I «pirati» filo-Assange attaccano Mastercard e paypal

ROMA – La guerra informatica tra amici e nemici di WikiLeaks si allarga e investe fragorosamente giganti dei flussi finanziari online come Visa e Mastercard, finiti sotto il tiro incrociato degli hacker fan di Julian Assange dopo lo stop delle donazioni a favore del sito che ha sconvolto le cancellerie dell’intero Pianeta. Anonymous, il gruppo di ‘aktivisti’ che negli ultimi giorni ha attaccato le società che hanno tagliato i ponti con l’organizzazione dell’australiano, ha firmato gli attacchi in serie – Ddos (Distributes denial of service) – al sito di Mastercard.

‘’La libertà di espressione è senza prezzo. Per tutto il resto c’è Mastercard’’, suonava ironicamente l’annuncio del successo dell’azione su Twitter da parte di Anonymous. ‘Denial of service’: questo il messaggio di errore che compariva sul video di chi ha tentato inutilmente di collegarsi al sito del colosso americano o, anche, ‘impossibile visualizzare la pagina web’ per chi – in difficoltà con la propria carta di credito – ha cercato aiuto su Mastercard Italy. In difficoltà anche moltissimi utenti.

Dopo Amazon, Paypal e le poste svizzere, anche Mastercard e Visa Europe avevano bloccato i bonifici che donatori da tutto il mondo versavano via web a favore del sito di Assange. E la vendetta della rete, ma non solo, si è scatenata trasformando rapidamente i persecutori online in vittime offline.

C’è anche chi è passato direttamente alle vie legali. Datacell, società con base a Reykjavik sotto controllo islandese e svizzero che consente a Wikileaks di ricevere donazioni tramite carte di credito e bonifici, ha annunciato che querelerà la Visa per il suo comportamento ‘’gravemente lesivo’’. E che ‘’ha deciso di prendere misure legali immediate per rendere nuovamente possibili le donazioni’’.

L’Operazione ‘Payback’ (resa dei conti) dei pirati informatici, già attiva nel web e che ora sembra aver fatto fronte comune con ‘Avenge Assange’, ha mietuto un’altra vittima illustre: Paypal, servizio per i pagamenti online finita sotto un attacco dei cyber difensori di Assange, che ha cercato di difendersi peggiorando, se possibile, la situazione.

A scendere in campo, con un intervento alla conferenza Le Web a Parigi, è stato il suo vice presidente, Osama Bedier. La decisione di bloccare i trasferimenti a WikiLeaks, ha sottolineato, è stata presa ‘’perchè il Dipartimento di Stato ci aveva detto che quel che stavano facendo era illegale’’, confermando così le pressioni Usa. Subito dopo, con una parziale marcia indietro, Bedier ha spiegato che la richiesta di tagliare i ponti con WikiLeaks era nata da una lettera inviata il 27 novembre dal Dipartimento di Stato alla stessa organizzazione di Assange. Ma gli attacchi si estendono anche oltre: colpiti anche i siti della procura svedese, della Swiss Post e il provider statunitense EveryDNS.net che aveva messo fuori uso WikiLeaks.org. E la vendetta continua.