Liberata Sakineh: un incubo durato quattro anni

ROMA – Quattro anni di carcere. Il rischio di essere prima lapidata, poi impiccata. Quindi l’arresto del figlio e del suo legale. L’incubo di Sakineh Mohammadi Ashtiani, l’iraniana condannata a morte per adulterio e complicità nell’omicidio del marito, è durato quattro lunghi anni. I primi tre trascorsi in cella, nel silenzio dei media iraniani e internazionali. Poi, nel giugno di quest’anno la vicenda è diventata il simbolo della mobilitazione internazionale contro la pena di morte in Iran e di quella degli attivisti persiani contro il governo di Teheran. Oggi, la notizia a lungo agognata: Sakineh, il figlio e l’avvocato sono a casa, liberi.


Nel maggio del 2006, Sakineh, 43 anni, iraniana di etnia azera, viene condannata da un tribunale della città di Tabriz a 99 frustate per adulterio, secondo una norma modellata sulla legge islamica. La sentenza viene eseguita. Nel settembre del 2006 un altro tribunale, che processa i suoi due presunti amanti per l’omicidio del marito, la condanna a morte per lapidazione – poi commutata in impiccagione – come complice nel delitto e per adulterio quando il consorte era ancora vivo. La sentenza viene confermata nel 2007 dalla Corte suprema iraniana. Il caso arriva all’attenzione della comunità internazionale solo nel giugno del 2010, quando i suoi due figli lanciano un appello per salvarla dall’esecuzione, prevista per luglio.


Parte una mobilitazione internazionale a favore di Sakineh, che coinvolge anche i governi francese e italiano, ii Brasile e la premiere dame di Francia Carla Bruni, definita per questo ‘’prostituta’’ da un giornale iraniano conservatore. In Italia, alcuni dei principali edifici istituzionali sono segnati da striscioni con il volto di Sakineh. Intanto, l’avvocato della donna, Mohammad Mostafai fugge all’estero per evitare un mandato di arresto. E’ sostituito da un altro legale, Javid Hutan Kian.


A luglio le autorità di Teheran fanno sapere che l’esecuzione è stata sospesa e che nessuna decisione definitiva è stata ancora presa su Sakineh. Il 12 agosto la tv di stato iraniana mostra la donna che confessa l’adulterio e la complicità nell’omicidio del marito. Il figlio Sajad Qaderzadeh e il suo avvocato Houtan Kian dicono che la confessione le è stata estorta con la tortura e che tutti i giorni alla donna viene detto che verrà giustiziata l’indomani.


Tre mesi dopo, l’11 ottobre, Sajad e Houtan Kian sono arrestati insieme a due giornalisti tedeschi a cui stavano rilasciando un’ intervista. L’accusa, sembra, è di aver mentito con i media internazionali parlando del caso della donna. Sajad e Kian sono portati in un carcere nei dintorni di Tabriz, in totale isolamento. Il 15 novembre, la tv iraniana mostra nuovamente, in un video, un’ammissione pubblica colpevolezza rilasciata da Sakineh, da suo figlio e dall’avvocato. Anche i due giornalisti tedeschi confessano, accusando la presidente del Comitato anti-lapidazione Mina Ahadi di averli ingannati. Pochi giorni dopo però, per Sakineh si apre uno spiraglio: il perdono della famiglia del marito potrebbe salvarla. Poi, la fine dell’incubo: Sakineh, Sajad e l’avvocato sono stati rilasciati.

LE REAZIONI


Italia, soddisfazione bipartisan


ROMA – ‘’E’ una bella giornata per i diritti umani’’, questo il primo commento del ministro degli Esteri Franco Frattini alla notizia della liberazione di Sakineh. Una soddisfazione espressa da numerosi esponenti politici, di tutti gli schieramenti.
– Abbiamo appreso con gioia la notizia che il Comitato Internazionale contro la lapidazione ha dato e che stiamo verificando, per scrupolo, direttamente – ha detto Frattini -. La liberazione di Sakineh – cui le autorità iraniane sono giunte dopo i diversi appelli del governo italiano e della comunità internazionale è una decisione – ha osservato ancora il ministro – che merita il forte plauso e la soddisfazione di tutti. L’Iran ha mostrato quel gesto di comprensione e clemenza che auspicavamo e lo ha fatto nell’esercizio delle proprie prerogative di Stato sovrano.
In una dichiarazione congiunta con la collega per le Pari Opportunità Mara Carfagna Frattini evidenzia poi che ‘’L’Italia in questa battaglia ‘’Per la vita di Sakineh’’ non è stata seconda a nessuno e, grazie alla generosa adesione di amministratori locali, associazioni e gente comune alla campagna lanciata dal governo, ha tenuto viva per mesi l’attenzione su questo caso emblematico di come vengono spesso calpestati i diritti delle donne nel mondo’’.
Il presidente del Senato Renato Schifani a nome suo e dell’intera Assemblea di Palazzo Madama ha parlato di “viva soddisfazione per la felice conclusione di una vicenda che ha commosso le coscienze di tutto il mondo”. Soddisfazione anche nelle parole di Vannino Chiti, vicepresidente del Senato e del capogruppo PD a palazzo Madama, Anna Finocchiaro.
– Sono contentissima del fatto che la volontà non solo dei governi, ma di milioni di uomini e donne nel mondo, abbia ottenuto un risultato stupefacente – ha detto la deputata del Pd -. Sono felicissima.
Per il sindaco di Roma Gianni Alemanno la liberazione di Sakineh “è un atto di civiltà che aspettavamo da tempo, e che segna una vittoria del diritto aprendo spiragli di distensione e di dialogo…”.
– Come sindaco di Roma, capitale del diritto e della pace – ha aggiunto -, voglio confermare la vicinanza della nostra città a tutte le Sakineh del mondo, con il nostro fermo sostegno alla lotta contro la pena di mort.
– La liberazione di Sakineh è una bellissima notizia e rappresenta un’importante vittoria per tutti coloro che l’hanno invocata a gran voce – è la reazione del sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, mentre Matteo Renzi, sindaco di Firenze parla di “grandissima gioia”.
– Adesso però – aggiunge il sindaco – non è il momento di abbassare la guardia verso questi temi: il nostro pensiero va in particolare ad Asia Bibi, la donna condannata a morte in Pakistan per blasfemia, per la quale continueremo a lottare.