Caso Battisti, Porta: “Italia e Brasile devono rinunciare alla propaganda”

ROMA – “All’indomani dell’improvvisa decisione dell’allora Ministro della Giustizia brasiliano di concedere lo status di rifugiato politico a Cesare Battisti, ci mobilitammo in molti per evitare la scarcerazione del terrorista riprendendo nel contempo un’azione pressante di informazione diretta alle autorità brasiliane sui reali contorni della vicenda storico-politica e processuale che aveva portato alla condanna dello stesso Battisti da parte della magistratura italiana”. Inizia così la ricostruzione del caso Cesare Battisti, delineata nella dichiarazione che Fabio Porta, deputato del Partito Democratico, eletto nella Ripartizione America Meridionale, membro della Commissione Affari Esteri e Vice Presidente del Comitato Permanente sugli italiani all’estero, ha rilasciato ieri sulla scia della discussa decisione del presidente brasiliano Lula.


“L’opinione pubblica italiana – ricorda Porta – era comprensibilmente esterrefatta di fronte alla ventilata e possibile scarcerazione del terrorista e tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento si attivarono subito per levare alta la voce delle istituzioni repubblicane a difesa dello Stato di diritto e della democrazia che gli attentati cinici e violenti ai quali Cesare Battisti aveva partecipato tentarono negli anni ’70 di intimidire e destabilizzare. Il Parlamento approvò così una mozione unitaria che riproponeva con forza la giusta e legittima richiesta italiana di chiedere al Brasile l’estradizione di Battisti e il sottoscritto insieme al Vice Presidente della Camera Maurizio Lupi si recò in missione ufficiale in Brasile per incontrare i nostri colleghi brasiliani”.


“Incontrammo l’allora Presidente della Camera ed oggi Vice Presidente del Brasile Michel Temer al quale, a nome del Parlamento italiano, – aggiunge Porta – rinnovammo tale invito, nel rispetto delle rispettive prerogative e con la ferma intenzione di mantenere saldi e forti gli storici legami tra i due Paesi. Mentre il Parlamento faceva la sua parte il Capo del governo italiano incontrava per ben due volte il Presidente brasiliano Luis Inacio Lula da Silva; da quanto mi è dato sapere in nessuno dei due incontri avuti con il suo omologo brasiliano Silvio Berlusconi ha affrontato in maniera diretta e decisa la questione, come sarebbe stato opportuno e anche prevedibile che accadesse”.


Secondo l’esponente del Pd, “gli interventi del Presidente del Consiglio e del governo sono avvenuti così soltanto a cose fatte e a rimorchio delle polemiche giornalistiche e delle proteste dell’opinione pubblica. Il Parlamento e il Presidente della Repubblica hanno fatto sentire in maniera tanto chiara e forte quanto corretta e rispettosa la loro voce a riguardo; dall’altro lato il governo agiva con approssimazione e distrazione, più con l’arma della propaganda che con azioni e gesti mirati”.


“A seguito dell’ultima decisione dell’ex Presidente del Brasile”, Porta ritiene “che – come autorevolmente ha sostenuto l’insigne giurista Antonio Cassese – “una possibile soluzione possa essere trovata soltanto se Italia e Brasile, insieme, con intelligenza, collaborazione e civiltà, rinunceranno alla propaganda per scegliere insieme un percorso di giustizia e maturità politica”. In questo senso, la proposta di creare una Commissione di Conciliazione tra Italia e Brasile come previsto dall’accordo del 1954 e sotto l’egida del Tribunale de L’Aja potrebbe rappresentare una strada utile ad una seria soluzione della controversia”.


Per Porta, “i rapporti tra l’Italia e il Brasile sono molto più forti di una controversia legale, per quanto grave e delicata come questa: essi affondano le proprie radici nell’epopea di milioni di nostri connazionali che nel corso di oltre un secolo hanno scelto quel Paese come la loro nuova terra; oggi sono oltre trenta milioni i brasiliani di origine italiana e ad unirci è sempre più il futuro dei nostri due Paesi, non più soltanto il nostro comune passato”.


“È per questo che il “caso Battisti” può e deve costituire un punto di partenza per riaprire e riavviare questo fruttuoso e necessario dialogo; non piuttosto un infausto punto finale di una storia gloriosa. Sono certo – conclude – che i due Presidenti della Repubblica, Giorgio Napolitano e Dilma Rousseff, sapranno essere con saggezza e lungimiranza gli artefici di questo auspicato e improrogabile nuovo inizio”.