Chiesta la parità di diritti per il personale a contratto del Mae

ROMA – Questa settimana il Senato dovrebbe esaminare la proposta di legge già approvata dalla Camera sui diritti sindacali del personale a contratto della Farnesina. Sulla questione interviene anche il Coordinamento degli impiegati a contratto degli Istituti Italiani di Cultura rappresentato da Cristina Rizzotti (Stoccarda), Nicola Fresa (Amburgo) e Beppe Scorsone (Monaco di Baviera) che sostengono: “vogliamo finalmente capire chi è “contro” una proposta di legge che darebbe a centinaia di colleghi quei diritti che ci sono costituzionalmente garantiti”.


I tre rappresentanti, quindi, si chiedono “chi ha paura di 1200 colleghi a contratto locale ai quali verrebbe finalmente data pari dignità di diritti sindacali con tutte le altre categorie impiegatizie del Mae? Non è questa una battaglia di democrazia alla quale tutti dovremmo con convinzione partecipare? Perché ancora dopo 5 anni e due legislature c’è ancora qualcuno che trama per far affondare un diritto così fondamentale come la partecipazione attiva e passiva alle elezioni dei propri rappresentanti sindacali?”.


Intanto il deputato del Pd eletto all’estero Marco Fedi ha scritto in una nota sull’argomento: “l’approvazione in sede deliberante al Senato di un provvedimento sulle prerogative sindacali dei lavoratori a contratto della nostra rete diplomatico-consolare, dopo un rapido passaggio parlamentare alla Camera, potrebbe rappresentare un modesto ma tangibile segnale di attenzione verso una materia collegata alla vita delle comunità italiane nel mondo”. Per Fedi il provvedimento, approvato in sede deliberante alla Camera, potrebbe avere un iter altrettanto rapido al Senato e consentire parità di diritti sindacali ai lavoratori della rete diplomatico-consolare italiana.


Secondo il deputato del Pd le obiezioni del Governo e delle amministrazioni competenti, tra cui Economia e Finanze ed Esteri, erano state ampiamente considerate in sede di discussione in Commissione Lavoro della Camera al punto di emendare il testo, approvato poi unitariamente dai gruppi parlamentari in sede deliberante. In quell’ambito si era parlato di positiva azione sinergica dei parlamentari eletti all’estero per un risultato che, una volta ottenuto, garantirebbe equità nella partecipazione sindacale a lavoratori già penalizzati da trattamenti economici che non sono stati rivalutati da molti anni e che oggi subiscono anche i danni di un tasso di cambio decisamente sfavorevole.


“Sarebbe a dir poco sorprendente – afferma Fedi – se il Governo ponesse oggi veti o pregiudiziali all’approvazione di questo provvedimento. Costituirebbe, nuovamente, evidenza dello scarsissimo interesse nei confronti delle comunità italiane nel mondo. Comunità che chiedono il giusto equilibrio tra personale di ruolo e personale a contratto, per garantire la funzionalità delle sedi diplomatiche e consolari, che auspicano la giusta attenzione da parte del Parlamento e delle istituzioni”.