Egitto, brucia il paese. Morti e feriti

IL CAIRO – Il Cairo brucia. Come Alessandria, Suez, Ismailia, Porto Said. Il venerdì della collera ha incendiato le folle e le piazze egiziane e il coprifuoco imposto a metà pomeriggio non è servito a riportare la calma, costringendo l’esercito a intervenire. Ma anche le truppe su blindati e mezzi cingolati hanno avuto difficoltà a domare i manifestanti, tanto che, secondo Al Jazira, in serata alcuni vip avrebbero preso l’aereo per l’estero.


Nemmeno la misura senza precedenti, come l’ha definita il Segretario di stato Usa Hillary Clinton, di spegnere internet e l’intera rete di cellulari in Egitto è servita a contenere le folle, che si sono ritrovate all’uscita della preghiera del venerdì, così come indicavano gli appelli alla mobilitazione diffusi su Facebook nei giorni scorsi. Dopo le prime manifestazioni, che sono andate ingigantendosi man mano che avanzavano per le città egiziane, è cominciata nel primo pomeriggio la guerriglia urbana al Cairo.


Polizia contro manifestanti, pietre e bottiglie contro lacrimogeni. Dopo ore di scontri violenti il presidente egiziano Hosni Mubarak ha deciso di imporre il coprifuoco dalle 18 alle 7 del mattino. Finora si è trattato dell’unico atto ufficiale delle autorità. Le televisioni satellitari hanno dato l’annuncio di un imminente intervento televisivo del rais che però non si è concretizzato.


La rivolta, che in serata ha preso una piega ancora più violenta quando i manifestanti al Cairo hanno cominciato ad appiccare il fuoco ad autoblindo e al palazzo sede del partito del presidente, ha accolto in patria il leader del Movimento per la Riforma Mohammed el Baradei, rientrato ieri per partecipare alle manifestazioni odierne. Ma alla marcia l’ex capo dell’Agenzia Atomica Internazionale non è mai andato. Dopo essere andato in una moschea nel quartiere di Giza, ed esservi rimasto bloccato all’interno, facendo pensare per qualche tempo che fosse stato arrestato, El Baradei è uscito e si è recato a casa, dopo è rimasto.


Infondate, hanno detto alcuni familiari, anche le voci che fosse stato posto agli arresti domiciliari. Mentre nelle strade del centro del Cairo echeggiano ancora i colpi di arma da fuoco, comincia la conta delle vittime. Secondo alcune fonti i morti di oggi sono nove: cinque al Cairo, tra i quali una donna, uno a Suez, uno nel Sinai e due a Mansura nel delta del Nilo, portando il totale a 15 da martedì, quando sono cominciate le proteste che chiedono la fine del regime di Mubarak. I feriti sono 870 mentre gli arrestati solo al Cairo sono 400. Non sono disponibili cifre precise per le altre regioni egiziane.


L’esercito ha cominciato a dispiegarsi nelle strade delle città egiziane verso le 19 locali, le 18 in Italia accolto con entusiasmo dalla folla che aveva a lungo invocato il suo intervento per mettere fine alle violenze di strada. Subito dopo ha cominciato a schierarsi attorno ai siti sensibili nelle capitale, ad Alessandria e a Suez. Al Cairo le truppe hanno preso possesso della televisione di stato dopo che un gruppo di manifestanti aveva tentato di occuparla. L’esercito ha anche messo in sicurezza il museo del Cairo, che secondo voci incontrollate era stato saccheggiato in serata. Secondo la televisione Al Jazira un gruppo di persone ha anche fatto una catena intorno all’edificio per fare da scudo umano.


Le scene di violenza in tutto l’Egitto hanno suscitato grande apprensione nelle diplomazie internazionali preoccupate che venga inghiottito dall’instabilità un paese baluardo degli Usa e dell’Occidente nella Regione. La Farnesina ha chiesto la cessazione immediata delle violenze, invitando al dialogo costruttivo fra istituzioni e società civile. Hillary Clinton ha sollecitato le autorità egiziane a tenere conto delle richieste degli egiziani che ”hanno il diritto di vivere in una società democratica che rispetta i diritti umani fondamentali”. Il Segretario generale dell’Onu Ban ki-Moon ha chiesto rispetto totale della libertà di espressione. Preoccupata l’Ue e anche la Francia, che si è attivata per ottenere la liberazione di quattro giornalisti fermati dalle forze di sicurezza mentre seguivano le manifestazioni di questa mattina. La rivolta che già ieri aveva provocato un tonfo della Borsa egiziana, sta colpendo anche il turismo, settore trainante dell’economia. L’associazione dei tour operator che raccoglie il 70% degli operatori italiani ha deciso di sospendere i voli verso il Cairo e le principali città egiziane. Anche la compagnia di bandiera egiziana ha deciso di non volare da e per l’Egitto fino a domattina.