Comites di Morón (Argentina), 24 mila assistiti in 13 anni

CARACAS – I tagli imposti dal governo per gli italiani all’estero hanno avuto degli effetti devastanti. Così denuncia Francesco Rotundo, il presidente del Comites di Morón nella provincia di Buenos Aires intervistato dalla ‘Voce’.

“Nel 2008 e nel 2009 è stata assegnata ai connazionali una somma – spiega in collegamento telefonico il Cavaliere Rotundo – pari quasi a 1000 euro in aggiunta all’assegno di solidarietà, nel 2010 invece gli italiani in difficoltà economiche in Argentina si sono ritrovati soli e persi senza alcun sostegno economico”.

Riguardo agli obiettivi raggiunti nello scorso anno, il presidente del Comites, che ha competenza oltre a Morón, sui distretti di La Matanza, Hurlingham e Ituzaingo, ha affermato: “abbiamo portato a conoscenza di molti connazionali la Convenzione vigente dal 1986 firmata dall’Ambasciata con la compagnia assicuratrice Suisse Medic. Il Comites ha indirizzato tanti italiani, che non conoscevano questo accordo, verso l’Ospedale italiano di Buenos Aires, una struttura di alta qualità che fornisce ai connazionali uno sconto di due terzi per le cure mediche e del 60 per cento per i farmaci. Il nostro organismo inoltre ha partecipato all’elaborazione del contratto per la copertura sanitaria e ha dato suggerimenti al Consolato nella selezione degli italiani indigenti che avevano bisogno dell’assistenza”.

“Nei tre pomeriggi a settimana in cui è aperto al pubblico il Comites –spiega Rotundo-, ci occupiamo di assegnare i turni per gli appuntamenti al Consolato di Buenos Aires, diamo consulenze sugli adempimenti burocratici necessari ad ottenere la nazionalità italiana, il passaporto, in tema di successioni in Italia e vendita di immobili, inoltriamo le richieste di certificato di nascita ai comuni senza alcun costo per chi sollecita il documento. Dal 1997 abbiamo assistito 24 mila persone”.

“Nel corso degli ultimi anni – continua mostrando il lavoro dell’organizzazione – il Comites ha svolto un’attività di sensibilizzazione nei confronti del Consolato con la finalità di aumentare i fondi destinati all’assistenza dei connazionali, ha lavorato con la Calabria e la Basilicata per canalizzare i contributi inviati dalle due Regioni, ha lottato per lo spostamento della sede dell’Agenzia consolare di Moron in uno spazio più grande consono alla gran quantità di italiani della zona ed ogni 2 di giugno, nel giorno della festa della Repubblica, consegna un diploma agli italiani che contano 50 anni di residenza in Argentina”.

Riguardo alle problematiche affrontate nel 2010, Rotundo considera che “sono state legate alla diminuzione dei fondi diretti alla promozione della lingua e cultura italiana e all’assistenza diretta e indiretta per gli italiani all’estero”. “I connazionali pagano la carenza di impiegati nei consolati – afferma -. È ovvio che non sono sufficienti dieci funzionari a Buenos Aires per attendere 50 mila italiani – poi prosegue con le altre difficoltà – È risultato molto pericoloso l’utilizzo di uno sportello sul marciapiede deciso dalla nuova banca che eroga le pensioni; molti indigenti italiani non riescono neanche a pagare il 40 per cento del costo delle medicine che rimane scoperto secondo il nuovo accordo con Credit Suisse e le attese per i passaporti al Consolato si sono allungate fino alla durata di 8 mesi”.

Il presidente del Comites conclude lanciando un appello alla riflessione:
“L’Italia ha un’altra Italia ‘fuori’ dai suoi confini. Gli italiani all’estero non sono una spesa ma una risorsa. Abbiamo sempre alimentato le esportazioni del Belpaese facendo pubblicità del ‘made in Italy’, che è diventato famoso nel mondo anche grazie a noi emigranti. Il nostro lavoro di diffusione del marchio italiano ha un costo che il governo deve sostenere. Abbiamo dato tanto in passato, adesso ci deve essere un ritorno”.

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L’Ospedale italiano di Buenos Aires

L’Ospedale Italiano di Buenos Aires nacque nel 1853 per iniziativa di un gruppo di connazionali residenti che avevano fondato la Società italiana di Beneficienza. Un anno dopo venne posta la prima pietra e, prima della sua inaugurazione ufficiale, avvenuta l’8 dicembre 1872, la struttura veniva già utilizzata dal Governo Argentino durante la guerra con il Paraguay e come lazzaretto nel corso delle diverse epidemie che colpivano la regione.

Data la crescita dell’ospedale, si decise di trasferirlo nel suo attuale edificio, ad Almagro, inaugurato il 21 dicembre 1901. A pochi anni dall’avvio della scuola infermieristica, di quella di medicina e chirurgia e delle attività socio-assistenziali, venne avviata anche la ricerca sperimentale.

Negli anni ‘70, l’ospedale fu inserito nel piano argentino di Sicurezza Sociale e, nel 1979, nacque il “Plan de Salud”, una delle assicurazioni mediche più importanti del Paese.

Barbara Meo Evoli