Il mondo delle associazioni fa un bilancio del 2010

CARACAS – Le associazioni italiane in Venezuela interpellate dalla ‘Voce’ hanno segnalato fra le difficoltà del 2010 la carenza di giovani nelle giunte direttive e nelle attività e la riduzione dei fondi destinati agli italiani all’estero disposta dal governo. Hanno inoltre assicurato che nel 2011 si rilanceranno iniziative dell’anno passato nel tentativo di far partecipare il maggior numero di persone e si proporanno nuovi eventi per mantenere le tradizioni italiane.


“L’anno scorso – afferma Paolo Gozzo, presidente della Casa Sicilia – abbiamo svolto varie attività ricreative per i bambini e per i soci, tra queste la più importante è stata organizzata in onore a San Giuseppe. In questa festa ha partecipato anche un gruppo folklorico che ha riscosso molto successo”.

Poi non dimentica i problemi: “Dei 180 soci, solo il 30/40 per cento sono attivi. Anche se stiamo facendo il possibile per aumentare il numero di persone attive. Inoltre la situazione di insicurezza in cui si vive nella capitale limita gli spostamenti delle persone, in particolare degli anziani, e bisogna considerare che la nostra sede si trova lontana dal centro: sull’autostrada Caracas-Guarenas”.


Per Marisa Vannini, presidente dell’ass. Emilia Romagna, la difficoltà di organizzare eventi deriva anche dal fatto che la Regione non eroga fondi e quindi tutte le attività sono state e saranno a spese dei soci. Una grossa delusione per l’associazione è stato anche che Silvia Bartolini, la presidente della Consulta degli Emiliano romagnoli nel mondo, non è venuta in Venezuela dopo che la visita era stata organizzata in tutti i suoi dettagli. Vannini parla del problema della carenza di giovani indicando dei dati: gli 80 soci dell’associazione sono tutti anziani e vi sono inoltre dei bambini che partecipano alle attività organizzate. Fra le iniziative dell’anno scorso ricorda la partecipazione di tre giovani al Salone di Arte visuale “Caravaggio” presso la Casa d’Italia di Maracay.


“A febbraio – spiega Vannini per ciò che riguarda il futuro – si svolgerà una spedizione per commemorare la creazione dell’associazione avvenuta nel 1990. Nel 1994 i fondatori donarono una scultura di bronzo raffigurante il Cristo sorridente e benedicente alla Casa di riposo Villa Pompei e quest’anno metteremo una targa sulla statua. Nel 2011 continueremo nell’opera di avvicinamento verso i bambini con l’organizzazione di eventi ricreativi sull’impronta dei corsi di pittura impartiti da Leonardo Gerulewicz durante le sue mostre svoltesi l’anno scorso presso il Centro italo-venezolano”.


Marisa Vannini non manca di ricordare che l’associazione degli emiliani non è stata attiva per dieci anni e invita gli italiani originari di quella regione ad iscriversi gratuitamente ([email protected]).
Dal canto suo anche l’Associazione regionale siciliana, da sempre impegnata nel sociale, denuncia la mancanza di fondi per i connazionali all’estero. Tra gli obiettivi dell’Ars vi è quello di dare sostegno agli italiani che, pur avendo lavorato tutta la vita, oggi in età avanzata si trovano in difficoltà. “Nel 2010 – spiega soddisfatto il presidente Ligio Restifo – abbiamo consegnato 12 polizze assicurative sanitarie a dei siciliani bisognosi che coprono 800 euro l’anno di spese mediche. Inoltre, avendo stipulato una convenzione con una rete di farmacie, assumiamo il costo dei medicinali di altre 20 persone umili. Queste due iniziative sono finanziate dalla Regione Sicilia e noi ci occupiamo di scegliere rigorosamente i bisognosi”.


Oltre a questi due accordi, l’Ars offre dei donativi alla Casa di Riposo Villa Pompei e dei contributi puntuali alle persone che hanno bisogno di interventi chirurgici urgenti.


Fra gli obiettivi raggiunti dall’Ars da annoverare l’evento musicale e culturale realizzato al Civ a novembre e fra quelli per il futuro la presentazione dell’opera Cavalleria rusticana di Giovanni Verga al Club italo-venezolano di Caracas e l’ampliamento del numero di persone che ricevono la copertura assicurativa.
Restifo manifesta forti preoccupazioni per gli italiani all’estero a seguito dei tagli disposti dal governo: “La riduzione dei fondi erogati dal Consolato come assistenza per i più deboli colpisce in maggior misura gli italiani che vivono in America latina. I connazionali in Australia, negli Stati Uniti o in altri paesi europei ricevono le pensioni o altri sussidi dagli stati dove sono emigrati, in Venezuela, invece, la pensione spesso non basta neanche a coprire le spese dei farmaci. Come si fa a vivere con 1.200 bolívares al mese?” si chiede con tono cupo.


Due anni fa si è sancita l’alleanza dell’Ars con l’Associazione liminesi del Venezuela per realizzare un lavoro di più largo respiro e poter gestire maggiori fondi insieme.


Il tesoriere Antonio Saglimbeni dei Liminesi si mostra soddisfatto dell’assistenza data l’anno scorso attraverso le polizze e il pagamento delle medicine. “I 20 anziani siciliani, che si rivolgono alle farmacie da noi indicate con la prescrizione medica, non devono neanche anticipare i soldi per i farmaci. Questo meccanismo ci permette di assicurarci che i soldi stanziati sono spesi unicamente per i medicinali”. Ma manifesta alla ‘Voce’ la preoccupazione di non riuscire a coprire l’intero fabbisogno delle persone selezionate nel programma per l’intero arco dell’anno. “A causa della recente svalutazione del bolívar per l’acquisto di medicinali (da 2,6 a 4,3 Bs) è difficile fare un pronostico di quanto aumenterà il prezzo dei farmaci” conclude.
Anche il Fogolar Furlan è sempre stato attento ai più deboli: “Attraverso i pasti serviti nei pranzi domenicali di cucina friulana – spiega la presidente, Maria Ferrero de Sorci – siamo riusciti a donare delle piccole somme al Comites, alla Chiesa Nostra Signora di Pompei e alla Casa di Riposo. Cerchiamo di mantenere la tradizione della nostra regione, sfornando piatti tipici, parlando in friulano e cantando canzoni. Abbiamo anche prestato il salone della nostra sede per gli eventi organizzati dai triestini e dai toscani”.


Quest’anno l’associazione, oltre a proseguire offrendo i pranzi, si è predisposta l’obiettivo di accompagnarli con discussioni presentate da avvocati, medici, giornalisti o fisici su argomenti di interesse per la comunità. Inoltre è intenzionata a bussare alla porta della Regione per chiedere una contribuzione per avere la possibilità di svolgere anche attività culturali.


La difficoltà principale è dovuta alla scarsa attività di molti soci e all’assenza di giovani. “Siamo tre donne della terza età a cucinare – racconta con voce dolce e senza rancore -, quando si ammala una di noi, le altre due devono farsi carico di tutto il pasto da sole. Avrei voluto che il presidente del Fogolar fosse un giovane e non io. Noi continuiamo a lavorare ma le forze a poco a poco se ne vanno. Speriamo quindi che qualcuno della terza generazione dei migranti arrivati in Venezuela partecipi attivamente all’associazione”.


Barbara Meo Evoli