Il premier punta sui singoli per superare la crisi

ROMA – Mentre il ‘tormentone’ su chi siano i deputati dell’opposizione che sarebbero pronti a sostenere il governo continua ad agitare la politica, l’allarme di Giulio Tremonti sui rischi che tuttora derivano dalla crisi, ridanno voce a quanti nel Pdl vedono nel ministro dell’Economia un’altro ostacolo sulla strada già impervia di Silvio Berlusconi. La ‘caccia’ ai responsabili, nonostante le giornate di festa, prosegue febbrilmente.
– Adesso, nell’immediato si lavora per favorire l’ingresso dei singoli – conferma Fabrizio Cicchitto, che di fronte ai ripetuti diniego di Pier Ferdinando Casini riconosce che ormai il Pdl ha rinunciato, almeno per ora, al tentativo di sostituire i finiani con i centristi. Quello del rapporto con l’Udc, sottolinea il capogruppo pidiellino, è un ‘’problema’’ che sarà affrontato ‘’nel medio periodo’’. Ma il ‘corteggiamento’ del premier ai ‘delusi’ diventa ogni giorno più misterioso.


Silvano Moffa prima attacca (‘’Fli ha un problema di sopravvivenza’’), poi’ si schermisce:
– A parlare di dieci parlamentari in arrivo è stato il premier.
Quanto ai suoi ex colleghi finiani, il futurista ‘pentito’ sottolinea che ci sono ‘’situazioni di grande disagio’’, salvo poi precisare che ‘’smottamenti’’ sono più probabili in Senato che alla Camera, dove servirebbero al premier. Parole che spingono Benedetto Della Vedova ad ostentare sicurezza.
– Se Berlusconi punta su Fli è destinato a fallire ancora: non c’è nessuno che abbia intenzione di ritornare sui propri passi – dice il vicecapogruppo finiano che uno ad uno smentisce le voci di possibili defezioni:
– Patarino? ha smentito; Bonfiglio? figuriamoci; Ronchi? E’ da escludere; Consolo? Non tradirà mai Fini.
Anche i centristi erigono barricate.


– Assistiamo con grande sconcerto al toto-acquisti di parlamentari, condito da un’opera sistematica di disinformazione -attacca il segretario Lorenzo Cesa che sottolinea come il ‘corteggiamento’ rischi soltanto di compromettere il dialogo fra Udc e governo. Ad ogni modo, conclude Cesa, ‘’si intensificherà un coordinamento tra Udc, Fli, Api, Mpa e Liberal Democratici’’. Eppure, nell’inner circle berlusconiano, si ripete che il grosso dei delusi non verranno da Fli e nemmeno dall’Udc.
– Chi doveva lasciare lo avrebbe già fatto – spiega uno dei dirigenti di via dell’Umilta’ che sottolinea come i possibili transfughi di Fli siano un paio e non di più.


E i centristi? Anche qui nel Pdl non si fanno troppe illusioni: al massimo uno o due. Sembra che il bacino in cui Berlusconi intende lanciare i suoi ami sia quello del Mpa (cinque deputati), dei Liberal Democratici, dell’Idv e persino del Pd. Il tempo comunque stringe: il primo banco di prova per la maggioranza si avrà sul federalismo fiscale all’esame delle commissioni competenti. E, come ha ripetuto il leghista Roberto Calderoli, se non sarà approvato ‘’la spina del governo si stacca da sola’’. Ma la Lega, come ha detto più volte Umberto Bossi, sembra per ora dar fiducia al Cavaliere.


– Alla fine – sottolinea il Senatur – non litighiamo mai, riusciamo a trovare l’accordo.
Anche se, a proposito delle parole del premier, precisa:
– Che c’entro io con l’attacco ai comunisti? Io devo trattare…
Ma i guai per Berlusconi non si fermano alla coalizione. Il nuovo monito lanciato da Tremonti sulla crisi rilancia i sospetti di quanti nel Pdl (a cominciare, secondo alcuni, dallo stesso Berlusconi) non si fidano del ministro dell’Economia. Una distanza che sembra confermata dalle parole di Fabrizio Cicchitto che chiede una ‘’seria riflessione’’ sulla possibilità di attuare ‘’interventi sul fisco favorevoli per la crescita’’.