Federalismo in bilico, il premier rilancia: «Avanti o voto»

ROMA – La settimana nera di Silvio Berlusconi si chiude con il premier intento ad allentare la morsa della tenaglia di opposizione, Chiesa e Quirinale, una morsa che potrebbe stringersi ad un punto tale da rendere sempre più attuale il rischio di elezioni anticipate. Attaccato dalle opposizioni che gli chiedono di dimettersi e recarsi davanti ai giudici, il Presidente del Consiglio è pressato oggi anche dall’appello di Papa Ratzinger e dal nuovo intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.


Dopo il richiamo, fatto ieri dal cardinal Tarcisio Bertone, oggi è il Pontefice ad invitare ”la società e le istituzioni pubbliche a ritrovare la loro ‘anima’,le loro radici spirituali e morali”. Un monito a cui si aggiungono le parole del Capo dello Stato che chiede a gran voce di ”scongiurare qualsiasi esasperazione e tensioni che possono solo aggravare un turbamento largamente avvertito”. Parole su cui si sofferma il presidente del Senato Renato Schifani.


– Napolitano non si commenta – dice – ma si ascolta.


I richiami di Colle e Vaticano certo non contribuiscono a tranquillizzare il premier che però rilancia scommettendo sul governo e sulle riforme ma paventando l’extrema ratio delle elezioni anticipate nel caso in cui la situazione dovesse precipitare. Di buon mattino in Consiglio dei ministri Berlusconi si era lasciato andare ad uno sfogo contro la trasmissione di Michele Santoro, Annozero, dedicata interamente all’inchiesta di Milano sul caso Ruby: quella trasmissione è orribile, è stato il commento lapidario del Cavaliere che ai ministri non è apparso per nulla turbato dalle critiche del Vaticano per il semplice motivo che quelle le parole non le riterrebbe indirizzate alla sua persona. Quindi la critica ai giornali che forzano concetti e situazioni. Berlusconi si è poi premurato di rassicurare la squadra di governo sui possibili epiloghi della bufera giudiziaria: il governo va avanti – ha ribadito – e se non ce la dovessimo fare chiederemo le elezioni.


La sicurezza del Cavaliere però deve fare i conti con lo scalpitare della Lega Nord. Il rinvio di una settimana del voto su uno dei decreti attuativi del federalismo fiscale è stato mal digerito dal Carroccio tant’è che all’ipotesi di un ulteriore rinvio di sei mesi, chiesto dal terzo polo, Umberto Bossi replica con una pernacchia.


Tutti sanno, per primo lo stesso Berlusconi, che all’approvazione del federalismo è appesa la sorte della legislatura. Ecco perchè nel Pdl c’è chi torna a sospettare proprio della fedeltà dei Lumbard. Che il presidente del Consiglio sia indisponibile a fare passi indietro lo sa bene il Senatur.


– Si sa – dice – che quella cosa lì non la fa. E’ inutile chiedere cose che non servono a niente.


Il leader del Carroccio si lancia poi nella difesa del Cavaliere:


– In un paese normale e democratico queste cose non avvengono, non si mette così sotto pressione il presidente del Consiglio. E’ il presidente del Consiglio mica la mafia.


E prosegue arrivando a suggerire a Berlusconi:


– Vada a riposare da qualche parte che ci pensiamo noi.


E proprio l’invito del ministro delle Riforme ha fatto suonare qualche campanello d’allarme nelle file del Pdl, soprattutto tra chi pensa che la Lega, pur di portare a casa il federalismo possa ‘mollare’ il Cavaliere appoggiando un governo tecnico. Idea che non dispiace al terzo polo e al resto dell’opposizione. Sergio Chiamparino, presidente dell’Anci lo dice chiaramente: Tra l’altro sono proprio cosiddetti terzopolisti ad alzare il tiro. Il rinvio del voto sul testo di uno dei decreti attuativi del federalismo fiscale a detta di Fli-Udc e Api non basta:


– Non si può liquidare una riforma di questo genere con un ‘o così o andiamo al voto’, allora andiamo al voto – mette in chiaro Linda Lanzillotta. Rincara la dose Pier Ferdinando Casini.


– Se il testo resta così votiamo no – avverte l’ex presidente della Camera che poi torna a chiedere a Berlusconi di ”fare un passo indietro” perchè ”c’è la possibilità di creare una coalizione più ampia” di centrodestra. Un invito esplicito alle dimissioni arriva anche dal Partito Democratico che nei prossimi giorni darà il via ufficiale alla raccolta di firme per chiedere un passo indietro al Cavaliere .


– Berlusconi è isolato – attacca Rosy Bindi – non può continuare a stare arroccato a palazzo Chigi perchè fa male al nome dell’Italia.


Usa toni duri anche Massimo D’Alema.


– La decisione del Cavaliere di non andare dai pm è molto grave perchè avrebbe avuto l’obbligo di andare a chiarire – è il ragionamento del presidente del Copasir che aggiunge:


– Tutto questo aggrava una crisi di carattere istituzionale.