La Juve lotta ma spreca e Pellissier la beffa nel recupero

VERONA – Da Verona a Verona. Da una sconfitta per 1-0 a un pareggio per 1-1. Che però sa di beffa. Perchè essere raggiunti al 93’ dopo essere rimasti in 10 e aver mancato due volte il 2-0 fa malissimo. Perchè si pensava già di brindare a fine anno col Milan a meno tre. Resta la consolazione, non da poco, di aver fatto tanta strada rispetto all’ultima trasferta al Bentegodi. Già, perchè il 17 gennaio 2010 Gennaro Sardo, volenteroso terzino che ha fatto la spola da Catania a Verona, segnò a Buffon un gran gol di sinistro. Lui che goleador non lo è mai stato. Il seguito fu una delle prestazioni più brutte della Juve di Ferrara. Zero tiri in porta. Zero reazione. Zero orgoglio. Uno dei punti più bassi di una stagione orribile. Ma undici mesi dopo la realtà è ben diversa: la Juve ha un’identità di gioco, uno spirito nuovo, un’intelaiatura vera. Questi due punti persi rischiano di costare caro, ma fossimo in Andrea Agnelli mangeremmo sereni il panettone.


Del Neri sarà un allenatore dai temi monocordi. Tutto corsa, esterni e 4-4-2. Ma c’è molto di lui in questa stagione. Sì, perchè la Juve non scintilla, subisce il Chievo che è squadra vera. Resta in 10. E’ piena di assenze. Ma non molla niente. Tutti si aiutano. Gli uomini della svolta, oltre a un Krasic dalla corsa irreale, sono due, Storari e Quagliarella. Due nomi su cui parecchi tifosi hanno arricciato il naso. Il primo neutralizza il rigore di Marcolini al 16’, con un balzo alla sua sinistra. Buffon è il migliore al mondo. L’idolo dei tifosi. Ma togliere l’ex portiere di Samp e Milan, in stato di grazia, sarà proprio dura. Il secondo, terza o quarta scelta in attacco dopo i numerosi no estivi (Di Natale e Borriello su tutti) segna il nono gol in campionato con una rovesciata pazzesca. La ‘Quaglia’ i colpi li ha sempre avuti. Ma ora sta segnando con continuità. E ha una presenza in campo che non gli riconoscevamo.


Pioli sceglie il solito 4-3-1-2, con Constant dietro a Moscardelli e Pellissier. Sardo e Mandelli preferiti ad Andreolli e N.Frey in difesa. Del Neri, che ha solo Iaquinta e Quagliarella in avanti, deve inserire Manuel Giandonato in mezzo. Neppure Sissoko ce la fa e va in tribuna. Occasione persa per il maliano in assenza di Melo. Il ragazzo, classe 1991, supera la prova, rosso a parte. Gioca semplice. Porta l’acqua ad un Aquilani non al meglio ma comunque prezioso. Ma la stoffa c’è. Ancor meglio di lui, fino all’errore finale, Frederik Sorensen, nato nel 1992: non ci stupiremmo se per Del Neri ormai fosse lui il titolare a destra, con buona pace di Motta e Grygera. Il ragazzo è freddo, prestante e sveglio. Deve sistemare il cross quando avanza. Ma è già un giocatore. Certo, le responsabilità sul gol di Pellissier sono evidenti. Quell’errore pesa come un macigno. Ma vale la pena insistere, vista soprattutto la carta d’identità.


Il primo tempo ha due facce. Parte meglio il Chievo. Constant è bravo tra le linee. Moscardelli si allarga con la sua tecnica e crea problemi. Il rigore è il giusto premio a una certa supremazia, anche se l’azione è viziata da un fuorigioco di partenza di Moscardelli. La difesa bianconera respinge l’invito di Marcolini per il romano, ma sulla seconda palla Constant pesca l’ex Piacenza, steso da Chiellini. Rigore e ammonizione. Ma ci pensa Storari. E’ la svolta. La Juve sale, il Chievo cala. Quagliarella pesca Sorensen con una palla geniale, il danesone calcia sul palo dopo la deviazione di Sorrentino. E subito arriva dopo la prodezza dell’ex Napoli, che spalle alla porta tira fuori una rovesciata da sigla tv. Che colpo!


Parliamo della ripresa, quando al 7’ Giandonato stende Constant al limite dell’area bianconera. Il fallo è trascurabile, ma Bergonzi sceglie il rosso perchè vede, forse imbeccato dal guardalinee, una chiara occasione da gol. Niente di scandaloso, ma il giallo sarebbe stato più giusto. Juve in 10. Emergenza? Il pane quotidiano della Juve. Pepe fa il centrale a centrocampo, Salihamidzic entra per Quagliarella.
Il Chievo, squadra che si salverà presto, spinge a tutta. Con lucidità. Sfruttando la dinamicità degli attaccanti e il piede di Constant. Bonucci e Chiellini sbagliano poco, Grosso è bravo in chiusura. La Juve soffre. Sbuffa. Ma è il Chievo a rischiare il tracollo. Prima Iaquinta, liberato da Krasic, calcia su Sorrentino in uscita. Poi lo stesso serbo si fa 50 metri di campo palla al piede. Salta avversari come birilli. Evita pure Squizzi, subentrato a Sorrentino. Ma poi, a porta vuota, stremato, trova solo l’incrocio dei pali.


I minuti di recupero sono quattro. E la Juve è colpita sul più bello. Moscardelli mette una palla di testa in mezzo all’area. Buona idea. La traiettoria, prolungata da Granoche, è sfruttata da Pellissier, che da sinistra brucia un colpevole Sorensen e non dà scampo a Storari. Beffa atroce, a prescindere dai notevoli meriti del Chievo.