Seul spara, Pyongyang per ora non reagisce

La Corea del Sud, spalleggiata dagli Usa, ha portato a termine con successo la sua prova di forza verso la Corea del Nord. L’ esercito di Seul ha condotto ieri le annunciate esercitazioni militari sparando nelle proprie acque territoriali, ma vicino al confine marittimo non riconosciuto da Pyongyang, centinaia di colpi di artiglieria, sfidando l’ ira dell’aggressivo vicino. La Corea del Nord dopo aver minacciato di rispondere con “attacchi imprevedibili e devastanti” alle manovre militari, non ha reagito. Il Comando supremo dell’esercito nordcoreano, citato dall’agenzia Kcna, ha affermato che “non vale la pena di rispondere alle provocazioni uno-contro-uno” e ha avvertito che “userà le prossime provocazioni” per “pareggiare i conti” con Seul e con i suoi alleati americani. L’inizio delle manovre, che si sono svolte a partire dall’isola di Yeonpyeong e da altre quattro isole nel mar Giallo nel pomeriggio locale, è stato rinviato più volte a causa della nebbia. Poi i cannoni sudcoreani hanno aperto il fuoco che è durato circa un’ora mezza durante le quali, hanno affermato testimoni, l’ isola ha “tremato” mentre i pochi abitanti si erano rifugiati nei bunker. Il 23 novembre scorso, quando si era svolta l’ultima esercitazione analoga, i nordcoreani avevano risposto bombardando l’ isola e uccidendo due soldati e due civili, i primi dalla guerra del 1950-53. L’opinione pubblica sudcoreana si è radicalizzata in seguito all’attacco, facendo di una risposta “chiara” a Pyongyang un motivo di vita o morte per il governo del presidente Lee Myung-bak, ferocemente criticato per la “debolezza” della risposta dell’ esercito sudcoreano. Uno spiraglio per un abbassamento della tensione è venuto dalla missione in Corea del Nord di Bill Richardson, il governatore dello Stato americano del New Mexico. In cinque giorni di permanenza a Pyongyang Richardson ha ottenuto dai nordcoreani l’impegno a far ritornare nel Paese gli ispettori dell’Onu incaricati di controllare le sue installazioni nucleari, che sono stati allontanati dal Paese all’ inizio del 2009. Pyongyang ha aggiunto di voler “considerare” le altre proposte del governatore, l’istituzione di una linea rossa telefonica tra le due Coree per consultazioni in caso di crisi e la creazione di una commissione militare mista della quale dovrebbero far parte le due Coree e gli Usa. La Cina che, secondo diplomatici all’Onu ha bloccato una risoluzione di condanna di Pyongyang per l’ attacco di novembre, ha immediatamente rilanciato la sua proposta di dialogo. Pechino propone la ripresa dei colloqui a sei – le due Coree, gli Usa, la Cina, il Giappone e la Russia – sulla possibilità che Pyongyang accetti di smantellare le sue installazioni nucleari in cambio di massicci aiuti per la sua disastrata economia. “Chiediamo a tutte le parti di agire in maniera responsabile e di evitare di aggravare la tensione”, ha affermato la portavoce governativa Jiang Yu. A fine giornata il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov, il cui Paese, come la Cina, si è schierato a difesa della Corea del Nord, ha affermato di non essere “ottimista”, aggiungendo che la situazione rimane “molto tesa”.