Bersani «Nessun piano alternativo»

ROMA – I giochi in vista del 14 dicembre non sono ancora fatti e ferve in Parlamento la tattica, ‘’segnali di fumo’’ come Pier Luigi Bersani bolla infastidito l’eventuale mozione di sfiducia di Fli e Udc. Ma, in caso di caduta di governo, il segretario Pd non prende in considerazione piani B, ovvero le elezioni anticipate come subordinata ad un governo di transizione. Un modo per dare forza ad una soluzione che serve ‘’per uscire dalla palude’’ ma anche per evitare di dare la stura nel Pd alle divisioni sulle alleanze in caso di voto. Elezioni che però sono la via maestra per Nichi Vendola, convinto che un esecutivo tecnico ‘’aggraverebbe il clima sociale e politico’’.

Sul governo di responsabilità nazionale sono d’accordo tutti nel Pd. E su questo, ogni giorno, batte Bersani, che dopo essere salito sui tetti dei ricercatori universitari ieri ha raggiunto in piazza i lavoratori edili.
– Serve un governo largo che dia una speranza al paese altrimenti si va avanti come vuole Berlusconi che ci porta al voto sul ‘Berlusconi sì o no- batte il leader democratico in pressing sul presidente della Camera Gianfranco Fini e sul leader centrista Pier Ferdinando Casini perchè si decidano il 14 a staccare la spina al governo.

Le elezioni anticipate, invece, sarebbero un danno perchè ‘’non possiamo pensare di stare in ballo per un anno se abbiamo un senso di responsabilità verso il paese’’. Ricetta antitetica a quella di Nichi Vendola che, da Bruxelles, stronca un ‘’governo largo che metta insieme pezzi di centrodestra e centrosinistra’’ perchè ‘’creerebbe le condizioni di una sommessa guerra civile’’ nel paese.

Parole che chi nel Pd vorrebbe mandare a mare l’alleanza con Sel e Idv per il Terzo Polo, interpreta come ‘’il controcanto quotidiano mirato ad affossare il Pd’’. Non fa, certo, il gioco del Pd l’analisi vendoliana sull’’’angolo nevrotico’’ in cui vivono i democratici divisi ‘’da importanti fibrillazioni’’ perchè non escono ‘’dal Palazzo’’. Ma è vero che tra i democratici non passa giorno senza che ci siano critiche e distinguo.
Ieri Giuseppe Fioroni e Enrico Gasbarra hanno presentato un rapporto Key Research nel quale emerge che il Pd raccoglierebbe nel popolo delle partite Iva un consenso del 19,4 per cento, con picchi del 14,9 per cento tra gli artigiani al sud.

– Il Pd – sostiene Fioroni chiedendo con i suoi un cambio di rotta – è debole perchè deve fare scelte chiare, saper dire dei no e di non andare a pietire con chi si allea con noi.

E va giù duro anche Arturo Parisi che, resoconti d’aula alla mano, denuncia che Bersani ha votato contro le indicazioni del gruppo e con una fetta di ex diessini, come Sposetti e D’Alema, contro l’emendamento che proponeva di attingere alle risorse del finanziamento pubblico ai partiti per i contratti ai ricercatori.
– Questa è la prova definitiva di che cosa intenda chi accusa il partito di essere privo di bussola – è il verdetto del ministro prodiano.