Le allusioni squallide di American Apparel

ROMA – L’ultima campagna di American Apparel ha generato una pioggia di critiche per le ragazze semi-nude o trasandate: “squallide” è stato uno degli aggettivi più associati dal pubblico.


Dando un’occhiata alle immagini che sono uscite sui giornali e su Internet nell’ultimo mese, non si fatica a comprendere come sia stato possibile che in così breve tempo, in tanti si siano scatenati contro i modelli di donna proposti dal brand easy-wear di tendenza americano: una ragazza che si ciondola dall’albero rivelando di non indossare le mutandine, altre con il seno nudo mentre si danno lo smalto o sono a cavallo, una che solleva la gonna, un’altra che pubblicizza una canottiera facendo mostra delle sue ascelle poco depilate e del suo viso struccato. Trattamento diverso è stato riservato per l’uomo: pettinato, serio, per niente ammiccante, con la camicia ben riposta nei pantaloni.


Immagini che hanno fatto parlare non solo per il genere di ragazze che è stato messo in mostra, ma anche per il carattere offensivo e diseducativo che questa campagna potrebbe avere, secondo alcuni, nei confronti dei minori.


A prescindere da ogni critica, non possiamo far altro che notare come American Apparel abbia seguito una strada già battuta, facendo della trasgressione la bandiera della Primavera/Estate 2011.
Più di quelle già elencate, c’è un’altra immagine che – collocandosi nel mood trasgressivo di queste pubblicità – può suggerire un’allusione davvero spiacevole. Ed è quella che mette in scena una ragazza in completo intimo candido, sdraiata su un tavolino trasparente con a fianco due strisce bianche. Il riferimento più o meno implicito al mondo della cocaina, sarebbe davvero di cattivo gusto. Soprattutto se incentivato da quanto scritto sopra alla foto “You can feel good how it looks” (puoi sentirti bene come sembra).


Non sarebbe la prima volta che l’azienda americana viene associata al concetto di cocaina: controllando la definizione di American Apparel su Wikipedia, emerge che in passato le sue modelle siano state chiamate da alcuni critici “cocaine-chic”.


Che l’aggettivo gli sia piaciuto? O che non se ne siano accorti?