Berlusconi resiste: “Porterò a termine il mio programma”

Conto alla rovescia e trattative febbrili in vista del 13 e 14 dicembre, i due giorni decisivi per le sorti dell’esecutivo. Silvio Berlusconi è rientrato a Roma in mattinata, e ha avuto un colloquio con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e con il ministro della Giustizia, Angelino Alfano. Il premier continua a tenere la linea: sicuro che il governo otterrà la fiducia sia alla Camera sia al Senato per “portare a termine il programma”. Nessuna intenzione di lasciare prima del 14 dicembre, dunque. E nessuna voglia di lasciare campo libero a Fini e Casini, così come nessuna apertura alla possibilità di modificare la legge elettorale.

Palazzo Chigi in mattinata ha smentito le ricostruzioni di un quotidiano secondo cui il premier potrebbe essere pronto a fare un passo indietro dopo il 14 dicembre lasciando la guida del governo ad un altro esponente del Pdl, per occupare la poltrona di un ministero. Ma il lavorio in vista del voto del Parlamento della settimana prossima non si ferma. Proseguono i contatti tanto del Pdl quanto del Pd con i Radicali: “La Russa si è confrontato con loro su alcuni temi e parlarsi può essere utile con tutti”, dice Maurizio Gasparri. E anche il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha avuto un incontro con Marco Pannella. E se il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, invita il Fli e l’Udc “a non sommare i loro voti con quelli del Partito democratico e dell’Italia dei valori”, il finiano Fabio Granata lancia l’ipotesi, in caso di voto anticipato, di “un listone unico da Fli all’Udc, al Pd e all’Idv e in quel caso la figura più adatta a guidarlo sarebbe Gianfranco Fini”.

Sandro Bondi, coordinatore Pdl, afferma: “Solo dopo aver votato la fiducia anche alla Camera, si potrebbero determinare le condizioni per tessere una base parlamentare più ampia e, in prospettiva, per una ricomposizione dell’area moderata, sia pure riconoscendone la pluralità e l’autonomia”. Secondo Adolfo Urso (Fli) una nuova maggioranza di centrodestra è possibile, senza ‘ribaltoni’ e aggiunge: “Se Berlusconi, e può farlo, non andrà al Quirinale prima del voto per aprire una fase politica, con un governo rinnovato ed una maggioranza allargata alle forze moderate e di responsabilità nazionale e con un programma che risponda davvero alle esigenze del Paese, noi voteremo la sfiducia”.

Di Pietro però prende tempo: “Non siamo ancora di fronte a un attacco contro la stabilità” democratica del Paese – dice – e quindi fin quando rimarranno le condizioni di agibilità democratica non mi pare proponibile fare una lista sulla falsa riga del Comitato di liberazione nazionale”. Il ministro Gianfranco Rotondi sottolinea: “Granata propone Fini leader del centro-sinistra da Fli a Di Pietro? Decisamente siamo alle comiche finali”.