Emigranti e immigrati, pagine di storia illustrate attraverso la fotografia

ROMA – Alterità, diversità, accoglienza, integrazione, emigrazione, ritorni, partenze, comunicazione. Questi ed altri i temi che affronta Paola Corti in «Emigranti e immigrati nelle rappresentazioni di fotografi e fotogiornalisti» (Editoriale Umbra), ultima pubblicazione del Museo Regionale dell’Emigrazione «Pietro Conti» per la collana «I quaderni del Museo dell’Emigrazione», presentata a Roma, presso il complesso del Vittoriano.


L’evento è stato promosso dal Museo dell’Emigrazione Pietro Conti insieme all’Istituto per la Storia dell’Umbria Contemporanea con la collaborazione del Museo Nazionale dell’Emigrazione, del Consiglio Regionale dell’Emigrazione e della Provincia di Perugia.


L’opera, ha spiegato l’autrice, si presenta divisa in due parti: «nella prima parte del volume vengono prese in esame le fotografie scattate dai fotogiornalisti italiani nel secondo dopoguerra. Nella seconda parte del volume l’analisi si concentra sulla produzione foto-giornalistica riguardante la recente immigrazione straniera nel nostro Paese e in particolare sulle immagini dedicate all’arrivo, sicuramente uno degli eventi più fotografati».


– L’obiettivo di questo lavoro – ha spiegato Paola Corti, – è quello di ampliare la riflessione sulla rappresentazione fotografica dell’emigrazione, puntando l’attenzione sugli aspetti tuttora meno analizzati. Con tale indagine – ha aggiunto – si è inteso confermare l’importanza dello sguardo fotografico nella rappresentazione della realtà mettendo questa volta a confronto gli scenari e i soggetti delle attuali migrazioni con le rappresentazioni delle precedenti esperienze migratorie degli italiani.


Assieme all’autrice, hanno presentato il volume, Orfeo Goracci, Presidente del Consiglio regionale dell’emigrazione dell’Umbria, Giancarlo Monina, docente all’Università di Roma Tre, Maurizio Ferretti, della Provincia di Perugia, Tiziana Grassi, giornalista e studiosa di migrazioni.


Goracci, in particolare, ha ricordato «l’impegno del Consiglio Regionale dell’Emigrazione, che da anni collabora con il Museo dell’Emigrazione «Pietro Conti».


– Continuare a promuovere e a sostenere lo studio e le ricerche che riguardano la storia dell’emigrazione italiana all’estero. Il ‘Cre’ – ha detto Goracci – lo fa direttamente attraverso questa prestigiosa collana editoriale, che giunge all’undicesima pubblicazione ed è curata da Alberto Sorbini, responsabile scientifico del Museo e direttore dell’Isuc, l’Istituto per la storia dell’Umbria Contemporanea. Un lavoro e una ricerca preziosa condotta da Paola Corti dell’Università di Torino – ha rilevato il presidente del ‘Cre’ -, che da anni si occupa di studi relativi alle tematiche migratorie, con particolare attenzione alla rappresentazione fotografica dell’emigrazione. Oggi dai nostri porti non partono più navi cariche di lavoratori con le loro famiglie, nella speranza di potersi guadagnare nelle Americhe quel pane allora scarso in patria. Da alcuni lustri accade esattamente il contrario e in modo sempre più evidente. È un fenomeno nuovo per noi. L’Italia del futuro è destinata ad essere caratterizzata sempre di più da molteplicità e differenza di persone, gruppi e culture. Credo – ha concluso Goracci – che iniziative come questa, che ci fanno conoscere l’esperienza migratoria sotto una luce scientifica, sia uno strumento di riflessione, di stimolo, di pungolo per approcciare in maniera più corretta quei valori di solidarietà, convivenza, accoglienza che devono essere obiettivo dell’intero pianeta.
Ferretti, portando il saluto di Donatella Porzi, Assessore alla Cultura della Provincia di Perugia, ha sottolineato invece il ruolo della Provincia, il cui impegno sul tema emigrazione, ha detto, «è profondamente radicato».


Ferretti, inquadrando poi la pubblicazione del volume nell’ambito dei Festeggiamenti dei 150 Anni dell’Unità d’Italia, ne ha ricordato per questo «l’importanza strategica».


Un’analisi più dettagliata del volume è stata poi offerta da Giancarlo Monina che ha confessato di apprezzare diversi aspetti della pubblicazione. Tra questi «il tentativo riuscito di ampliare l’analisi del tema emigratorio», «il legame costante tra il testo e l’immagine, la reciprocità di rapporto esistente», «i contributi conoscitivi al tema migratorio e ai contesti storici-culturali nel quale esso si verifica», «i riferimenti alle rappresentazioni cinematografiche del fenomeno migratorio, richiami importanti a veri e propri capolavori», «l’impegno civile presente nel testo, nelle immagini, nella collana stessa».


Tra i temi evidenziati da Monina, quello dell’alterità, «visto nel rapporto arcaicità/modernità», il «confronto tra il passato e il presente», la «mancata legittimità» alle migrazioni di oggi, assicurata invece a quelle del passato, la «mancanza di identità» come «caratteristica del migrante», «l’integrazione», tassello mancante dell’immigrazione di oggi.


La prospettiva comunicativa del volume è stata presentata infine dalla giornalista Grassi, che ha apprezzato nel volume «la prospettiva che sottolinea il ruolo che ha la comunicazione nella costruzione dell’immaginario dell’opinione pubblica», affiancata da una «costante comparazione e circolarità storica tra presente e passato, in un continuo confronto tra ciò che siamo stati e ciò che siamo oggi».


Sotto la lente d’ingrandimento della giornalista, quindi, la tendenza dei media ad una visione miope della realtà, rappresentata «spesso negativamente», tendenza che ha contribuito enormemente a «quella sindrome da invasione di cui siamo vittima oggi».


«Clandestini, mappe, numeri»: questi, ha enfatizzato Grassi, «i termini usati dai media oggi per presentare l’immigrazione». È proprio l’utilizzo di questo tipo di semantica nel linguaggio comunicativo, ha concluso, che ha portato nel tempo all’allarmismo, al rifiuto, al razzismo.