«Sì» sofferto, passa la riforma Berlusconi: «Chi studia è a casa»

ROMA – Si sofferto dell’Aula di Montecitorio alla riforma dell’Università. I finiani ancora una volta mettono in evidenza la loro ‘insostituibilità’ per la tenuta parlamentare del governo. E, prima del voto finale, mandano ‘’sotto’’ l’esecutivo due volte su altrettanti emendamenti che hanno il via libera anche dall’opposizione. Testi che vengono approvati contro il parere del governo con una ventina di voti di scarto. Ma Silvio Berlusconi difende a spada tratta il ddl e attacca i manifestanti.

– I veri studenti sono a casa a studiare – dice, chi va ora in piazza sono i fuoricorso dei centri sociali. Poi ad approvazione ottenuta, esulta: contro l’occupazione da parte della sinistra dei settori della cultura, della scuola e dell’Università, è stato inferto ‘’un colpo mortale a parentopoli’’, dimostrando inoltre al paese di essere ‘’il governo del fare’’.

Ma la giornata, con i due voti dei finiani a battere il governo, ha consegnato motivi di soddisfazione anche all’opposizione che non ha perso l’occasione per attaccare la riforma a testa bassa. Ed è scontro in aula con il centrodestra che insorge contro i ‘’massimalismi’’ di Pd e Idv. Ogni volta che un emendamento di Fli viene messo ai voti, mentre è aperta la votazione dai banchi del centrosinistra si sente la classica ‘ola’ degli stadi di calcio in vista di un’azione decisiva. Ma è anche scontro al calor bianco sulla sicurezza nelle citta’ italiane ‘invase’ da tantissimi studenti che protestano contro la riforma.

Pd e Idv attaccano il ministro dell’ Interno accusandolo di aver ‘’militarizzato’’ Roma. Lui si difende parlando di ‘’difesa adeguata’’. Silvio Berlusconi, dunque, difende il testo Gelmini.
– E’ – rivendica – una buona riforma che favorisce studenti, professori e più in generale tutto il mondo accademico e dunque deve passare se vogliamo finalmente ammodernare l’Università.
Il presidente del Consiglio non si capacita delle proteste e dell’opposizione alla riforma.
– E’ stata discussa con tutte le parti in causa, modificata, migliorata e – sostiene – credo che meglio di così non si potesse proprio fare.
Per questo, osserva Sandro Bondi, ‘’un’opposizione responsabile dovrebbe sostenerla’’. E invece, secondo Ignazio La Russa, ‘’la sinistra solidarizza con i violenti’’.

– Gli estremisti che hanno bloccato Roma e causato gravi incidenti – sostiene il ministro della Difesa -non hanno reso un buon servizio alla stragrande maggioranza di studenti scesi in piazza con motivazioni non totalmente condivisibili ma certamente animate da una positiva volontà di partecipazione e di miglioramento delle condizioni della nostra Università.

Si schiera il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che esprime solidarieta’ ‘’alle Forze di Polizia, ai cittadini romani e ai tantissimi giovani in buona fede, la cui protesta è stata strumentalizzata’’. Incidenti che per il presidente del Senato Renato Schifani, che condanna gli attacchi alle forze dell’ordine, ‘’non hanno certamente giovato alla vita democratica e a chi voleva manifestare pacificamente’’.
Ma per il Pd responsabile della tensione èr solo e soltanto il governo.

– Mi pare – denuncia il leader Pierluigi Bersani – che nella stragrande maggioranza studenti e ricercatori si siano mossi in modo pacifico. Ha impressionato la città militarizzata. E se si è arrivati a questa tensione è per irresponsabilità dell’Esecutivo che ha perso la testa e la presa sui problemi del paese.
E sotto attacco della sinistra radicale è il ministro dell’Interno Roberto Maroni, cui Nichi Vendola contesta ‘’una responsabilità gravissima’’, perchè sta facendo diventare ‘’le proteste studentesche una vicenda di disordine pubblico’’. Ma il responsabile del Viminale non ci sta.

– Io – rivendica – ho il compito di gestire l’ordine pubblico e evitare incidenti e l’assalto ai luoghi sacri della democrazia, come avvenuto la scorsa settimana in Senato. E mi pare che tutto stia avvenendo con grande responsabilità delle forze dell’ordine che hanno subito violenza e stanno gestendo una situazione molto complicata.

UNIVERSITÀ

Caos, scontri, corteie guerriglia nel centro di Roma

ROMA – Caos, scontri, cortei e guerriglia nel centro di Roma, diventato per un giorno una fortezza quasi inviolabile contro il tentativo di assedio degli studenti. Nel giorno della dell’approvazione del ddl Gelmini gli universitari e i liceali provano l’assedio dei palazzi del potere tentando di violare la ‘zona rossa’ della Capitale. Tutti al grido dell’armata Brancaleone, un omaggio al regista Mario Monicelli, suicidatosi l’altro ieri.
Cinquantamila manifestanti – secondo gli organizzatori – hanno invaso la Capitale con diversi cortei, poi confluiti. Dopo l’assalto al Senato di una settimana fa, stavolta l’obiettivo era Montecitorio. Ma al loro arrivo vicino al Parlamento i manifestanti si sono ritrovati in atmosfera insolita: nessun agente, piazza Venezia letteralmente sigillata da blindati, e tutte le vie di accesso a Montecitorio sbarrate dai mezzi delle forze dell’ordine. Ed è subito partito un lancio di fumogeni, petardi, uova, bottiglie e verdura.

