Ocse, la ripresa ancora a rischio

La ripresa dell’Eurozona c’è, ma resta “modesta” e circondata da numerosi rischi, innanzitutto quelli legati alla crisi dei debiti sovrani. Il superindice Ocse di ottobre segna un lieve rialzo di 0,1 punti,ma rimane invariato per l’area euro e scende di 0,1 punti in Italia. In tale contesto, il risanamento dei conti pubblici deve essere la priorità assoluta dei Paesi della moneta unica, anche se ciò può comportare un rallentamento della già debole crescita.

Questo il messaggio dell’organizzazione con sede a Parigi alla vigilia del vertice dei capi di Stato e di governo della Ue in programma a Bruxelles giovedì e venerdì. Vertice dal quale si attende, tra l’altro, un via libera alla riforma della governance economica della zona euro e del PattoUe di stabilità e di crescita. L’Ocse – che ieri ha pubblicato il suo ultimo rapporto sull’Eurozona – lancia così l’ennesimo allarme sugli elevati debiti pubblici di molti Paesi: “Continueranno a crescere nei prossimi anni, raggiungendo livelli senza precedenti.

E debiti così elevati – ha spiegato Pier Carlo Padoan, capo economista dell’organizzazione – vanno assolutamente ridotti, perché sono un ostacolo proprio per la crescita”. Dunque, si legge nel rapporto, “sarà necessario un notevole sforzo di consolidamento, e in molti Paesi servirà una posizione di bilancio rigorosa per molti anni prima di poter tornare a livelli prudenti di debito”. L’invito dell’Ocse è quindi quello di non annacquare la riforma del Patto Ue: per i Paesi con un debito sopra il 60% – si raccomanda – dovrebbe essere prevista una riduzione “adeguata” e ad un “ritmo sostenuto”.

E le sanzioni per chi non rispetterà le regole dovranno essere severe e “quasi automatiche”, evitando il più possibile la mediazione politica. L’Ocse mette in guardia anche dalle debolezze ancora evidenti nel sistema finanziario dell’Eurozona. A partire dalle banche, “che hanno sottostimato i rischi con dotazioni di capitale inadeguate e una gestione delle liquidità a volte carente”. E che, nonostante il massiccio sostegno pubblico, continuano a rappresentare il rischio maggiore per la ripresa. Di qui l’appello a mettere in campo, senza più perdere tempo, “regole e standard più stringenti”, in linea con quanto stabilito dall’accordo di Basilea III. E “le attività delle banche di importanza sistemica – si legge nel rapporto – dovrebbe essere monitorata con maggiore attenzione”, anche attraverso stress test più frequenti e severi del passato.

L’Ocse non si pronuncia sulla necessità o meno di aumentare la dote dell’attuale Fondo salva-Stati della zona euro, pur sottolineando la necessità di essere pronti a prendere tutte le decisioni necessarie per garantire la stabilità finanziaria dell’Eurozona. Padoan non si sbilancia nemmeno sulla proposta Juncker-Tremonti sull’emissione di eurobond attraverso un’Agenzia europea del debito, limitandosi a definirla “una buona idea”. Ma non così la pensano Germania e Francia.