A sette giorni dal voto, è guerra di cifre

TORINO – A sette giorni dal voto sull’accordo del 23 dicembre sul futuro dello stabilimento Fiat di Mirafiori è già guerra fra i sindacati su cifre e volantini. L’asticella che segnerà lo spartiacque nell’esito del referendum è stata collocata l’altro ieri da Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione Capi e Quadri a quota 80% di sì.
– E’ un desiderio, un’aspettativa – ha replicato ieri il responsabile nazionale Auto della Fiom, Giorgio Airaudo -. Io – ha aggiunto – non faccio previsioni, perchè penso che sia un voto non libero, sotto pressione e improprio rispetto al merito dell’accordo.


‘Improprio’’ perchè, secondo Airaudo, i contenuti dell’accordo ‘’vengono nascosti dietro un unico quesito: ‘vuoi lavorare-non vuoi lavorare’ e francamente – ha aggiunto – mi sembra molto forzato rispetto alla libertà di decisione dei lavoratori e delle lavoratrici’’. Proprio per far emergere questi contenuti la Fiom ha fatto partire, da un luogo simbolo di Torino, la storica piazza Castello, la ‘’Epifania metalmeccanica’’, un presidio nel quale ha esordito il ‘’camper metalmeccanico’’ che da oggi girerà per piazze e strade della città, e ha distribuito per la prima volta il volantino con la sua posizione sulla partita che si sta giocando a Mirafiori.
Senza mezzi termini, la Fiom definisce quello del 23 dicembre ‘’l’accordo della vergogna’’, perchè – spiega – sdogana il concetto che ‘’l’investimento giustifica qualsiasi scambio’’. Insomma, per Fiom ‘’lavoro e libertà devono procedere insieme e – conclude il volantino – la democrazia e i diritti non possono fermarsi ai cancelli delle fabbriche’’.


La risposta del fronte del sì partirà oggi. ‘’Più garanzie occupazionali, più salario, più inquadramento professionale: Mirafiori c’è’’, è il messaggio su fondo colorato che diffonderanno i sindacati che vogliono l’accordo, spiegando che esso prevede ‘’il mantenimento di tutti i diritti in essere’’ ed è la base ‘’per il futuro di tutti’’.


A rendere più caldo il confronto ci sarà, a partire da sabato, un ‘muro della verità’ sul quale la Fiom appenderà le 31mila lettere di adesione all’appello pro-Fiom lanciato su Micromega da Andrea Camilleri, Paolo Flores d’Arcais e Margherita Hack. E le posizioni dell’ex leader della Cgil, Sergio Cofferati (‘’l’accordo è una lesione democratica profonda’’) e del presidente di Prc, Paolo Ferrero (‘’da Marchionne uno sporco ricatto: punta la pistola dicendo ‘o la borsa o la vita’ e lo chiama referendum’’). Sull’altro versante c’è il Presidente del Piemonte, Roberto Cota (Lega Nord), che spera che i sì raggiungano l’80% e spiega che ‘’il Piemonte non vuole rassegnarsi a essere una realtà che non produce’’. Altrettanto esplicito è il giuslavorista del Pd, Pietro Ichino: una vittoria del ‘no’ al referendum sarebbe ‘’’una catastrofe’’, non solo per la Fiat, ma per l’Italia’’.


Nella guerra di cifre e volantini, sempre più decisivo appare il voto di quel 47% di lavoratori di Mirafiori che non è iscritto ad alcun sindacato. Del rimanente 53%, il 13% è iscritto alla Fiom, il 12% alla Fim, l’11% alla Uilm, il 9% alla Fismic, il 4% all’Ugl e il 4% ad altre sigle.