Obama, consenso pubblico di nuovo in crescita

NEW YORK – Chi l’avrebbe mai detto dopo la batosta delle elezioni politiche del 2 novembre: il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, conclude l’anno con una serie di successi politici di rilievo, ultimo dei quali la ratifica, ieri, ad ampia maggioranza, 71 contro 26, da parte del Senato del Trattato Start Usa-Russia sul disarmo nucleare, dopo avere strappato un sì alla proroga degli sgravi fiscali per tutti.


A meno di colpi di scena difficili da escludere negli Stati Uniti, Obama affronterà la seconda metà del suo mandato, quello che deve portarlo alla rielezione nel 2012, con un panorama politico tutto sommato favorevole. Obama governerà – è vero – al centro, avendo perso l’appoggio della Camera dei Rappresentanti e con una maggioranza risicata al Senato, ma dovrebbe guadagnare consensi, recuperando gli indipendenti moderati, mentre i più radicali alla fin fine non lo abbandoneranno. Le conseguenze sono e saranno di rilievo sulle sue promesse elettorali iniziali, dovendo la Casa Bianca abbandonare quelle più ‘liberal’: dalla chiusura del carcere cubano di Guantanamo (ma sarà comunque colpa di Capitol Hill che proprio non lo desidera) alla volontà di giungere, o di almeno avvicinarsi ad un mondo privo dell’arma nucleare.


E’ anche vero però che l’anno si conclude con due vittorie politiche care all’ala più radicale dei democratici al potere: il riconoscimento totale dei gay nelle forze armate Usa, un provvedimento firmato proprio ieri tra gli applausi da stadio dallo stesso Obama, e la nuova legge, che i repubblicani avevano ostacolato per mesi, che riconosce assistenza medica gratuita ai soccorritori dell’11 Settembre, quelli che hanno respirato le polveri e i fumi tossici delle Torri Gemelle in fiamme.


Del cammino tutto in salita per Obama sul fronte nucleare parla oggi il New York Times, ricordando che la ratifica del nuovo Start, della durata di 10 anni, avrebbe dovuto essere una passeggiata, visto che la riduzione delle testate non è proprio di ampio rilievo passando dalle complessive 2.200 attuali a 1.550, cioè una riduzione del meno del 30%. L’idea di Obama è grosso modo di sostituire (o trasformare) l’arsenale attuale in una sorta di ombrello Nato, e possibilmente anche russo, per proteggersi da paesi come l’Iran o la Corea del Nord, come era emerso al Vertice atlantico di Lisbona, il mese scorso. L’ipotesi non piace più di tanto ai repubblicani americani, come si è già capito dal difficile cammino per giungere alla ratifica dello Start, e le prossime tappe verso il disarmo nucleare saranno decisamente più difficili. Fatto sta che, come lo stesso Nyt ricorda oggi, è la prima volta che un presidente del partito democratico incassa una via libera alla riduzione dell’arsenale nucleare. Era sempre successo soltanto con presidenti repubblicani (Richard Nixon, Ronald Reagan e George Bush padre), mentre si erano spaccati i denti sia Jimmy Carter sul Salt II nel 1979, sia Bill Clinton sui test nucleari sotterranei alla fine degli anni novanta.


Obama dovrebbe quindi iniziare l’anno prossimo in maniera positiva, visto anche il consenso pubblico di nuovo in crescita. Salvo sorprese mai da escludere sarà verosimilmente lui il candidato democratico nel novembre 2012, data delle prossime presidenziali, anche perchè un vero avversario repubblicano ha serie difficoltà ad emergere. Se sarà Sarah Palin, l’ex candidata vice di John McCain alle elezioni del 2008, per Obama si tratterà verosimilmente una passeggiata. Ma neppure gli altri potenziali candidati, dagli ex governatori Mitt Romney a Tim Pawlenty, agli attuali Bobby Jindal o Chris Christie, sembrano avere il carisma necessario per conquistare la Casa Bianca.