Confindustria preoccupata: «Evitare il conflitto sociale»

ROMA – Sono ‘’richieste legittime’’ quelle che l’ad di Fiat Sergio Marchionne pone come condizione per gli investimenti in Italia. Che vanno difesi. Ma, avverte la leader degli industriali Emma Marcegaglia, il Lingotto dovrebbe muoversi ‘’senza innescare un meccanismo di conflitto sociale’’.
– Certamente non è quello che serve il Paese – sostiene.

C’e’ ‘’preoccupazione’’ in Confindustria. Una posizione condivisa ieri, a quanto si apprende, dalla riunione del direttivo, il ‘’parlamentino’’ di via dell’Astronomia; ed oggi da un incontro con la consulta dei presidenti, che rappresenta l’articolazione sul territorio e nelle diverse categorie dell’associazione degli industriali. Sí a deroghe per favorire gli investimenti, sí ad una modernizzazione del sistema delle relazioni sindacali, dicono gli industriali. Ma non si può forzare la mano fino a correre il rischio di ‘’rompere il sistema, esasperare la conflittualità, rischiare una ingovernabilita’ delle relazioni nelle aziende e sul territorio’’. Bisogna muoversi ‘’nel quadro delle regole, di un contratto’’. Cercando un accordo, anche perché ‘’l’impegno a investire non venga vanificato’’.

Emma Marcegaglia all’esterno commenta solo con poche parole. Sottolinea il rischio ‘’conflitto sociale’’. Garantendo che Confindustria sarà ‘’al fianco di Fiat e di tutte le altre imprese che vogliono investire e creare posti di lavoro’’. Il tema è al centro del confronto con il Lingotto sul futuro dello stabilimento di Mirafiori, dopo l’accordo separato (senza la Fiom) su Pomigliano d’Arco. E investe il sistema di regole fino a mettere in discussione la stessa adesione di Fiat a Confindustria, ed il contratto dei metalmeccanici firmato da Federmeccanica.

– Non abbiamo nulla in contrario a norme specifiche – sottolinea la leader degli industriali – ma la nostra logica guarda ad una modernizzazione delle relazioni sindacali in una cornice che non alimenti il conflitto. Per uscire dalla crisi serve una maggiore condivisione tra imprese e lavoratori, una condivisione di obiettivi e sfide trovando un equilibrio anche se difficile e complesso.

Il punto che sembra più preoccupare gli industriali è quello della rappresentanza in azienda, la richiesta di Fiat di passare a Rsa che escluderebbero le sigle che non firmano il contratto. Con ‘’il rischio – temono in Confindustria – di scardinare il sistema della relazioni sindacali’’.