Caso Ruby, l’opposizione incalza Bersani: “Il premier si dimetta”

ROMA – Il ‘Rubygate’ compatta l’ opposizione che, dopo giorni di sdegno ma di tentennamento ieri, dopo i particolari emersi sullo scandalo, chiede a gran voce le dimissioni del Presidente del Consiglio.
“Berlusconi si ritiri a vita privata” è l’appello che lancia il leader del Pd, Pierluigi Bersani che chiede al premier di “liberare dall’imbarazzo” lui e gli italiani, “andandosi a difendere dai giudici da dimissionario, affidandosi per il resto al presidente della Repubblica e al Parlamento”.


Per Bersani, infatti, “la situazione vista dal mondo segna un allarme rosso”. Una linea, la sua, su cui si ritrovano la gran parte degli esponenti democratici, con i capogruppo di Camera e Senato, Dario Franceschini e Anna Finocchiaro che formalizzano la stessa richiesta di dimissioni nelle rispettive aule parlamentari. Ma la mobilitazione è ampia: le donne della segreteria Pd scrivono al Premier una lettera aperta (“ciò a cui stiamo assistendo – è scritto – supera ogni limite, in un decadimento dei costumi e della morale pubblica”) ed anche i giovani del partito fanno altrettanto in una lettera al ministro della Gioventù, Giorgia Meloni a cui chiedono le dimissioni per “inchiodare davanti alle loro responsabilità” quanti “si stanno sbracciando per difendere il presidente del Consiglio”.


Le dimissioni sono chieste a gran voce anche dall’Idv, con il leader, Antonio di Pietro, che chiede al Parlamento di sfiduciarlo “in Aula sugli atti della procura di Milano”. Anche l’Idv, come il Pd, chiede un passo indietro del premier nelle aule di Camera e Senato e come il Pd anche l’Idv rivolge la stessa richiesta al ministro della Gioventù, che ha derubricato le accuse al premier al rango di gossip. Il portavoce, Leoluca Orlando, paragona la vicenda che coinvolge il capo del governo ad una “bolgia dantesca” ma, aggiunge, “quello che più colpisce è l’imbarazzante silenzio dei cattolici del Pdl e, soprattutto, quello delle donne”.
È però nel Terzo Polo che nel corso delle ore si manifesta in modo sempre più netto la scelta di richiesta di dimissioni. Futuro e Libertà affida la sua posizione ufficiale alle parole del coordinatore Adolfo Urso che chiede al premier di fare “chiarezza” per evitare un “ulteriore devastante scontro istituzionale, altrimenti – dice – è meglio andare al voto”. Ma Carmelo Briguglio, capo della segreteria politica di Fli, lancia la proposta: il premier si dimetta indicando lui stesso “il nome di un nuovo premier” mentre anche l’esponente futurista Roberto Menia consiglia al premier un passo indietro.


E’ dall’Udc, però, che arriva la doccia fredda per il Premier. “Credo non serva minimizzare quello che sta uscendo e neanche prendersela con la magistratura per le modalità delle indagini perché siamo alla sostanza e non più alla forma e io, se fossi il presidente del Consiglio, valuterei con serenità l’ipotesi di fare un passo indietro” è l’affondo di Pier Ferdinando Casini che non si tira indietro: “se Berlusconi ritiene di affidare il giudizio agli elettori e di andare alle elezioni – dice – noi siamo pronti”.