Il neo-governo tunisino perde cinque ministri

TUNISI – Perde subito pezzi il governo di unità nazionale del premier Mohammed Ghannouchi che traghetterà la Tunisia alle prossime elezioni mentre le strade di Tunisi e di altre città del Paese sono ancora teatro di proteste e scontri. Cinque ministri, tre espressione del sindacato, l’Unione generale dei lavoratori (Ugt), il fondatore del Forum del lavoro e delle libertà, Mustapha Ben Jaafar, titolare della Sanità, e Taieb Baccouch, ministro dell’Educazione, si sono ritirati dall’esecutivo.

Per tentare di arginare lo sgretolamento dell’esecutivo il premier Ghannouchi e il presidente Foued Mebazaa si sono dimessi dal partito Rcd di Zine el Abidine Ben Ali. Formazione di cui sono stati esponenti di primo piano sin dalla sua costituzione. Allo stesso tempo lo stesso Ben Ali, fuggito dal Paese il 14 gennaio dopo 23 anni di potere ininterrotto, è stato espulso dal suo ormai ex partito. Lo riferisce la tv di Stato.

La polizia è tornata ad intervenire nel centro di Tunisi disperdendo un corteo con molti esponenti dei sindacati e con alla sua testa personaggio di spicco del movimento islamista Ennahdha, messo al bando dal vecchio regime: Sadok Chourou, 63 anni, scarcerato lo scorso ottobre dopo 20 anni. Mentre andava in scena la manifestazione, Ennahdha annunciava il boicottaggio delle prossime elezioni presidenziali. Nessun candidato a presidente ma partecipazione alle legislative, la posizione del movimento islamista moderato.

Migliaia di manifestanti si sono riversati per le strade di Tunisi e di altre città del paese prima delle dimissioni dei tre ministri per protestare contro la presenza nel governo ad interim di esponenti del partito dell’ex presidente. In più di una occasione la polizia ha disperso i manifestanti con lanci di lacrimogeni.

In mattinata erano arrivate notizie di incidenti causati dalle milizie vicine a Ben Ali e sono stati uditi colpi d’arma da fuoco. Dovrebbe arrivare a Tunisi nelle prossime ore Moncef Marzouki, leader del Cpr, partito della sinistra laica illegale sotto il regime di Ben Ali, da anni in esilio in Francia, che ieri ha parlato di “farsa”.
Ghannouchi intanto ha respinto le critiche al suo nuovo governo. Ha affermato che i ministri “hanno le mani pulite” e hanno “sempre agito nell’interesse del Paese”. Ha promesso che “tutti coloro” che hanno avuto un ruolo nella repressione della protesta popolare “ne risponderanno davanti alla giustizia”. La lista dei ministri comprende rappresentanti della società civile e tre leader dei partiti di opposizione, due dei quali senza rappresentanza parlamentare. Non c’è spazio però per i partiti dichiarati illegali da Ben Ali.