Caso Ruby, Berlusconi indagato a Milano, processo con rito immediato

MILANO – Il premier Silvio Berlusconi è indagato per prostituzione minorile per aver avuto rapporti sessuali in cambio di denaro con la giovane marocchina Ruby. Ed é anche accusato di concussione per aver esercitato pressioni nei confronti dei funzionari della Questura di Milano per ottenere il ‘rilascio’ della ragazza, trattenuta negli uffici di polizia nel maggio scorso perché accusata di furto, e il suo affidamento alla consigliere regionale lombarda Nicole Minetti, in modo che la vicenda dei rapporti con la minorenne non emergesse.


E’ la svolta nel ‘caso Ruby’, che è stata ufficializzata stamani con un comunicato della Procura di Milano. Iscritto nel registro degli indagati «in data 21 dicembre 2010», i magistrati della Procura di Milano gli hanno notificato un invito a comparire. Nella stessa inchiesta, coordinata dai procuratori aggiunti Ilda Boccassini e Pietro Forno e dal pm Antonio Sangermano, sono indagati anche il direttore del Tg4 Emilio Fede, Nicole Minetti e l’agente di spettacolo Lele Mora. Tutti e tre sono accusati in concorso di aver indotto alla prostituzione Ruby (ovvero Karima El Mahroug) tra il febbraio e il maggio dello scorso anno.


Nell’arco dello stesso periodo di tempo, secondo le indagini, Berlusconi avrebbe avuto rapporti sessuali con la giovane, all’epoca 17enne, nella residenza di Arcore. Mora, Fede (ai due stamani è stata notificata un’informazione di garanzia, come comunicato dalla Procura) e la Minetti, inoltre, stando alle accuse, avrebbero gestito anche un giro di prostitute maggiorenni:a loro, infatti, viene contestata anche la violazione di alcune disposizioni della legge Merlin e, in particolare, l’aver indotto, favorito e sfruttato la prostituzione reclutando più prostitute.


Anche Ruby, che ora risiede in una comunità in provincia di Genova, è stata perquisita stamani. A quanto si è appreso, inoltre, gli investigatori si sono presentati anche nell’ufficio di Giuseppe Spinelli, storico uomo di fiducia e amministratore del patrimonio del premier, per eseguire una perquisizione, rinunciando però poi, pare, quando gli è stato opposto il fatto che gli uffici sono di pertinenza della segreteria politica di Berlusconi.


La procura di Milano ha intenzione di chiedere il processo con rito immediato per Silvio Berlusconi per il caso Ruby. Il fatto che la Procura di Milano é intenzionata a chiedere il processo con rito immediato, che salta la fase dell’udienza preliminare, si evince dallo stesso comunicato stampa reso noto stamani dalla Procura, che parla infatti di un invito a comparire per il premier «ai sensi degli artt. 375 e 453 c.p.p.». L’articolo 453 c.p.p., infatti, stabilisce regole proprio per il rito immediato. Per chiedere il rito immediato serve l’evidenza della prova, che in questo caso esiste secondo gli inquirenti, e un tempo d’indagine non superiore ai tre mesi. Berlusconi è stato iscritto nel registro degli indagati per prostituzione minorile e concussione il 21 dicembre scorso. Inoltre, è necessario un invito a comparire per l’interrogatorio dell’indagato, che è stato notificato oggi al premier.


Così, all’indomani del verdetto della Corte Costituzionale sul legittimo impedimento, torna il caso Ruby ad agitare i sonni di Silvio Berlusconi che convoca a palazzo Grazioli i più stretti collaboratori e consiglieri per studiare le contromosse. In mattinata fa il punto con i sottosegretari Paolo Bonaiuti e Gianni Letta, il ministro della Giustizia Angelino Alfano e i legali Niccolò Ghedini e Piero Longo, che fino ad ieri si erano occupati degli effetti della sentenza della Consulta. Arrriva anche Fabrizio Cicchitto, il capogruppo alla Camera del Pdl. Dall’analisi della vicenda nasce il comunicato congiunto di Ghedini e Longo:


«Si tratta di una nuova indagine assurda e infondata, è una gravissima intromissione nella vita privata del premier».


