Camusso: «Marchionne insulta il Paese». Lui replica: «Voglio cambiarlo»

CHIANCIANO TERME – «Se Fiat afferma di avere un piano ma lo tiene nascosto è anche perché c’è un governo che non fa il suo lavoro e che è tifoso, anzi promotore, della riduzione diritti. E’ un governo che ha rifiutato l’idea che le politiche industriali della crescita possano far parte dell’idea di governare». E’ il leader della Cgil Susanna Camusso a criticare così, dal palco di Chianciano, il ruolo del governo nella partita Fiat.
– Ed è così tifoso che fa finta di non vedere che quando Marchionne insulta ogni giorno il Paese non offende solo i lavoratori di quel Paese ma giudica la qualità del governo stesso e le risposte che vengono date – aggiunge.


E, in vista del prossimo referendum sul piano di rilancio di Mirafiori, la Camusso osserva:
– Se non siamo dentro le fabbriche per costruire e dare prospettiva diventiamo dipendenti da altri, dai loro tempi e dai tempi della magistratura. Si definisce un vuoto. Se restiamo fuori non potremo creare le condizioni per ripartire ed affermare un’altra storia ed altre condizioni di lavoro. Un esito del referendum per il sì, che non ci auguriamo ma che non possiamo escludere, ha come conseguenza anche l’esclusione della Fiom e della Cgil in quegli stabilimenti. Ci dobbiamo domandare, e lo chiediamo anche alla Fiom, se questa è l’unica conclusione possibile.


Ma alla Fiom Camusso ribadisce l’appoggio alle ragioni che hanno portato le tute blu a non firmare l’accordo.
– Non ci si può sottrarre dal sostenere le ragioni del no. Sappiano che hanno il sostegno di tutta la loro organizzazione – dice ribadendo il sostegno allo sciopero generale della Fiom del 28 gennaio prossimo -. Lo sciopero parla di libertà, democrazia, rappresentanza e partecipazione; cioè del cuore del fare e dell’essere un sindacato confederale.


Sempre sull’accordo per Mirafiori, la Camusso punta il dito contro la clausola di responsabilità individuale e contro le nuove norme sulla rappresentatività sindacale.
– A Mirafiori c’è una clausola di divieto di sciopero dei lavoratori che invece è e resta un diritto indisponibile, anche se Fiat lo nega, ed è diventata più esplicita l’uscita dall’accordo del ’93 che a Pomigliano, pur essendo paventata, nessuno metteva in dubbio – spiega -. C’è dunque una vera lesione del diritto di parità dei lavoratori nella possibilità di eleggere rappresentanti sindacali. La Fiat sbaglia tempo, sbaglia risposte ed il tempo lo utilizza per ridurre i diritti dei lavoratori mentre c’è una vera distonia tra annunci, quote di mercato perse ed un piano che continua a restare un mistero – prosegue senza rinunciare all’ironia -. Il piano è più conosciuto in Germania che in Italia, là ci sarebbe stata un’indignazione generale se l’ad avesse detto che non si possono fare domande sul piano.


La Cgil stringe poi i tempi sulle nuove norme sulla democrazia sindacale e la rappresentanza: sabato prossimo il direttivo varerà la proposta da portare al confronto con Cisl e Uil. L’obiettivo è un accordo che possa costituire la base di una legge a venire per bloccare la diffusione della pratica degli accordi separati ed impedire che gli ‘strappi’ si estendano all’intero sistema industriale. La Camusso traccia il ruolino di marcia della confederazione.
– La nostra intenzione è anche quella di aprire una campagna in tutto il paese perché questo non è un tema di un singolo gruppo ma coinvolge l’intero sindacato e chiama tutti alla responsabilità.
A stretto giro di posta la replica di Sergio Marchionne, ad di Fiat.


– Non si può confondere il cambiamento con un insulto all’Italia – ha detto al Salone dell’Auto di Detroit -. Se introdurre un nuovo modello di lavorare in Italia significa insulto mi assumo le mie responsabilità, ma non lo è. L’ho già detto e lo continuo a ripetere: è un messaggio totalmente coerente con la strategia industriale di questo gruppo. Siamo assolutamente convinti – ha aggiunto – che il modo di operare industrialmente in Italia, anche sulla base della nostra esperienza a livello internazionale, debba essere rinnovato. Stiamo cercando di cambiare una serie di relazioni che storicamente hanno guidato il sistema italiano. In questo sono assolutamente colpevole, stiamo cercando di cambiarlo, di aggiornarlo e di renderlo competitivo. Non si può confondere con un insulto all’Italia. Anzi vogliamo più bene noi all’Italia in questo senso cercando di cambiarla. Il vero affetto è cercare di fare crescere le persone e farle crescere bene, stiamo cercando di farlo a livello industriale. Il fatto che sia un modo nuovo non lo metto in dubbio e nemmeno che sia dirompente perché cambia il sistema delle relazioni storiche, ma che in questo si veda una mancanza di affetto verso l’Italia é ingiustificato. E’ uno sforzo sovraumano, non lo farebbe nessun altro.