Tunisia, altre dieci vittime. Scatta il coprifuoco

TUNISI – Ancora vittime in Tunisia dove la gente esasperata è scesa in piazza nel corso delle ultime settimane per ‘l’intifada del pane’, la protesta contro la disoccupazione e il carovita. Mentre seguivano le manifestazioni, Maria Cuffaro e Claudio Rubino, due corrispondenti del tg3, sono stati aggrediti e privati della telecamera.


E’ di almeno 10 morti il bilancio delle violenze di ieri. Secondo quanto riferisce la tv satellitare ‘al-Arabiya’, le città dove si registrano vittime negli scontri tra manifestanti e polizia sono Douz, Dagache e Qabali. Nella prima sono state uccise cinque persone e tra loro ci sarebbe anche un docente universitario.
Altri feriti si registrano invece a Sfax, dove i manifestanti hanno incendiato la sede locale del partito di governo e dove, in base ad alcuni filmati che sono stati diffusi attraverso ‘Youtube’, un reparto dell’esercito avrebbe sfilato per le vie del centro al fianco dei disoccupati che protestano contro il governo.
Il ministero dell’Interno tunisino ha proclamato il coprifuoco notturno a Tunisi e nei sobborghi.


Unità dell’esercito tunisino sono state dispiegate questa mattina nel centro e nella parte occidentale della capitale. Giornalisti tunisini riferiscono che mezzi militari e soldati sono stati dispiegati nei luoghi sensibili della città come la sede della radio tv di stato e dell’ambasciata francese. Mentre reparti della polizia tunisina, aiutati da unità dell’esercito, hanno messo in sicurezza le banche della periferia nel timore che vengano assaltate dai manifestanti.


Le autorità tunisine hanno deciso di formare una commissione d’inchiesta sulla corruzione nel Paese mentre il presidente tunisino Zin el-Abidin Ben Ali ha chiesto la scarcerazione di tutti gli oppositori arrestati nelle ultime settimane. Ben Ali ha anche rimosso dall’incarico il ministro dell’Interno, Rafiq al-Hajj. E’ stato nominato al suo posto Ahmad Faria, che ha ordinato l’arresto di un ex detenuto politico scarcerato nel 2002, in prima linea nella rivolta dei disoccupati tunisini. Hama al-Hamami, noto come portavoce del Partito Comunista del Lavoro, fuori legge in Tunisia, è stato prelevato dalla sua abitazione. Con lui è stato arrestato anche il suo avvocato, che si trovava in casa in quel momento.


Il presidente tunisino avrebbe rimosso anche il capo di stato maggiore dell’esercito, il generale Rashid Ammar, perché si sarebbe rifiutato di usare il pugno di ferro contro i manifestanti. Secondo quanto riporta il sito ‘al-Hiwar.net’, vicino all’opposizione tunisina, fonti bene informate sostengono che il generale, nominato propri da Ben Ali alla guida dell’esercito, sarebbe stato ‘silurato’ perché si sarebbe rifiutato di eseguire un ordine in occasione di una manifestazione che si è tenuta nei giorni scorsi a Cartagine, città dove risiede il presidente. Questo avrebbe spinto il presidente tunisino a rimuoverlo dal suo incarico e a scegliere al suo posto il generale Ahmad Shabir, attuale capo dei servizi segreti militari. Il sito parla anche di casi di ammutinamento da parte di reparti della polizia che sarebbero stati costretti a caricare la folla su pressioni dell’esercito.


A seguito della rimozione, in Tunisia circolano voci sulla possibilità che l’esercito faccia un golpe per deporre il presidente Ben Ali. Secondo quanto riporta il sito internet del quotidiano egiziano ‘al-Wafd’, i vertici dell’esercito non avrebbero accettato la decisione di ‘silurare’ il generale Rashid Ammar e sarebbero pronti a organizzare un colpo di stato. Secondo il sito del quotidiano egiziano, in questo senso potrebbe essere interpretato il dispiegamento di reparti dell’esercito a difesa dei luoghi chiave del potere a Tunisi avvenuto questa mattina.


L’Unione europea ha ribadito la sua “grande preoccupazione per fatti e disordini senza precedenti ormai diffusisi in tutta la Tunisia”, sottolineando la sua “preoccupazione per l’uso sproporzionato della forza da parte della polizia nei confronti dei manifestanti”. E’ quanto ha dichiarato la portavoce dell’Alto rappresentante Ue per la Politica estera e di Sicurezza comune Catherine Ashton. “Le autorità tunisine devono fare tutto il possibile per calmare la situazione e trovare una soluzione ai problemi indicati dai manifestanti, garantire la libertà di espressione e indipendenza della giustizia”, ha sottolineato la portavoce.
Intanto, i sindacati e in gruppi di opposizione hanno deciso di dare vita a una raffica di scioperi che interesseranno tutto il paese. E’ stato proclamato per oggi lo sciopero generale nelle città di Kasserie e Sfax deciso dall’Unione generale del lavoro tunisino. A Sfax sarebbero 100mila le persone che hanno sfilato per le vie del centro della città. Uno sciopero analogo è previsto per domani a Kairouan e Jendouba mentre nella capitale la protesta è prevista per venerdì prossimo.


I sindacati hanno chiesto la creazione di una commissione d’inchiesta per accertare la verità sulla repressione delle manifestazioni dei giorni scorsi e su alcuni episodi nei quali i poliziotti avrebbero aperto il fuoco sui manifestanti. Inoltre chiedono che i reparti dell’esercito schierati dal governo si ritirino subito dalle città.


Ieri si sono registrati altri quattro morti negli scontri a Kasserine, mentre nella tarda serata la protesta e le violenze sono arrivate fino alla periferia di Tunisi dove un centinaio di artisti e intellettuali ha tentato di inscenare una protesta davanti al teatro comunale prima dell’intervento della polizia che li ha caricati.