Camusso: «Pronti al ricorso alla magistratura»

ROMA – In tribunale contro l’accordo di Mirafiori, per difendere i diritti indisponibili, a partire dal diritto di sciopero, su cui si può arrivare sino alla Corte Costituzionale. All’indomani dell’esito del referendum a Torino, la Cgil con il segretario generale Susanna Camusso mette in campo la possibilità di fare ricorso alla magistratura, come già delineato dalle tute blu della Fiom pronte a seguire la via giudiziaria. Una via che, però, da sola ‘’non basta’’, spiega.

– Valuteremo il ricorso alla magistratura – afferma Camusso, ospite di ‘In mezz’ora’ rispondendo a Lucia Annunziata -. Lo faremo per ciò che riterremo opportuno perchè, sostiene, sicuramente ci sono dei diritti che non sono a disposizione di alcun accordo sindacale, che vanno salvaguardati.

– Quale aspetto potrebbe essere difeso in tribunale? – le viene chiesto.

– Intanto il diritto di sciopero – risponde Camusso, considerando che ‘’una clausola che impedisce a un lavoratore di partecipare ad uno sciopero è un tema che sicuramente arriva sino alla Corte Costituzionale’’ perchè – ripete – ‘’siamo di fronte a dei diritti che non sono disponibili né a un’impresa né ad un sindacato”.

– Ed e’ la prima volta – sottolinea – che ci troviamo di fronte ad un’azienda che pensa di poter cambiare i principi della Costituzione.

Però, aggiunge il numero uno della Cgil rivolta alla Fiom e al suo leader Maurizio Landini (che aveva detto di ‘’valutare tutte le azioni sia sul piano giuridico che sindacale’’ contro un ‘’modello non accettabile’’), ‘’non è sufficiente dire che si può ricorrere alla magistratura’’; ‘’non basta: non si può affidare la presenza sindacale’’ alla magistratura. Il nodo è la rappresentanza, appunto.

– Non si può essere fuori da Mirafiori – insiste -; se vogliamo, e lo vogliamo, essere il sindacato dei lavoratori dobbiamo essere dentro quella fabbrica e non fuori dai cancelli.

L’accordo prevede l’esclusione della Fiom dalle Rappresentanze sindacali aziendali, riservate alle sole organizzazioni sindacali firmatarie dell’accordo; il tempo per trovare una soluzione c’è (‘’abbiamo un anno’’, dice il numero uno della Cgil), la soluzione va trovata.

– Dovremo continuare a discuterne – aggiunge Camusso, che intanto va avanti sul fronte delle regole per la rappresentanza e la democrazia sindacale.

L’altro ieri il direttivo di Corso d’Italia ha approvato la proposta del sindacato, in cui si riafferma, tra l’altro, l’elezioni delle Rsu in tutti i posti di lavoro, per i sindacati firmatari e non (con il 5% delle firme); oggi la stessa Camusso la invierà a Cisl e Uil con la richiesta di apertura di un confronto a partire da loro. Con l’obiettivo di arrivare ad un accordo tra le parti e poi ad una legge ad hoc.

– Il tempo è maturo perchè ci sia anche una legge sulla rappresentanza – sostiene. Punto su cui il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha più volte espresso contrarietà.

– Al ministro – replica a distanza Camusso – vorrei dire che non decide lui se servono o non servono delle leggi e che ha un’idea della partecipazione e della organizzazione sindacale fatta di tifoserie.