Zannini un cognome presente nella storia

È iniziato un nuovo anno, un anno particolarmente significativo per noi italiani, in quanto saranno i centocinquanta anni della riunificazione d’Italia. Un anno speciale, quindi, perché sarà un anno di celebrazioni per ricordare ed onorare le persone che ci hanno ridato la dignità come popolo sovrano.

Fra di noi si trova il discendente di uno di questi eroi, Amelio Zannini, nipote del garibaldino Antonio Zannini, un patriota che insorse, con i fratelli, nel 1848 a Venezia contro gli austriaci come risulta da questo stralcio del Gazzettino di Treviso del 14 giugno del 1931 (pag 3) che recita:
“…. Antonio Zannini, veterano delle patrie battaglie….”

“Ebbe l’animo fortemente ispirato ai più alti sentimenti patriottici, tanto che combatté da valoroso, nella battaglia per la nostra indipendenza…”
“Antonio Zannini, questa nobile figura di patriota, ha una storia che può servire d’esempio ai nostri giovani, a soli diciassette anni con i fratelli, attraversò a nuoto il Brenta per raggiungere Venezia assediata dagli austriaci e resistendo alle più dure prove parteciparono tutti e tre alla liberazione di Venezia e più tardi servì gloriosamente nell’esercito regolare e sotto Garibaldi, per l’unità e la libertà d’Italia fino all’anno 1866.


Il discendente di questa stirpe gloriosa si trova in Venezuela, nello stato Aragua: è Amelio Zannini che il 30 dicembre ha compiuto 98 anni. Stirpe gloriosa infatti per lucidità e spinta vitale.

Una vita vissuta nei minimi particolari, una vita di pensiero ed azione. Una vita costruita affrontando le difficoltà con intelligenza e genialità. Una vita che insegna, una vita degna di essere recensita, come quella del nonno, per lasciare testimonio di sé ai posteri.


Amelio Zannini è nato a Treviso il 30 dicembre 1912 e a soli 18 anni, nella fonderia artistica creata dal nonno Antonio, creò il suo primo capolavoro: la “Madonna Miracolosa” venerata nella chiesa Santa Maria Maggiore a Treviso.

La seconda guerra mondiale interruppe la sua attività e dovette superare molte prove per sopravvivere dimostrando tenacia e genio.
La sua vita è anche co-
stellata di fatti singolari. Ai tempi della guerra Amelio avrebbe dovuto imbarcarsi sul piroscafo “Città di Palermo” per recarsi in Grecia all’isola di Rodi con il suo Reggimento, il caso volle però che per un incidente ferroviario non giunse a tempo e dovette imbarcarsi il giorno dopo sulla nave “Uso di Mare”. Un ritardo miracoloso per Amelio perché dopo poche miglia la nave “Città di Palermo” venne silurata e quasi tutti i membri del suo Reggimento perirono.

Finita la guerra e volendo dare una nuova svolta alla sua vita decise di partire per la Colombia partendo il 2 gennaio 1958 proprio sulla nave “Uso di Mare”, la stessa con la quale era arrivato a Rodi.
Ma le sorprese non finiscono qui, dopo vari anni di lavoro in Colombia, decide di andare in Venezuela attratto dalle possibilità che questo paese offriva e, a Caracas, camminando per la strada, una macchina si ferma e un signore distinto lo chiama, era un antico impiegato della fonderia del padre che era emigrato in Venezuela ed aveva aperto la “Fundaciòn Industrial de Guarenas”. Un altro segno del destino. Inizia subito a lavorare nella fonderia dell’amico e dopo poco tempo riesce a fondare la propria impresa e dare libero sfogo alla sua vena artistica.

Nell’anno 1972 si trasferisce nello stato Aragua e precisamente a Villa de Cura e in un ampio terreno di sua proprietà crea la “Fundaciòn Artìstica Giovanni Zannini” dando impulso e sviluppo alla cittadina.
Il suo estro artistico si è rafforzato e consolidato in questa città, le sue sculture si esibiscono in tutta la Regione e cinque di esse adornano il viale degli illustri della Casa d’Italia: Leonardo Da Vinci, Gabriele D’Annunzio, Agostino Codazzi, Galileo Galilei e Dante Alighieri.

A questo artista, nel quale si fondono le principali caratteristiche che fanno del popolo italiano un popolo unico, vanno i nostri migliori auguri, con la certezza che per noi giovani è un importante punto di riferimento e un orgoglio.

Mariano Palazzo