Wikileaks, H. Clinton: «Un attacco a tutta la comunità internazionale»

ROMA – Il Day After della diplomazia internazionale vede gli Usa impegnati nello scomodo tentativo di limitare i danni causati dalla pubblicazione, che si è rivelata essere ancora parziale, degli oltre 250.000 documenti riservati del Dipartimento Usa ottenuti da Wikileaks. Mentre i più diversi Paesi del mondo si prendono del tempo per studiare i giudizi americani sui loro leader, in Italia il premier Silvio Berlusconi contrattacca immediatamente.
– E’tutto falso, nessun festino – precisa da Tripoli dove ha avuto l’ennesimo incontro con il colonnello Gheddafi.

— Cartota e bastone degli Usa – “E’ un attacco a tutta la comunità internazionale”, ha tuonato il segretario di Stato, Hillary Clinton, in una giornata che ha visto gli Usa costretti a garantire, dopo le rivelazioni sulle attività di spionaggio al Palazzo di Vetro, che i diplomatici statunitensi che lavorano all’Onu sono “come quelli del resto del mondo”, e che hanno “grande integrità”.

Clinton ha annunciato una linea dura contro chi ha “rubato” le informazioni, e assicurato che non ci saranno più fughe di notizie come queste. Ieri, il ministro della Giustizia Eric Holder aveva annunciato l’apertura di una inchiesta penale, mentre il Joe Lieberman, che presiede la Commissione Homeland Security e Affari Governativi del Senato Usa, ha chiesto a Barack Obama di “chiudere” con urgenza Wikileaks. Lieberman è il “padre” della legge “kill switch bill”, quella per “spegnere il web” in caso di minaccia alla sicurezza nazionale.
— Berlusconi smentisce e minimizza – “Io una volta al mese dò delle cene nelle mie case dove tutto avviene in modo corretto, dignitoso ed elegante.

– Le cose che vengono dette fanno male all’immagine del nostro Paese – ha sottolineato il premier Silvio Berlusconi -. Non frequento i cosiddetti ‘wild parties’, e non so che cosa siano.
Ha assicurato di “non guardare “quello che rivelano funzionari di terzo o quarto grado, rivelazioni che vengono riportate dai giornali di sinistra”.

Per il ministro degli Esteri, Franco Frattini, “la comunità internazionale, quella vera, quella che vuole migliorare il mondo e non distruggerlo come vuole Wikileakes, deve reagire compatta senza commentare, senza retrocedere”.
— Mosca ride – Nella capitale russa, accusata nei file di essere il centro di uno “Stato della mafia”, il ministro degli Esteri Serghei Lavrov liquida la pratica Assange con una battuta:
– La pubblicazione di Wikileaks? Una pulp-fiction divertente. Nella nostra politica pratica preferiamo seguire i fatti concreti dei nostri partner e terremo questo approccio anche in futuro.

– Che gran sorpresa! – ha chiosato con altrettanta ironia Vitaly Ciurkin, ambasciatore della Russia alle Nazioni Unite.
— Per Ahmadinejad è ciber-war targata Usa – Le rivelazioni di Wikileaks “non sono basate su vere fughe di notizie, ma fanno parte della guerra psicologica degli Stati Uniti”: così il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, convinto che la documentazione – nella quale, tra l’altro, si dice che la Guida suprema, Ali Khamenei, ha il cancro – è “senza valore” e ha un “obiettivo malefico”.

— Le prime reazioni negative – Mentre gli alleati storici degli Usa (Gb, Francia, Italia e Germania) assicurano che nulla cambierà, emergono le prime critiche a Washington. L’Onu ha detto che i suoi funzionari si incontrano regolarmente con i rappresentanti dei paesi membri per informarli della sua attivit, malcelando un certo fastidio dopo le informazioni su attività di intelligence Usa al Palazzo di Vetro, anche sul segretario Ban Ki-Moon.

– L’Onu – ha detto un portavoce – si fonda sul rispetto degli Stati membri degli impegni all’immunità.
Ancora più piccata la reazione belga: il ministro degli Esteri, Steven Vanackere, ha definito “inquietanti” alcuni aspetti dalla diplomazia Usa.

– C’é una certa confusione tra il lavoro diplomatico e lo spionaggio – ha dichiarato.
Il governo del Paraguay ha poi convocato l’ambasciatore Usa (per il momento il primo e l’unico ad aver fatto un paso del genere), esprimendo preoccupazione: dalla documentazione di Wikileaks emerge che, nel 2007, il Dipartimento di stato Usa aveva chiesto all’ambasciata di Asuncion di raccogliere ogni sorta di dati, incluso Dna, impronte digitali, numeri di telefono, indirizzi web e relative password, di tutti i principali candidati alle elezioni presidenziali dell’anno successivo.

— Hacker cattivi e buoni – Se Julian Assange è un hacker “cattivo”, i media Usa hanno scovato “l’hacker buono”: si chiama Jester, giullare, l’esperto “ex militare delle Forze speciali” che dice di aver bloccato il sito Wikileaks con i suoi DDos (distributed denial-of-service attack) una delle ‘armi’ privilegiate dai pirati informatici di mezzo mondo.

