Napolitano: «Scenario di crisi confuso, è tutto da vedere»

MILANO – ‘’Adesso si apre un altro capitolo. Vedremo insieme come andrà a finire’’. Giorgio Napolitano non nasconde la sua preoccupazione per l’attuale quadro politico quando è stato invitato a fare un pronostico sull’evoluzione della crisi della maggioranza che si trascina da mesi. Quella stessa crisi che, proprio su suo invito e per carità di patria, è stata congelata in queste settimane per consentire l’approvazione in tempo utile della legge di bilancio.


Il presidente della Repubblica, dunque, non fa pronostici ma non riesce neppure a trarre benevoli auspici per la fase che adesso si apre a livello politico e istituzionale e della quale sarà arbitro e protagonista. Resisterà il governo Berlusconi? Nascerà un nuovo governo? Si andrà ad elezioni anticipate? Sarebbe troppo chiederglielo adesso, prima del passaggio parlamentare di lunedì e martedì; prima che le forze parlamentari abbiano messo le carte in tavola ed egli abbia avuto il ruolo formale e il modo di verificare quali sono gli effettivi orientamenti. Ma una domanda è pertinente: questa approvazione anticipata della legge di stabilità, avvenuta secondo i suoi auspici, può far sperare in un percorso condiviso nell’interesse generale anche per il seguito? Napolitano accetta la domanda, scuote la testa e risponde:
– Il seguito nessuno è in grado di prevederlo, ci vorrebbe una speciale sfera di cristallo… Non credo che ci sia un nesso fra la conclusione dell’iter della legge di stabilità e la crisi politica.


Insomma, Napolitano dubita che quello spirito possa resistere al furore dello scontro politico, osservando al momento scenari confusi. Quel che resta è la serietà della situazione economica e finanziaria che investe il nostro paese come altri paesi europei e che richiede un governo solido e forte del consenso necessario per varare scelte adeguate. Una crisi che, ha detto ieri Napolitano ad alcuni suoi interlocutori parlando della necessità di un uso adeguato e mirato delle risorse, è tutt’altro che passeggera, probabilmente ci accompagnerà e ci condizionerà ancora per anni.


– Non tocca a me, ma al governo gestire o destinare i finanziamenti pubblici – ha detto agli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Ma non ha rinunciato a firmare, su richiesta degli stessi studenti, una sottoscrizione simbolica di 300 milioni di euro a favore della cultura, dell’istruzione e dei liberi saperi, per sottolineare ancora una volta che, a suo avviso, ci sono cose su cui tagliare le spese diventa controproducente.