Accordo Fiat, per Mirafiori si vota il 13 e il 14 gennaio

ROMA – Il referendum sull’accordo per il rilancio dello stabilimento Fiat di Mirafiori si svolgerà il 13 e il 14 gennaio. Le urne saranno aperte infatti dall’ultimo turno di lavoro del 13 gennaio e si chiuderanno alla fine del secondo turno del 14 gennaio. Sarà dunque possibile rendere noti i risultati già nel corso del pomeriggio del 14. A riferire i termini dell’accordo tra i sindacati è stato il leader della Uilm, Rocco Palombella.

Per vigilare sulle modalità di voto e sull’esito della consultazione potrebbe scendere in campo anche un’‘Authority’ esterna. A lavorare all’ipotesi sono i sindacati firmatari dell’accordo con Fiat per il rilancio produttivo dello stabilimento Mirafiori, come racconta lo stesso Palombella.

– Si tratta di investire della questione un’autorità esterna che certifichi lo svolgimento e il risultato della consultazione; che segua, in sostanza, tutte le operazioni che si svolgeranno tra il 13 e il 14 gennaio prossimo – spiega rimandando a un possibile coinvolgimento del Prefetto come dell’amministrazione comunale, dagli assessori ai segretari, o ancora, dell’ufficio provinciale del Lavoro.
– Potremmo chiedere alla Fiom di vigilare sul referendum, ma mi sembrerebbe inopportuno coinvolgere chi non ritiene questo strumento regolare – afferma Palombella, chiarendo subito però che l’eventuale ricorso a un’‘Authority’ non sarebbe dettata da timori particolari.

Il segretario generale della Fim, Giuseppe Farina, ha rivolto un invito alla Fiom «a tenere conto del risultato del referendum, e in caso di affermazione dei sì, a sottoscrivere l’intesa; esattamente come farà la Fim che nel caso contrario ritirerà la firma dall’accordo, in quanto il referendum è uno strumento democratico decisionale e le scelte della maggioranza vincolano anche la minoranza. Altrimenti chiamare al voto i lavoratori è perfettamente inutile».

Nel dibattito sul referendum Fiat interviene anche Futuro e libertà. Roberto Rosso, deputato di Fli, chiede a tutte le forze politiche di correggere i limiti della legge che impedirebbero alla Fiom di essere esclusa dalla rappresentanza sindacale all’interno dell’azienda.

– Bisogna prendere atto con realismo e intelligenza – afferma Rosso – che gli ex comunisti si stanno allineando su posizioni sempre più liberali. Fassino e D’Alema dicono che, se fossero nei panni degli operai della Fiat, voterebbero a favore del referendum proposto da Marchionne: è la dimostrazione che sta cambiando il mondo.

Per Rosso «non c’è dubbio che la Fiom ha ragione a rivendicare, sebbene l’abbia fatto in forme primitive, il diritto di vedersi rappresentata all’interno dei consigli di fabbrica perché non esiste che in democrazia chi esprime una posizione di dissenso debba scomparire totalmente dal quadro della rappresentanza».
Intanto, mentre l’ex segretario confederale della Cgil Sergio Cofferati e l’Unione sindacale di base hanno annunciato il loro sostegno allo sciopero del 28 gennaio della Fiom, fanno discutere le parole del segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, che in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ ha parlato di «comportamento assolutamente anomalo» da parte della Fiom che dovrebbe essere corretto dal leader della Cgil, Susanna Camusso.

– Cgil, Cisl e Uil vanno d’accordo in tutti i territori e in tutte le categorie, tranne nei metalmeccanici – sottolinea – Sono stati firmati contratti di lavoro unitariamente ovunque tranne che con la Fiom. Secondo Bonanni, la Cgil dovrebbe ‘piegare’ i ribelli della Fiom come la Cisl a suo tempo fece con i metalmeccanici milanesi del gruppo Tiboni.

Durissima la replica di Giorgio Cremaschi della Fiom ed esponente dell’area di minoranza della Cgil.
– Bonanni si conferma la mosca cocchiera di Marchionne. Marchionne ha eliminato le libere elezioni e le libere assemblee e Bonanni chiede alla Cgil di espellere chi non è d’accordo con lui. Mi pare chiaro che è in gioco l’autonomia e l’indipendenza della Cgil oltre che la democrazia sindacale e del lavoro. E’ positivo – dice Cremaschi – che faccia questi suggerimenti alla Camusso perché così è chiaro il baratro in cui può sprofondare la Cgil se continua a seguire, o se cerca un accordo, con il segretario Cisl.