2010: bilancio positivo per l’export italiano

ROMA – Il bilancio del commercio estero italiano nei primi undici mesi del 2010 si chiude positivamente in termini di incremento complessivo delle vendite (+20,0%) in linea con il dato della Germania (+20,9%) e ottiene il secondo miglior risultato dopo quello tedesco sia nei Paesi extra-UE (+16,5% contro +37,1%) che in Europa (+14,3% contro +15,3%).


Le imprese italiane diversificano i mercati di sbocco: mentre nel 2007 i primi sei Paesi di destinazione facevano il 48,3% dell’export totale, oggi rappresentano il 45,6%.


– L’Italia gioca a centrocampo in Europa, dove segna un costante recupero delle posizioni perse a seguito della crisi, e in attacco in extra-UE, dove realizza il 75% dell’avanzo del made in Italy -dichiara Gaetano Fausto Esposito, segretario generale di Assocamerestero, in seguito alla pubblicazione dei dati Istat -. Il processo di diversificazione dei mercati che le imprese italiane stanno attuando ha portato a guadagnare posizioni soprattutto in Paesi di prossimità come Svizzera (17,8%) e Turchia (43,0%), ma anche in realtà come la Cina (31,4%), che sembra però ancora poco sensibile ai prodotti made in Italy, se in termini di quota rappresentano ancora l’1% dell’import nazionale cinese, e più in generale al made in Europe, che detiene una quota del 9,8%.


Guardando ai settori la meccanica, con un surplus di 34 miliardi di euro, realizza quasi tutto l’attivo del manifatturiero italiano (37 mld di euro) ed è pari a circa la metà di quello della Germania (71 mld di euro). Il saldo complessivo, invece, registra ancora un forte deficit (24,6 mld di euro), in aumento su base annua di ben 18 miliardi di euro.


– L’appesantirsi del nostro disavanzo – continua Esposito – è dovuto principalmente a due fattori: la crescita delle importazioni, sia in valore (+21,8) che in volumi (+10,8%), conseguenza della necessità di ricostruire il ciclo delle scorte che nei mesi scorsi avevano raggiunto il livello minimo; e la lievitazione del prezzo medio del petrolio, che tra il 2009 e il 2010 – conclude – è aumentato intorno al 40% comportando uno sbilanciamento del saldo commerciale.