Da via del Plebiscito viene dettata la linea del Pdl. Berlusconi chiede a tutti di sottolineare che dietro a questo invito a comparire da parte delle solite procure politicizzate c’è un disegno preciso, quello di farlo fuori, destabilizzando il quadro politico. Ma io, avrebbe assicurato, vado avanti per la mia strada e se dovessero impedirmi di governare c’è solo il voto (anche se le elezioni restano l’extrema ratio). Cicchitto e Maurizio Gasparri mettono in chiaro.


– Non ci facciamo intimidire – affermano – : il governo proseguirà nella sua azione, lavorerà per ampliare la sua maggioranza e realizzare il programma nella consapevolezza che qualora ripetuti atti di destabilizzazione rendessero impossibile lavorare, la via maestra è sempre quella del ricorso alle elezioni.


Il presidente del Consiglio tace, ma ai suoi avrebbe detto: faccio bene a non fidarmi di certi giudici, vogliono colpire solo me con le solite accuse infamanti. Ma non starò zitto, dirò le cose come stanno. Ho solo aiutato una ragazza in difficoltà, avrebbe ribadito. Nel Popolo della libertà sono convinti che qualcuno voglia riportare le lancette indietro di un anno e mezzo e riaprire un nuovo caso Noemi: è la solita giustizia a orologeria, incalzano. E qualcuno, come Osvaldo Napoli, rievoca il novembre del ’94, quando Berlusconi fu raggiunto da un invito a comparire (anticipato dal ‘Corsera’) mentre a Napoli presiedeva un vertice internazionale sulla criminalità.


E’ una girandola di reazioni. Di «consueto e logoro copione, fatto di fughe di notizie e di accuse inverosimili» e di «network dell’odio e del fango» parla Daniele Capezzone, portavoce del Pdl.


– Il premier è chiaramente oggetto di persecuzione da parte di alcune procure – dice il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini – La giustizia a orologeria è ormai una triste consuetudine a cui gli italiani sono abituati.


Il deputato del Pdl Giorgio Stracquadanio si spinge oltre e arriva a dare dei «talebani» ai magistrati della Procura di Milano.


Federico Bricolo, presidente della Lega Nord al Senato, si dice convinto che «nessuna inchiesta fermerà l’azione del governo e il percorso delle riforme».


– I magistrati per di più – sostiene – non hanno capito che le inchieste da gossip non fanno altro che screditare tutta la loro categoria agli occhi dell’opinione pubblica. I cittadini non comprendono come mai l’attenzione dei giudici sia rivolta sempre al presidente del Consiglio e non ai criminali che nelle nostre città delinquono, spacciano, rubano e svaligiano case e appartamenti.


I finiani non hanno «nulla da commentare»-


– Ci stiamo occupando di politica, queste non sono vicende politiche. Ci sono perquisizioni in corso, notizie frammentarie, non abbiamo nulla di concreto. Le conseguenze politiche andranno valutate quando sarà chiaro il quadro – taglia corto il capogruppo di Fli alla Camera, Italo Bocchino.


Ci va giù duro invece Antonio Di Pietro.


– E’ la Procura che perseguita Berlusconi o è Berlusconi che perseguita se stesso? – i chiede il leader dell’Italia dei Valori, sottolineando che bisogna dare «atto alla Procura di Milano che ha aspettato la decisone della Consulta per non influenzare l’opinione pubblica».


– Rispetto per le indagini ma per favore ci vengano risparmiati mesi di avvitamento dell’Italia sui problemi di Berlusconi – afferma Pierluigi Bersani – Un premier in fuga dal paese e da se stesso, perché non c’è più un governo e lui è costretto ogni giorno ad aggirare sue responsabilità vere o presunte, non possiamo permettercelo.


– L’immagine del Paese all’estero è quella che può essere, con un presidente del Consiglio in queste situazioni – commenta Massimo D’Alema -. La notizia non è nuova, nel senso che chiunque sia in grado di vedere le cose così come sono e giudicare non sarà rimasto sorpreso.


Mentre il capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro, dice basta «attacchi del Pdl alla magistratura, colpevole solo di svolgere il proprio dovere, rispetto a una vicenda squallida che non fa che danneggiare il nostro Paese. Mi auguro che ci sia sacrosanto rispetto per le indagini».