Sacconi contro la Fiom: «Non si intesti il risultato referendum»

ROMA – «La Fiom non si intesti tutto il risultato» del referendum di Mirafiori. Il 46% dei lavoratori che ha votato no lo ha fatto a causa della «preoccupazione diffusa di non riuscire a conciliare i tempi lavoro con quelli familiari» e non per «adesione politica» al sindacato. Lo afferma il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, intervenendo a Sky tg24.


– Sappiamo che nell’azienda, soprattutto nelle aree produttive più investite dal cambiamento, le critiche ai nuovi accordi -spiega il ministro- erano determinate dalla prospettiva di cambiamento dei tempi di lavoro che può rendere più difficile la conciliazione con le esigenze familiari.


Sacconi, quindi, ribadisce le sue accuse ai metalmeccanici della Cgil, colpevoli di «non essersi assunti la responsabilità che gli altri sindacati si sono assunti per favorire l’investimento» nello stabilimento.
Il ministro del Lavoro si rivolge quindi alla Fiom invitandola a una «riflessione interna alla confederazione a cui appartiene, per vedere quale possa essere il minimo comune denominatore per poter coabitare pur avendo una posizione diversa rispetto all’accordo». Un’intesa che, assicura il ministro non può essere modificata: «ovviamente non viene riaperta». Le confederazioni, aggiunge Sacconi, «saranno capaci di realizzare nuova intesa sulla rappresentanza nella misura in cui la Cgil avrà anche la delega della Fiom per negoziare per essa».


Ricordando il programma di Fabbrica Italia, presentato dall’ad a Palazzo Chigi, il ministro sottolinea che tutta questa vicenda nasce da «una dichiarazione di impegno di Sergio Marchionne, una dichiarazione di impegno di investimento prima a Pomigliano e poi a Mirafiori». Non essendoci dubbi su questo, per il ministro quello che si può chiedere ragionevolmente ancora a Marchionne è di far evolvere ulteriormente, anche da parte aziendale, gli strumenti partecipativi che coinvolgono i lavoratori oltre ad una gestione attenta delle risorse umane.


Soddisfazione per l’esito, definito «positivo», del referendum a Mirafiori arriva dal sindaco di Torino Sergio Chiamparino. Un verdetto che «apre una prospettiva strategica decisiva per Mirafiori e in generale per l’auto in Italia, per tornare a produrre vetture competitive». Chiamparino non è stupito dalla percentuale alta dei no.


– Me lo aspettavo – commenta -, ci sono molte mie interviste in cui lo affermavo. E’ difficile chiedere alle persone di cambiare le proprie abitudini, specialmente quando si tratta di fare lavori faticosi ed impegnativi. Ora comunque – sottolinea -, è importante che siano mantenuti gli impegni assunti da Marchionne.