Mantica: «L’Italia ha sempre fornito la documentazione dei desaparecidos in Argentina»

ROMA – L’Italia, attraverso l’ambasciata di Buenos Aires, ha sempre fatto la sua parte per facilitare l’accesso alle informazioni sui desaparecidos alle autorità argentine. Questo, in sintesi, quanto sostenuto dal sottosegretario Alfredo Mantica nella risposta all’interrogazione presentata ad ottobre dall’onorevole Fabio Porta che chiedeva «se il Governo italiano non intenda trasmettere a quello argentino la documentazione in suo possesso e rispondere in tal modo alle attese dei familiari dei perseguitati dalla dittatura e degli scomparsi e concorrere ad affermare un principio di verità e giustizia»


«Negli anni della dittatura in Argentina – ricorda Mantica – i familiari dei cittadini italiani, ma anche di quelli in possesso della doppia cittadinanza o di quelli che erano solo di origine italiana, si sono rivolti ai consolati ed all’ambasciata dell’Italia denunciando la scomparsa dei propri cari. Sono così stati creati presso le strutture della nostra rete diplomatica dei fascicoli nominativi. La nostra ambasciata a Buenos Aires ha inviato a questo Ministero degli affari esteri, nel 1982 copia di tutti i documenti, che si provvide a trasmettere alla magistratura competente. Al ristabilimento della democrazia in Argentina nel 1983, – continua il sottosegretario – il Ministero della giustizia italiano decretò l’apertura di un giudizio penale relativo ai desaparecidos italiani, sulla base proprio della documentazione raccolta durante gli anni della dittatura militare. Nello stesso periodo, il consolato generale d’Italia in Buenos Aires depositò un habeas corpus per 45 cittadini nati in Italia, denunciando la scomparsa in totale di 617 italiani. La stima aggiornata infatti elenca 46 desaparecidos con sola cittadinanza italiana, 440 doppi cittadini e 166 scomparsi di origine italiana.


Mentre in Italia già da molto tempo sono stati avviati dalla procura della Repubblica di Roma procedimenti penali a carico dei responsabili dei crimini commessi durante la dittatura contro cittadini italiani, in Argentina fino a pochi anni fa non era possibile fare altrettanto perché nel 1986 e nel 1987 erano state approvate le leggi di ‘obbedienza dovuta’ e ‘punto finale’ e tra il 1989 e 1990 erano stati emessi 10 indulti presidenziali a favore di circa 300 persone. Tale impianto normativo è venuto meno solo nel 2005, quando ne è stata dichiarata l’incostituzionalità. A partire da quel momento – precisa Mantica – la magistratura argentina ha avviato la fase istruttoria di alcuni processi e, lo scorso anno, si è rivolta all’ambasciata per ottenere copia di alcuni documenti. L’ambasciata a Buenos Aires ha sempre soddisfatto tutte le richieste ad essa rivolte per l’estrazione di copia dei documenti di cui sopra, ottenendo, per il tramite di questo Ministero degli affari esteri, la necessaria autorizzazione del Ministero della giustizia. Finora le richieste hanno riguardato cinque persone. Per altre due è stata da poco ottenuta l’autorizzazione italiana. Non risultano al momento altre richieste da parte argentina. Quella fin qui utilizzata è una procedura semplificata, che ha consentito di evitare, su espressa indicazione del nostro Ministero della giustizia, il ricorso alla rogatoria».


«In generale – spiega ancora Mantica – infatti la cornice della cooperazione bilaterale in ambito giudiziario è data dagli accordi conclusi a Roma il 9 dicembre 1987, tra cui rilevano la convenzione di estradizione, convenzione di assistenza giudiziaria in materia penale e convenzione relativa all’assistenza giudiziaria ed al riconoscimento ed esecuzione delle sentenze in materia civile. Per la consegna dell’intero archivio in possesso della nostra ambasciata a Buenos Aires non è stata avanzata alcuna richiesta da parte delle autorità argentine. Si conferma la nostra collaborazione in questo ambito con le competenti autorità di Buenos Aires. A tal fine, essendo peraltro i documenti in questione a disposizione della magistratura italiana, si è già provveduto ad avviare un’analisi interministeriale per valutare la percorribilità tecnica di una consegna di tale ampiezza».


«Inoltre – si legge nella risposta – alla nostra ambasciata a Buenos Aires non risulta che la Spagna, la Francia e gli Stati Uniti si siano comportati in maniera diversa. Dalle informazioni raccolte presso le ambasciate di questi Paesi accreditate in Argentina, si è infatti appreso che la Spagna ha finora aderito alle richieste argentine su singoli casi. La Spagna tuttavia è più restrittiva dell’Italia perché esamina solo le richieste presentate con rogatoria internazionale. La Francia ha effettivamente messo a disposizione delle autorità argentine il suo archivio, che si trova a Parigi, ma lo ha fatto a seguito di una rogatoria internazionale che richiedeva di accedere a tutta la documentazione raccolta dal 1976 al 1983. Al pari della Francia, gli Stati Uniti hanno consegnato i documenti in loro possesso dopo aver ricevuto una rogatoria internazionale».


«L’Italia – sottolinea concludendo il sottosegretario – è stato uno dei Paesi che più si è speso perché giustizia venga fatta, avviando processi penali a carico dei responsabili della dittatura, agevolando l’arrivo in Italia dei testimoni residenti in Argentina, e contribuendo finanziariamente e con propri esperti alla conservazione di un archivio della memoria, che avrà la sua sede presso l’Esma (escuela de mecanica de la armada, uno dei più famosi centri di detenzione illegale dell’epoca dei sequestri di persone operati dalla dittatura)».