Trichet: «Bene la ripresa, economia meglio delle attese»

BASILEA – L’economia mondiale si sta riprendendo e a un tasso più elevato del previsto anche in Europa ma ora si riaffaccia lo spettro dell’inflazione causata dal fenomeno della fiammata dei prezzi del cibo. Per il presidente della Bce Jean Claude Trichet sono queste le due principali facce dell’economia globale all’inizio del 2011.

La corsa degli alimentari e anche in misura minore dei prodotti petroliferi sta peraltro avendo, seppure questo il banchiere non lo dice, conseguenze sociali rilevanti in diversi paesi in via di sviluppo specie quelli più deboli. Di Europa e della crisi degli stati Trichet non parla visto che qui indossa il cappello di presidente del Gem (global economy meeting) e vista l’imminenza della riunione della Bce ma ricorda come da parte di tutti i colleghi c’é unità di intenti nel mandare al mondo il messaggio che politiche di bilancio sane e il consolidamento dei conti sono importanti e fondamentali per rendere duratura la crescita. Anche sulla stabilità dei prezzi c’é unanime consenso, sottolinea, seppure per ora il fenomeno interessi più che altro le economie emergenti con un divario rispetto a quelle avanzate.

Il fenomeno ha una sua natura strutturale, spiega, dovuta dal cambio delle abitudini delle famiglie nei paesi emergenti ma bisogna prestare «molto molta attenzione» senza «compiacersi» visto l’impatto sull’indice dell’inflazione che potrebbe anche crescere in futuro. Per il momento comunque al principio del quarto anno della crisi la ripresa globale sembra confermarsi e andare appunto al di là delle aspettative. Seppure a tassi diseguali rispetto al treno di India, Cina e Brasile anche l’Europa ha ripreso a crescere, rileva Trichet «almeno fino a ora».

E anche il superindice Ocse di novembre 2010 certifica segni di accelerazione dell’attività economica, con una crescita di 0,3 punti rispetto a ottobre e l’Europa che avanza dello 0,1. Nei paesi emergenti inoltre, rileva il presidente della Bce, non si arresta il flusso di capitali a breve termine, attratti dagli alti tassi di crescita, e che provocano squilibri nella valute locali tanto da aver costretto i governi a intervenire più volte e indotto la Francia, presidente di turno del G20, a inserire il tema nell’agenda dell’organismo. Certo esiste poi un altro solco piuttosto profondo fra quelle economie che nella ripresa creano posti di lavoro e quelle per cui invece la occupazione resta ferma. Un fatto questo però, spiega il banchiere, dovuto a una serie di fattori ‘ambientali’ e specifici di ogni paese e che resta oggetto di discussione.

Intanto il ministro Tremonti, in un’intervista al quotidiano francese Les Echos, ha fatto sapere che l’Italia «non ha avuto problemi di collocamento» per i suoi titoli di debito pubblico, e «continuerà con la sua politica di estremo rigore di bilancio». Sulla questione del debito, spiega Tremonti, uno dei «punti forti» del nostro Paese «è che gli italiani continuano ad acquistare titoli di debito nazionale.
– Più della metà dei nostri titoli sono detenuti da loro – sostiene.

Il ministro considera che un ruolo importante è giocato però anche dalla «ricchezza del nord e del centro dell’Italia, molto elevato, molto più di quanto immaginate».
Il problema, conclude, è «il sud del Paese. L’Italia è duale, non vogliamo che si divida».