DIPLOMAZIA


USA: «La nostra politica internazionale è trasparente»

WASHINGTON – L’amministrazione Obama, incassato il brutto colpo delle rivelazioni del sito Wikileaks sugli scambi di messaggi tra i suoi diplomatici, ha cercato di passare al contrattacco. Il segretario di stato Hillary Clinton ha affermato ieri che la diffusione dei documenti ‘’non è solo un attacco contro gli Stati Uniti ma a tutta la comunità internazionale’’ e ha difeso la ‘’trasparenza’’ della politica internazionale di Washington. Ogni paese deve avere il diritto di avere ‘’conversazioni schiette’’ con i diplomatici di altri paesi, ha detto la Clinton sottolineando che la politica estera degli Stati Uniti è descritta da atti pubblici, non da ‘’dichiarazioni personali’’, ed è alla luce del sole.

Quindi, ha condannato l’iniziativa di Wikileaks sottolineando che ‘’non c’è niente di coraggioso nel mettere a rischio persone e operazioni di funzionari che stanno facendo il loro lavoro’’. La diffusione dei documenti mira per la Clinton a ‘’sabotare i rapporti di pace’’ tra i paesi. La Clinton ha aggiunto che misure aggressive sono state adottate per evitare che la fuga di documenti possa ripetersi e per punire i responsabili.
Ma le ferite rimangono. Mai prima nella storia una superpotenza aveva perduto il controllo di quantità così vasta di informazioni confidenziali. Oltre 250 mila documenti diplomatici ottenuti dai responsabili del sito Wikileaks. Il ministro della giustizia Usa Eric Holder ha confermato che una ‘’indagine penale’’ sulle attività di Wikileaks è stata aperta e che ‘’qualsiasi persona responsabile di avere violato la legge’’ sarà chiamato a risponderne: la diffusione di questi documenti ha messo in grave pericolo la vita dei funzionari americani in tutto il mondo’’.

Holder ha invitato anche i media ‘’ad agire in modo responsabile’’ nel trattamento del materiale classificato giunto in loro possesso. La Casa Bianca ha ordinato nel frattempo alle agenzie federali di rafforzare le misure di sicurezza sul trattamento dei documenti classificati in particolare per quanto riguarda le autorizzazioni di accesso da parte dei singoli individui.
– Penso che il danno maggiore di questa vicenda sarà la perdita di fiducia che gli altri governi avranno nei confronti degli Stati Uniti – ha sottolineato il deputato Pete Hoekstra.

Alcuni senatori hanno proposto di incriminare subito Wikileaks.
– Siamo in guerra, questa gente si sta macchiando le mani di sangue – ha affermato il senatore Lindsey Graham — Se possiamo incriminare questa gente, non dovremmo avere esitazioni a farlo.

Un deputato repubblicano, Peter King, ha proposto che Wikileaks venga designata ‘’organizzazione terrorista: è chiaramente un pericolo per la nostra sicurezza nazionale’’. La vicenda di Wikileaks ha messo anche in risalto il pericolo da parte delle agenzie governative di condividere dati sugli stessi network. Dopo l’11/9 la comunità di intelligence Usa era stata criticata per il fallimento a condividere dati che avrebbero forse permesso di prevenire l’attacco terroristico. Ma i tentativi successivi di condividere i dati tra le varie agenzie sono alla base della possibilità di Wikileaks di ottenere i documenti confidenziali da una persona sola che aveva accesso al network. Tale persona è stata individuata in Bradley Manning, uno specialista dell’intelligence dell’esercito, finito in prigione per avere trasferito illegalmente materiale classificato.

Il rilascio dei documenti ottenuti da Wikileaks rappresenta uno degli eventi più imbarazzati e pericolosi per la diplomazia americana negli ultimi decenni. Tra le rivelazioni più imbarazzanti dei documenti c’è quella dell’ordine ricevuto dai diplomatici americani di spiare sui loro colleghi all’Onu ottenendo informazioni personali come i numeri di carta di credito.

AMERICA LATINA


Dubbi sulla salute mentale della Kirchner Accuse contro la brasiliana Rousseff

BUENOS AIRES – Dai documenti diffusi da Wikileaks che riguardano l’America Latina, emerge il fatto che la diplomazia Usa non andava per il sottile con nessuno. Nel settembre del 2009, per esempio, l’ambasciatore a Caracas, Jean David Levitte ha definito il presidente Hugo Chavez ‘’un pazzo’’ che vuol trasformare il Paese ‘’in un altro Zimbawe’’. E, anche se per ora non si sa quando è avvenuto, il Dipartimento di stato ha chiesto lumi a Buenos Aires sullo ‘’stato mentale’’ della presidente Nestor Kirchner.


Quanto al Brasile, nel 2008, l’ambasciatore Clifford Sobel ha avvertito Washington che nel Paese sarebbero stati arrestati dei ‘’terroristi arabi’’, ma che l’allora numero due del governo Dilma Rousseff, oggi presidente eletta, ha impedito l’invio al parlamento di una legge che definisse le azioni terroristiche. In quell’epoca, infatti, Washington dava per certa la presenza di presunti terroristi di Al Qaeda nell’area della cosiddetta triplice frontiera tra Argentina, Brasile e Paraguay dove risiede un folta comunita’ araba. Tant’è che, secondo i documenti di Wikileaks, sempre nel 2008 il Dipartimento Usa ha chiesto informazioni in tal senso all’ambasciatore ad Asuncion. Al quale, nello stesso anno, ha chiesto ogni sorta di dati sui candidati presidenziali. Provocando la per ora unica reazione nella regione, con il governo che ha convocato l’ambasciatrice.


Per ora, invece, nessuna reazione sul fatto che, secondo i documenti di Wikileaks, nel 2009, per l’ambasciatore Usa in Honduras, Hugo Lorens la defenestrazione del presidente Manuel Zelaya è stata ‘’illegale ed incostituzionale’’. Insomma un colpo di Stato.