Un triste natale

Non sarà questo un bel Natale. Non lo sarà, almeno, per i nostri connazionali che non potranno usufruire nuovamente delle “Polizze-Rescarven”. La notizia, resa nota in questi giorni dal Consolato Generale d’Italia, è arrivata come una doccia fredda. Si legge nel comunicato affidato alle pagine del nostro Giornale che il contratto stipulato tra il Consolato Generale d’Italia e la compagnia Rescarven , “per la copertura di 800 connazionali scade il 31.12.2010. In considerazione dei tagli di bilancio intervenuti, il Ministero degli Esteri, purtroppo, ha dovuto decidere di soprassedere al rinnovo della citata polizza”. In altre parole, i nostri connazionali, quelli che non hanno avuto fortuna dopo una vita di lavoro e che fino a ieri potevano almeno fare affidamento nella “Polizza-Rescarven”, oggi si trovano di nuovo indifesi, esposti. Soli. Certo, il Consolato cercherà di assisterli. Ma, ci chiediamo, potrà con tutti? Non dimentichiamo che difetterà delle risorse necessarie. La buona volontà è indispensabile, ma non sempre sufficiente.

Da quando il governo italiano ha deciso di decurtare drasticamente il capitolo di spese destinato a noi, cittadini italiani all’estero, si sapeva che nulla sarebbe stato lo stesso. Non ci si attendeva, comunque, una decisione così draconiana. Un provvedimento, a nostro avviso, preso senza pesarne sufficientemente le conseguenze; senza fermarsi a considerare come avrebbe inciso nella vita di tanti connazionali. Chiaramente, si aveva la certezza che si sarebbe operata una ulteriore riduzione nel numero degli assicurati, forse anche nella già pauperrima copertura dell’assicurazione. Nessuno, però, considerava possibile potesse chiudersi così tristemente il capitolo che si aprì con tanto ottimismo e speranza grazie all’iniziativa dell’on. Bafile, che trovò terreno fertile nel governo Prodi e recettività nell’allora sottosegretario agli Esteri con delega per gli italiani nel mondo, sen. Danieli.

Così, mentre in Italia si assiste al triste spettacolo del “supermarket della politica” e a quello che Massimo Giannini su “Repubblica” ha definito il “collasso dell’etica”, da noi c’è chi pensa al proprio futuro con amarezza e preoccupazione. E trascorrerà questo Natale in un clima di sconforto e angoscia. In Venezuela, si sa, le medicine costano tanto. E il loro incremento esponenziale avviene di giorno in giorno. Gli ospedali pubblici, poi, funzionano poco e male. Non è un problema di “malasanità” ma di risorse insufficienti e di carenza di manutenzione adeguata ed opportuna. In altre parole, chi non ha un’assicurazione che gli permetta di pagare una clinica privata corre, oggi, il serio rischio di morire. Ecco, questa è la realtà che si apre, con tutta la sua drammatica crudezza, ai nostri connazionali meno fortunati.

Ed allora, una volta ancora, non resta che appellarsi alla generosità della nostra Collettività e, soprattutto, ai suoi migliori sentimenti di solidarietà; quei sentimenti che sempre l’hanno accompagnata nelle emergenze, nei momenti di grande necessità. Tocca oggi alle nostre associazioni trovare soluzioni che assicurino ai pionieri tranquillità, nell’autunno della loro vita. Anzi, sorprende che non lo abbiano già fatto. Insomma, che non si siano già riunite ed abbiano esaminato assieme proposte e strategie. Dopotutto, i nostri rappresentanti eletti – non quelli che siedono negli scranni del Parlamento italiano – erano già a conoscenza del provvedimento. Il Console Generale Giovanni Davoli li aveva opportunamente informati, forse nella speranza di iniziative che potessero persuadere, in Italia, dell’inadeguatezza del provvedimento. Purtroppo, nulla è stato fatto; tantomeno sono state messe al corrente della drammatica realtà le nostre associazioni. Ora è inutile piangere sul latte versato, rammaricarsi di ciò che si poteva fare e non è stato fatto. E’ invece necessario voltare pagine e far fronte alle nuove circostanze.

E’ il momento di reagire, di inventarsi soluzioni. Non sarà facile. Ma abbiamo già qualche esempio. E’ il caso dell’associazione regionale siciliana Ars e della Fondazione Abruzzo Solidale. Entrambe hanno saputo sensibilizzare opportunamente i governi regionali. E così, grazie ai fondi elargiti dalle rispettive regioni, la prima ha già assegnato polizze a 11 connazionali e assicurato medicine ad altri 26; l’altra, si appresta al censimento dei corregionali meno fortunati così da provvedere in futuro all’assistenza dei loro bisogni. Anche l’Associazione Campani del Venezuela ci ha messo del suo con la creazione di un Ambulatorio presso la propria sede. Sono solo alcuni esempi di quanto si può fare quando si sente veramente il peso delle proprie responsabilità e quando si opera disinteressatamente a favore della nostra Comunità.