In pochi minuti la piazza del Parlamento è diventata uno spazio vuoto ‘bombardato’ dagli studenti. Da lì è cominciata la guerra di nervi tra manifestanti e forze dell’ordine. Dopo aver bloccato il traffico sul Lungotevere, gli studenti hanno sfilato in via del Corso, dove hanno trovato altri due blindati a sbarrare la strada. Stavolta gli studenti hanno provato a sfondare. Lanci di oggetti, calci, pugni, mazze e pietre contro i mezzi delle forze dell’ordine che i manifestanti tentavano di ribaltare e poi hanno assaltato. Dietro i blindati sono partiti prima i lacrimogeni, poi la carica contro la testa del corteo. Il risultato è stato un arresto tra i manifestanti e qualche ferito lieve tra le forze dell’ordine. Una situazione di tensione che ha generato il panico tra turisti e commercianti in via del Corso. Ma la marcia è ripartita verso la stazione Termini, dove gli studenti hanno occupato per una mezzora nove binari al grido di ‘’Branca, Branca, Branca, Leon, Leon, Leon’, ricordando così il regista Mario Monicelli.

Una giornata vissuta sull’orlo di una crisi di nervi da automobilisti e pendolari, ma che non ha risparmiato le polemiche su una ‘’città militarizzata’’, presidiata soprattutto da blindati a protezione della ‘’città del potere’’.
– La scelta di militarizzare le vie del centro, impedire l’accesso a Piazza Montecitorio agli studenti è un errore – ha detto Nichi Vendola, presidente di Sinistra Ecologia Liberà rivolgendosi a al ministro degli Interni, Roberto Maroni. A Vendola, che ha parlato di ‘’gestione criminale dell’ordine pubblico’’, si sono uniti l’Idv e il Pd e la sinistra.

– Abbiamo evitato l’assalto a Montecitorio. E’ inaccettabile – ha risposto Maroni – la protesta di chi assalta i blindati delle forze dell’ordine con mazze, pietre e bombe carta. Condivido pienamente le misure adottate a Roma dal comitato per l’ordine e la sicurezza.
Anche il questore di Roma, Francesco Tagliente, ha parlato di ‘’una giornata particolarmente impegnativa’’.
-I manifestanti – ha riferito – hanno ripetutamente provocato per ottenere una reazione, probabilmente sarebbe stata sufficiente l’azione scomposta di uno solo degli operatori per far degenerare in modo imprevedibile gli scenari in un contesto ambientale particolarmente sensibile.

DDL-GELMINI

Una lunga giornata per Mariastella

ROMA – Un silenzio, ieri, rotto appena in serata. Per tutta la giornata il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, non ha voluto commentare in alcun modo né la discussione in aula, né le proteste del popolo universitario che in tutta Italia diventavano di ora in ora più accese, fino a sfociare in episodi di violenza. Alle domande della stampa il ministro ha risposto solo dopo il voto finale.
– L’approvazione della riforma – ha detto – è un fatto importante, una tra le più importanti della legislatura. Spiace averlo dovuto fare in un clima di tensione sociale.

Un volto un po’ più rilassato, finalmente. Seppur ancora visibilmente segnato dalla stanchezza e dalla tensione degli ultimi giorni. Ieri il ministro non ha lasciato per un attimo Montecitorio, mentre il centro della città veniva assediato dal mondo accademico. Un’altra giornata di passione, anche se cominciata all’insegna dell’ottimismo, con un applauso ‘’chiamato’’ per lei dal premier Silvio Berlusconi durante la riunione del Consiglio dei ministri.

Gelmini è arrivata alla Camera subito dopo il passaggio a Palazzo Chigi. Maglioncino di lana azzurro chiaro – in tinta con le perle appese agli orecchini – pantaloni scuri, sguardo teso. Comincia la discussione in aula. Il governo va sotto su un emendamento di Fli, ma porta a casa quello contro parentopoli, proposto dall’Italia dei Valori, apprezzato da Fli e Lega, e infine addirittura inasprito su ordine del dicastero di Viale Trastevere.
Il dibattito prosegue liscio fino alle 13.30, per la pausa pranzo. Il ministro esce dall’aula, non si ferma davanti ai cronisti e si allontana verso gli uffici del governo. Riappare in Transatlantico dopo meno di un’ora per la ripresa dei lavori e si intrattiene, sui divani dell’anticamera, con i suoi collaboratori. Poi di nuovo dentro, in attesa del verdetto finale. Passano i due emendamenti ‘’cruciali’’, riscritti per trovare un accordo con Fli, mentre il governo va sotto su un emendamento di Api-Fli-Pd, che blocca la possibilità di una sorta di commissariamento da parte del Ministero dell’Economia sul Miur, in caso di scostamenti dalla spesa prevista.

Le ore passano senza che il ministro, anche se più volte sollecitata, intervenga in aula. Silenzio anche dopo la votazione degli emendamenti, lascia l’aula senza rilasciare dichiarazioni. Solo dopo il sì della Camera, sicura del successo ottenuto non senza colpi di scena, si lascerà andare. Pronta a difendere in tarda serata la sua riforma anche davanti alle telecamere di Sky e Canale 5 e a ricominciare, se sarà necessario, il braccio di ferro in Senato.