Il Patriarca in ansia per la Terra Santa

“Il fallimento dei colloqui di pace diretti tra Israele e l’ Autorità Palestinese ci fa soffrire. Ma tale fallimento non ci può lasciare nella disperazione”. È questo uno dei passaggi chiave del tradizionale messaggio di Natale pronunciato ieri a Gerusalemme dal Patriarca cattolico- latino, monsignor Fouad Twal, in un clima improntato a elementi di inquietudine, ma anche a toni moderati e alla costante preoccupazione di scongiurare le suggestioni della violenza.

Richiamandosi ai sentimenti della speranza cristiana, che la solennità natalizia suggerisce, monsignor Twal ha sottolineato come, malgrado tutto, ci sia motivo per “continuare a credere che in entrambe le parti in conflitto, e così pure all’interno della comunità internazionale, ci siano uomini di buona volontà che si prodigheranno per unire le loro energie e il loro impegno per la pace”. Su un piano più squisitamente diplomatico, il Patriarca ha poi espresso l’auspicio che “l’ Europa possa giocare un ruolo più importante” nel processo di pace, usando l’arma della pressione politica e non limitandosi solo a erogare aiuti economici.

Allargando il panorama all’intera regione, Twal si è quindi soffermato con allarme sulle violenze – denunciate a più riprese in questi giorni dal Papa – di cui le comunità cristiane sono vittime inMedio Oriente. E ha ricordato in particolare “il massacro perpetrato in Iraq a danno dei cristiani di Baghdad nella Chiesa di Nostra Signora del Perpetuo Ricordo”. “Un episodio – ha detto – che ci ha lasciato inorriditi e turbati”. Nel quadro dipinto dal Patriarca non manca d’altronde qualche nota positiva, almeno per la comunità locale. Come il fatto che il 2010 abbia visto l’arrivo in Terra Santa di tre milioni di persone, che potrebbero anche salire a 3,4 milioni, “cifra mai raggiunta prima d’ora, nemmeno nell’anno giubilare del 2000”. E che turismo religioso e pellegrinaggi stiano dunque facendo segnare dati record.

Twal ha inoltre voluto sottolineare unmaggiore spirito di cooperazione da parte delle autorità governative israeliane nei confronti delle istituzioni cristiane, testimoniato da un certo alleggerimento delle procedure per l’ottenimento del visto per religiosi, seminaristi e volontari; “anche se – ha rimarcato – la strada da percorrere resta ancora lunga”. Ha infine espresso l’augurio che siano presto coronati da successo sia i negoziati che la Santa Sede sta conducendo con l’ Autorità palestinese su questioni che riguardano principalmente la libertà religiosa e la legislazione in materia tributaria, sia quelli in corso da anni con Israele su fisco e titolarità dei luoghi santi.