La ‘rivolta del pane’ in Algeria, il governo mette freno alla guerriglia dei prezzi

ALGERI – Dopo il silenzio surreale dei giorni scorsi, torna a pulsare il cuore di Algeri. I mercati del centro sono affollati più del solito e il traffico ingolfa nuovamente le strade della ‘ville blanche’.


Nei quartieri più colpiti dalle proteste dei giorni scorsi, come Bab El Oued e Belcourt, i negozi, quelli ancora intatti, stentano ad alzare le saracinesche. Anche qui, come per incanto, sono sparite le camionette delle forze anti sommossa e difficilmente si incrocia un agente.


Alcune proteste, di minore intensità rispetto ai giorni scorsi, si sono verificate ieri pomeriggio in provincia, ma al momento, l’annuncio delle misure speciali adottate dal governo per ridurre i prezzi di olio e zucchero sembra essere riuscito a calmare gli animi. Resta la paura e, secondo diversi osservatori, i tagli di imposte sui prodotti alimentari difficilmente fermeranno i giovani protagonisti della rivolta animati da un profondo disagio sociale.


Il ministro dell’Interno ha parlato di “atti criminali” senza “alcun legame con la situazione socio economica”. “Sono giovani senza speranza”, commenta Amina, 50 anni, intenta a far incetta di baguette nel mercato comunale di Messonier, nel centro di Algeri. “Certo non sono interessati, come me al prezzo del pane. A Bab El Oued questa mattina non si trova, e nemmeno il latte”.


Molti negozianti denunciano la mancanza di rifornimenti. “I camion dei grossisti sono fermi”, spiega un commerciante, “non sanno che fare, sui prezzi c’è molta confusione”. “Però io ho abbassato il prezzo dello zucchero di 10 dinari” si giustifica. Oggi un chilo di zucchero costa all’incirca 130 dinari (circa 1,20 euro) contro i 150 dinari dei giorni scorsi e i 70 dinari di pochi mesi fa.


Entro questa settimana, ha annunciato ieri il ministro del Commercio, Mustapha Benbada, “i prezzi saranno stabili a 90 dinari per lo zucchero e 600 dinari per il bidone d’olio da cinque litri”. “Lo Stato ha i mezzi per colmare la differenza” con i prezzi reali, ha aggiunto, chiedendo ai grossisti di rispettare le nuove tariffe.
Nei quattro giorni di proteste scoppiate in tutto il paese sono morti tre manifestanti, secondo un bilancio ufficiale, e più di 800 sono rimasti feriti. Inoltre, sabato, un uomo di 35 anni, riporta El Watan, è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco a Tiaret, nell’ovest del paese, mentre tentava di difendere il suo negozio di alcolici, e una quinta vittima, un tassista, 65 anni, è morto per un malore ad Annaba dopo aver inalato il fumo dei lacrimogeni. E proprio la rabbia per l’uccisione di uno dei giovani manifestanti, colpito da un agente, ha riportato in piazza questo pomeriggio, a Ain Hadjel, migliaia di manifestanti.

ATTRAVERSO LA WEB


I giovani manifestanti chiedono una vita migliore


ALGERI – Si filmano con i telefonini, scattano foto e poi le caricano sul web. I giovani, in molti casi giovanissimi, figli del decennio nero del terrorismo algerino, scaricano la loro rabbia anche virtualmente, tra chi condanna le violenze e chi è orgoglioso di qualche eroico saccheggio.


Dopo essere scesi in strada, i protagonisti delle proteste che mercoledí sono scoppiate in diverse regioni dell’Algeria, hanno invaso anche internet. A dispetto delle pochissime immagini trasmesse dalla televisione di Stato ma anche dai media internazionali, circa duemila video degli scontri nei quartieri di Algeri, come Bab El Oued e Belcourt, ma anche in altre città del paese, sono visibili su You Tube.


Tra i video anche uno in cui compare il numero due del disciolto Fronte islamico per la salvezza (Fis), Ali Benhadj, mentre tenta di avvicinare alcuni giovani durante la prima notte di scontri a Bab El Oued. Benhadj, ha riferito la stampa locale, è stato poi prontamente fermato dalla polizia.


Nei quattro giorni di protesta, nuovi ‘gruppi’ sono spuntati sui social network come Facebook e Twitter. Su Facebook, circa 12 mila persone hanno aderito al gruppo “degli inviati speciali algerini”, in cui giovani aggiornano di ora in ora la loro ‘bacheca’ su facebook con notizie sulle proteste.


“Siamo giovani algerini motivati, amanti della nostra patria”, si legge nel profilo del gruppo che raccoglie filmati, articoli, foto degli scontri ma che “parla anche dei problemi quotidiani, delle frodi, della poverta’ e della miseria che si diffonde sempre piu’, di giorno in giorno”. Almeno internet può essere un mezzo di sfogo, dice la psicologa Cherifa Bouatta, “anche se questi giovani, nati e cresciuti negli anni’90, hanno vissuto nella violenza e pensano che questo sia l’unico mezzo d’espressione percepito dal potere”.


“Come quando prendono il mare tentando di raggiungere l’Eldorado Europeo – aggiunge – oggi rischiano la vita nelle strade. Non hanno speranze e sanno che non hanno praticamente nessuna possibilità di un futuro decente nel loro paese”. Secondo dati ufficiali, buona parte del migliaio di manifestanti arrestati durante le proteste sono minorenni.