Afghanistan, ucciso un alpino da un ‘terrorista in divisa’

ROMA – Ucciso da un colpo sparato alla testa da “un terrorista in uniforme” dell’Esercito afgano: cosí è morto ieri in Afghanistan, in uno sperduto avamposto della zona di Bala Murghab, l’alpino Luca Sanna, 33 anni, di Oristano, mentre un altro è rimasto ferito in modo molto grave.


Un nuovo lutto 18 giorni dopo l’uccisione di Matteo Miotto, anche lui ammazzato mentre si trovava in un fortino sperduto. La notizia di quello che a caldo sembrava l’ennesimo attacco di insorti giunge al ministro della Difesa a Vigna di Valle, sul lago di Bracciano, quando ormai era finita la cerimonia – presente il capo dello Stato, Giorgio Napolitano – di avvicendamento al vertice militare della Difesa: lascia Vincenzo Camporini, giunto a fine mandato, subentra Biagio Abrate.


Le informazioni sono ancora confuse. La Russa parla di due feriti – “uno colpito alla testa l’altro alla spalla”, in un conflitto a fuoco “non abituale”. La condizioni del ferito piu’ grave, aggiunge il ministro, sono “disperate. La sua vita è appesa a un filo”. Passano pochi minuti e, purtroppo, arriva la conferma che l’alpino non ce l’ha fatta: il caporalmaggiore Luca Sanna, dell’8/o reggimento alpini di Cividale del Friuli e Venzone, è la 36/a vittima della missione italiana in Afghanistan.


Ieri la Russa riunisce i suoi più stretti collaboratori e i vertici militari per un punto di situazione. Poi spiega: “Tutto è successo alle 12.05 italiane, nell’avamposto ‘Highlander’, a circa 10 chilometri dalla base italiana di Bala Murghab”, dove gli alpini (una dozzina) vivono a stretto contatto, in due separate strutture fortificate circondate da un filo spinato, con i soldati afgani che stanno addestrando. “Gli accertamenti sono ancora in corso”, ha aggiunto La Russa, che domani riferirà in Parlamento. “Quello che sappiamo è che un uomo che indossava un’uniforme, proveniente dalla casamatta afgana, si è avvicinato ai due nostri soldati che si trovavano fuori dalla loro fortificazione, vicino a un Lince. Non destava sospetti, ha fatto un gesto amichevole, sembra che si stesse lamentando del fatto che la sua arma non funzionava. All’improvviso, ha esploso proditoriamente alcuni colpi contro Sanna e il suo commilitone. C’è stata una risposta al fuoco, anche da parte dei soldati afgani, ma l’uomo è riuscito ad allontanarsi, sfruttando l’effetto sorpresa”.


Chi era? “Non lo sappiamo. Non sappiamo se fosse una persona che si era travisata con un’uniforme, oppure, come riteniamo meno probabile, un vero e proprio infiltrato nell’esercito afgano. Di certo era un terrorista in divisa, una persona di cui apparentemente ci si poteva fidare, e il suo non è stato ‘fuoco amico’, ma sicuramente ‘nemico’”. “Si tratta di una “modalità – ha proseguito il ministro – non nuova per l’Afghanistan, ma e’ la prima volta che i militari italiani vengono attaccati in questo modo. Oggi la minaccia principale e pericolosa non è più costituita dagli ‘Ied’, gli ordigni esplosivi improvvisati, ma dai colpi di arma da fuoco e dagli attacchi contro coloro che si trovano negli avamposti e stiamo già valutando se è possibile aumentare la sicurezza dei nostri ragazzi anche su questo versante. Non voglio che si aspettino altri fatti del genere prima di prendere tutte le contromisure possibili ed immaginabili. Ho già detto che stare due settimane di fila in questi fortini, prima di ottenere il cambio, mi sembra un periodo troppo lungo”.


Il caporalmaggiore Sanna era un volontario di truppa che vestiva l’uniforme dal 2004: viene considerato un militare ‘esperto’ con già due missioni in Afghanistan alle spalle. Sposato da quattro mesi, viveva a Lusevera, in provincia di Udine. Le condizioni del compagno, il caporale Luca Barisonzi, pure lui dell’8/o alpini, sono molto gravi. “Il militare – dicono alla Difesa – ha riportato ferite da arma da fuoco al collo e al torace. La Tac ha evidenziato una lesione midollare ed è necessario un intervento neurochirurgica”. L’alpino, ricoverato all’ospedale da campo di Herat, sarà “a breve” trasferito presso l’ospedale militare americano di Kandahar.

Le reazioni in politica


ROMA – Da parte dei vertici dello Stato è stato espresso cordoglio per il nuovo lutto (“e morto per la pace”, ha detto Napolitano), un episodio “tragico che però non mette in discussione – ha detto La Russa – la bontà delle ragioni che ci inducono a perseguire gli scopi della missione; ma questo non ci impedisce – ha aggiunto – di valutare di volta in volta quali sono le condizioni in cui i nostri militari possono e devono essere impiegati”.


Il presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, ha chiesto invece il ritiro immediato del contingente italiano: “Alla luce delle prime indiscrezioni sullo scontro a fuoco avvenuto all’interno della base italiana, riteniamo indispensabile ribadire la nostra posizione sulla guerra in atto in Afghanistan. L’Italia dei Valori chiede il ritiro del nostro contingente in quanto in quei territori è in atto una vera e propria guerra e la nostra non e’ piu’ una missione di pace”.


“I nostri militari – aggiunge – pagano un prezzo troppo alto per stare in un Paese martoriato da conflitti interni. Tra l’altro, la missione ha cambiato natura e pertanto viola l’articolo 11 della Costituzione. Ricordiamo che solo nel 2010 i costi per il mantenimento del nostro contingente sono stati di quasi un miliardo e i costi in vite umane sono ancora più alti. Chiediamo a tutte le altre forze politiche realmente responsabili di sostenere la mozione dell’IdV in Parlamento per ridiscutere la nostra presenza in Afghanistan”.


Dal canto suo Antonio Rugghia, capogruppo Pd nella commissione Difesa di Montecitorio, ha affermato: “Il ministro venga subito in parlamento a riferire sull’ennesimo, tragico attacco contro i nostri militari. Chiediamo chiarezza e trasparenza e non ci bastano i comunicati stampa dettati dall’immediatezza del fatto. La dinamica dell’azione sembra diversa e piu’ aggressiva di quelle registrate in altre circostanze: vogliamo capire se il ministro intenda affrontare adeguatamente il problema della sicurezza dei nostri soldati oppure no”.