Scoppia la rivolta in Albania, la ‘Tunisia dei Balcani’

Roma – Tirana come Tunisi. Il parallelo è della stampa albanese, secondo cui nel paese delle Aquile sembrano riuniti tutti gli elementi di uno scenario alla tunisina, disoccupazione e mancanza di avvenire per i giovani, corruzione e arroganza del potere….


Alle ultime elezioni, ricorda ‘Courier International’ l’attuale premier Sali Berisha aveva promesso 160mila nuovi posti di lavoro, un aumento dei salari, delle pensioni ed un’accelerazione della crescita.


Più di un anno dopo questi risultati non sono stati raggiunti: anche se segnali di progressi economici nel recente passato del paese ci sono stati – l’inflazione è tenuta sotto controllo e tra il 2004 ed il 2008 la crescita è stata del 6 per cento, poi caduta al 3 per cento nel biennio 2009-2010 – il paese resta uno dei più poveri in Europa fuori dall’Unione Sovietica, ricorda la BBC.


Particolarmente drammatiche le percentuali della disoccupazione – 12,7 per cento la cifra ufficiale mentre in realtà sfiora il 30 per cento, come si legge nel World Factbook della Cia – mentre le condizioni delle infrastrutture e la corruzione dilagante continuano a tenere lontani gli investimenti stranieri. Il 15 per cento del Pil dipende dalle rimesse degli emigrati, in particolare quelli in Italia e quelli in Grecia.


A peggiorare il quadro, l’Albania è bloccata in una crisi politica iniziata dopo le elezioni legislative del giugno 2009, vinte dal Partito democratico di Sali Berisha.


L’opposizione socialista contesta i risultati e boicotta i lavori del parlamento rifiutando di condurre qualunque trattativa magrado gli appelli dei mediatori stranieri. Il governo si forma infine grazie alla nascita della coalizione con un piccolo partito di sinistra diretto da Ilir Meta.


L’opposizione decide di lanciare proteste di piazza massicce dopo le dimissioni del vice premier Ilir Meta, a seguito della diffusione di un video che lo chiama in causa in un caso di corruzione.


Le proteste hanno l’obiettivo di rovesciare il governo di Sali Berisha.Entrata a far parte della Nato nel 2009, l’Albania vede invece il suo cammino in direzione dell’adesione all’Unione Europea – dopo aver ottenuto, nel 2006, l’Accordo di Associazione e Stabilizzazione – bloccato dall’assenza di riforme, in particolare nel campo della lotta alla criminalità organizzata ed alla corruzione e nel settore della libertà di stampa oltre che della tutela dei diritti delle minoranze.