L’allarme di Tremonti: «La crisi non è finita»

PARIGI – «La crisi non è finita». Lo ha detto il ministro dell’Economia Giulio Tremonti alla Conferenza ‘Nuovo mondo, nuovo capitalismo’ riferendosi complessivamente alla situazione internazionale.
– E’ come vivere in un videogame – ha detto il ministro Tremonti -. Vedi un mostro, lo combatti, lo vinci, sei rilassato. E invece ne compare un altro, più forte del primo.


Tremonti ha poi aggiunto:
– Adesso diciamo che tutto va bene. Ma siamo sicuri?.
– Che l’Europa risorga – Ha detto Tremonti citando il discorso di Winston Churchill del 1946 che guardava alle macerie lasciate dalla seconda guerra mondiale. Ha quindi proseguito:
– Se si guarda al futuro geopolitico è evidente che la competizione – ha sottolineato il ministro – è tra continenti e per questo è necessario che l’Europa abbia un ruolo nel suo insieme. La crisi – ha detto Tremonti parlando ancora dei suoi effetti sull’Europa – ha mantenuto i confini politici ma non ha mantenuto i confini economici e il rischio è senza confini.


Sottolineando poi che negli anni passati si è posto troppo l’accento sui budget e i debiti pubblici «quando poi invece la crisi è arrivata dal settore privato», Tremonti ha sottolineato che non è più possibile pensare che «se un business va bene è ok e ci sono i dividendi mentre se non va bene la responsabilità è limitata».
Tremonti ha detto che, nonostante l’Europa sia storicamente più ricca e avanzata, «di fatto non c’é un blocco europeo. C’é il blocco dell’America, dell’Asia, del Sudamerica, mentre l’Europa è un mondo ancora non unito». Per Tremonti occorre prendere atto che «é finita l’Europa degli Stati-nazione e bisogna far prevalere una logica federale».


Il ministro, dopo aver comentato che alcuni Paesi «hanno salvato le banche e con esse la speculazione», ha puntualizzato che il risultato «é che siamo tornati quasi al punto di partenza» e precisato che «non è il caso dell’Italia dove per fortuna il denaro pubblico non è stato usato, o solo in minima parte e in via di restituzione, per le banche».


– La grande depressione dell’altro secolo – ha spiegato Tremonti, a margine della conferenza di Parigi – fu gestita usando il denaro dei contribuenti per finanziare l’economia reale, l’industria e le famiglie. La grande depressione di questo secolo – ha proseguito il ministro – è stata gestita usando il denaro dei contribuenti per finanziare le banche perché le banche sono sistemiche. Ma anche la speculazione è sistemica nelle banche. E quindi con le banche è stata salvata la speculazione. Risultato è che siamo tornati quasi al punto di partenza.
Tremonti ha precisato tuttavia che «non è il caso dell’Italia dove per fortuna abbiamo usato pochi soldi per le banche e sono in via di restituzione». Il ministro dell’Economia ha poi aggiunto scherzando:
– Allora avevamo detto: nazionalizzatevi le banche. Qualcuno aveva risposto: non possiamo perché siamo socialisti.


Come era prevedibile, le affermazioni del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha alimentato la polemica.
– Se continuiamo ad andare avanti con la politica economica di Tremonti nel videogame italiano continueranno a spuntare mostri, sempre più grandi e sempre più famelici, fino al prevedibile game over – ha commentato il responsabile economico del Pd Stefano Fassina che riprende il paragone con i videogame usato dal ministro dell’ Economia per spiegare la situazione economica -. Però – ha osservato Fassina – per la stragrande maggioranza dei lavoratori e delle famiglie italiane, il videogioco non è affatto divertente. L’Italia ha urgente bisogno di aprire una stagione di riforme per l’equità e la crescita nella quale collocare il risanamento della finanza pubblica. Invece, il Governo Berlusconi tira a campare e scarica i costi sempre più insostenibili di un rigorismo cieco sulle condizioni dei lavoratori, dei piccoli imprenditori, degli studenti, dei pensionati.


Dal canto suo, Adolfo Urso, coordinatore di Futuro e Libertá, ha sostenuto che «l’allarme lanciato da Tremonti smentisce in modo clamoroso quanto affermato da Berlusconi sull’uscita dalla crisi e rappresenta una doccia fredda per chi pensava di imbastire un’azione meramente propagandistica sfuggendo ai reali problemi del Paese».


– Il ministro dell’economia – ha aggiunto – svela d’un colpo la fiction che il premier cercava di imbonire con giornaliere esternazioni e dimostra di essere l’unico vero regista dell’ esecutivo. Il 2011 sarà un anno difficile – ha concluso il coordinatore di Fli – proprio per questo occorre porre mano subito senza ulteriori infingimenti alle riforme strutturali troppo a lungo rinviate, per innescare una crescita più stabile e significativa.
Per il responsabile welfare e lavoro dell’Italia dei Valori, Maurizio Zipponi, «finalmente anche il ministro Tremonti si è accorto che la crisi in Italia non è certo finita».


– La situazione del Paese – ha affermato – è disastrosa e il governo non ha mai ascoltato le richieste disperate di lavoratori e imprese. Per la maggior parte degli italiani, dei precari e delle aziende la crisi non `pe affatto un videogame, visto che arrivare a fine mese è diventato un problema serio. Forse il ministro ignora che le stime per il 2011 prevedono una accelerazione dei fallimenti delle piccole e medie imprese e la fine della cassintegrazione in deroga per quasi duecentomila lavoratori.


Meno critico il vice presidente dei deputati dell’Udc Gian Luca Galletti
– Dal Ministro Tremonti – ha commentato – ci divide soprattutto l’analisi su come coniugare crescita e rigore dei conti pubblici, ma non c’è dubbio che il ministro dell’Economia sia fra coloro che meglio di chiunque altro conoscono la difficile realtà dei conti e la complessa situazione economico-internazionale. Non crediamo che le parole di Tremonti – ha proseguito Galletti – siano state pronunciate a cuor leggero e proprio per questo siamo convinti con ancor più forza che il nostro Paese avrebbe bisogno di una fase politica nuova.
In una nota, poi, Osvaldo Napoli, vice presidente dei deputati del Pdl, afferma che «il ministro dei ‘tagli lineari’, per dirla con il linguaggio delle opposizioni, ha smentito di fatto le opposizioni».


«Da Fini a Urso, da Casini a Bersani a D’Alema a Veltroni – si legge sempre nella comunicazione -, i detrattori del ministro dell’Economia gli hanno sempre rinfacciato una politica della lesina e un uso cieco della mannaia che avrebbe colpito, secondo le accuse infondate, anche i settori socialmente più sensibili. Bene, da Parigi Tremonti ha detto che quella politica è stata giusta perchè la crisi non è ancora finita e che sconfitto un mostro un altro è pronto a farsi avanti. Tanto è vero quel che dice Tremonti che lo stesso premier ha difeso, in Parlamento e nel Paese, la politica del ministro dell’Economia duramente contestata dalle opposizioni, ma sposata in toto dal presidente del Consiglio. Le cose – conclude Napoli – stanno così: al che, di cosa cianciano Urso, Farefuturo e compagnia cantando?»