’Atlantico’’.
Le fughe di notizie si rincorrono sul web: la nuova pubblicazione conta circa 260.000 documenti diplomatici, tra questi 8.000 sarebbero direttive del Dipartimento di Stato statunitense. Nessuno dei file sarebbe classificato Top secret: la metà sarebbe senza livello di segretezza, il 40,5% “confidenziali”, circa 15.652 quelli “segreti”.

Ed è giallo sulle copie dello Spiegel che un giornalista freelance avrebbe ottenuto in Svizzera: Symor Jenkins, afferma di aver acquistato a Basilea una copia cartacea della rivista tedesca che dovrebbe uscire in Germania solo oggi. Non è ancora stato possibile appurare se si tratti di un falso, di un errore di distribuzione o di un’anticipazione voluta dallo Spiegel. Nella copertina del periodico compare la scritta ‘Enthullt’ (Rivelato), e il sottotitolo: “come l’America vede il mondo, il rapporto segreto del Dipartimento di Stato americano” e 12 foto di personaggi illustri: tra questi, solo per citarne alcuni, il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, il colonnello Muammar Gheddafi, il presidente afghano Karzai, il presidente francese Sarkozy e ultimo in fondo a destra, il premier italiano Silvio Berlusconi.

La documentazione che Assange ha consegnato in anticipo a New York Times, Der Spiegel, Guardian, Le Monde e El Pais, sarebbe stata ‘prelevata’ dal Secret Internet Protocol Router Network (SIPRNet), a cui hanno accesso centinaia di migliaia di funzionari statunitensi.

UN FANTASMA


Assange, l’uomo del giorno che non si trova

ROMA – Julian Assange è di nuovo al centro dell’attenzione mondiale, ma è di fatto un fantasma: non si sa dove si trovi, né cosa progetti di fare. E’ “scomparso” dal 18 novembre scorso, quando la magistratura svedese ha spiccato nei suoi confronti un mandato d’arresto internazionale per stupro e molestie, dopo l’accusa di due donne. Ieri si è collegato in videoconferenza con la conferenza dei giornalisti investigativi ad Amman, in Giordania.

– La Giordania non è il posto migliore dove stare se ti cerca la Cia – ha detto Assange, spiegando di non poter rivelare dove sia in questo momento. Fin dalla nascita, un alone di mistero circonda la sua figura, a cominciare dalla data di nascita: Julian Paul Assange è nato nel 1971, ma non si sa quando. L’hacker-giornalista più famoso al mondo ritiene di essere vittima di persecuzione, di essere oggetto di diffamazione per aver pestato troppi piedi, a partire da quelli del Pentagono, per aver pubblicato 400.000 documenti segreti sulla guerra in Iraq e 77.000 su quella in Afghanistan. Altrettanto misteriose le sue fonti, forse militari o dissidenti di ogni Paese.

I suoi critici, in gran parte hacker come lui, lo accusano di avere qualche “gola profonda” nella Cia o in altri servizi di intelligence, che lo “utilizzano per una nuova forma di cyber-war”.

– Chiamatemi Mendax (bugiardo). Ma nel senso oraziano di ‘splendide mendax’ (magnificamente bugiardo).
Secondo la leggenda, il primo nome di battaglia scelto in Australia dall’allora 16enne futuro fondatore di Wikileaks era ispirato dal poeta latino Orazio. Gli anni sono passati, e le cose si sono fatte più serie.
– La rivelazione di documenti di intelligence è molto spesso un atto di coscienza nell’interesse della gente – ha detto in un’intervista al New Yorker.

Assange ha cercato, prima che esplodesse il suo caso giudiziario per reati sessuali, di costruirsi una base operativa in Svezia, Paese che ha leggi molto stringenti a tutela dei giornalisti e della libertà di stampa. La Svezia è poi la terra del partito dei pirati, un porto ‘sicuro’ per un hacker che pubblica documenti segreti e scottanti. Il 18 novembre però, un magistrato svedese ha chiesto e ottenuto un mandato di arresto recepito dall’Interpol. Qualche giorno prima, Assange aveva affermato di voler chiedere asilo politico alla Svizzera. Per ora non risulta lo abbia fatto: quel che è certo è che si è volatilizzato.