Alemanno si difende: «Assunzioni non sono compito del sindaco»

ROMA – Non è compito del sindaco seguire le assunzioni nelle municipalizzate, e chi ha sbagliato pagherà, ma ‘parentopoli’ resta, per Gianni Alemanno, un ‘polverone’. Il sindaco nel parlare ancora una volta con i cronisti a Roma, a margine della manifestazione del Pdl a sostegno del governo, in corso al palazzo dei congressi dell’Eur.
– Si è fatto un gran polverone su una situazione molto meno grave di quello che appare – ha detto Alemanno -. Oggi prenderemo degli impegni con il nostro elettorato, ma non è certo la sinistra che si può mettere sul banco degli accusatori.

E rivolgendo alla sinistra, Alemanno aggiunge:
– Devono stare tranquilli, perché hanno ben altre situazioni rispetto alle nostre. Noi faremo di tutto per dare regole nuove, ma questa è una vicenda montata.

A chi gli chiede perché non abbia vigilato sulle assunzioni in Atac e Ama, Alemanno risponde:
– Non fa parte dei compiti di un sindaco seguire le assunzioni. Esistono degli amministratori delegati e delle responsabilità. Quelle responsabilità saranno accertate e chi ha sbagliato pagherà.

Entra nel vivo l’inchiesta sulle assunzioni sospette all’Atac. Da domani spetterà ai carabinieri del Reparto operativo di Roma, alla guida di Salvatore Cagnazzo, acquisire tutti i documenti relativi alle assunzioni sospette avvenute negli ultimi due anni alla municipalizzata capitolina che gestisce il trasporto pubblico. Intanto lo scandalo minaccia anche il fiore all’occhiello della holding capitolina, ovvero l’Acea, società quotata in borsa dove ci sarebbe il sospetto su 600 assunzioni in due anni. Ma l’azienda smentisce recisamente: «è una falsità».

E il sindaco Gianni Alemanno ancora denuncia «la montatura politica».
– Sono stanco di questo fango – dice -, fatela finita.
I militari da domani si concentreranno sui contratti di assunzione e sui documenti relativi all’iter seguito per mettere alle dipendenze Atac circa 850 persone, molte assunte per chiamata diretta. I documenti verranno poi trasmessi alla Procura di Roma dove l’inchiesta su parentopoli è affidata al pool di magistrati, coordinato dal procuratore aggiunto Alberto Caperna, specializzato in reati contro la pubblica amministrazione.
Proprio a questo proposito sempre la prossima settimana è previsto un incontro tra i carabinieri del Nucleo operativo di Roma con i magistrati che indagano su Parentopoli. Secondo quanto si apprende da fonti investigative l’attività di acquisizione dei documenti da parte dei carabinieri per ora si concentrerà sull’Atac. E il neo amministratore delegato dell’ azienda, Maurizio Basile, sta dando una stretta all’indagine interna promettendo che i «primi risultati arriveranno già il 20 dicembre».

Ma un primo bilancio già c’è ed è sui numeri dei casi da analizzare. Ieri il sindaco Alemanno ha parlato di 85 casi sospetti ma Basile sottolinea di «non conoscere questi numeri: delle circa 850 assunzioni incriminate la metà riguarda macchinisti e operai, l’altra metà è stata fatta per chiamata diretta, dunque i nostri accertamenti si concentrano su queste 400 situazioni». E dalle prime verifiche sarebbe emerso che molte di queste 400 assunzioni sarebbero state fatte prima della fusione tra Atac, Metro e Trambus avvenuta il 31 dicembre 2009, in particolare una parte di assunzioni facili riguarderebbe dunque l’ex Trambus e soprattutto l’ex Metro. Parallelamente a questi accertamenti una società di consulenza esterna, la Spenser Stuart, sta monitorando il top management Atac per verificarne efficacia e adeguatezza.

Ma il terremoto parentopoli rischia di estendersi all’altra municipalizzata per ora fuori dalla bufera, ovvero l’Acea, l’azienda energia e ambiente fiore all’occhiello della holding capitolino e quotata in borsa. La procura per ora indaga su Atac e Ama (1400 assunzioni in due anni), i carabinieri si stanno concentrando su Atac ma il caso-Acea potrebbe esplodere: «600 assunti in due anni per chiamata diretta -spiega il segretario del Pd di Roma Marco Miccoli- azioni che da 17 euro passano a 8,50 euro, un debito di 52 milioni e 1200 esuberi. Uno scandalo».