Egitto, l’esercito dice che non userà la violenza

IL CAIRO – Il presidente egiziano Hosni Mubarak ha nominato ieri un nuovo ministro dell’Interno nell’ambito di un rimpasto nell’esecutivo, studiato per disinnescare la più grave sfida al suo trentennale governo.
Ma al momento non è chiaro se le nomine, che includono tre ex-alti funzionari, e le promesse di riforme siano abbastanza per calmare i gruppi di opposizione e i manifestanti che chiedono le dimissioni di Mubarak e della vecchia guardia.


Frattanto l’esercito, con una dichiarazione diffusa in serata, ha annunciato che non userà la violenza contro i manifestanti che chiedono le dimissioni del presidente. Mentre la rivolta senza precedenti nel paese è entrata nel settimo giorno, migliaia di persone si sono riunite in piazza Tahrir al Cairo cantando l’inno nazionale egiziano e urlando slogan che invitano il presidente ad andarsene. I soldati osservano senza intervenire, cosa inconcepibile fino a una settimana fa.


I leader mondiali stanno cercando di trovare soluzione a una crisi che minaccia di modificare la mappa politica del Medio Oriente. Le proteste sono iniziate la scorsa settimana a causa della frustrazione per la repressione, la corruzione e la mancanza di democrazia nel paese.


Circa 150 persone sono morte negli scontri con le forze di sicurezza, in scene che hanno capovolto la percezione dell’Egitto come paese stabile, mercato emergente promettente e attraente destinazione turistica. Mubarak, stretto alleato degli Usa e ponte per le politiche occidentali verso il Medio Oriente, ha risposto offrendo riforme economiche.


Intanto l’Unione europea ha lanciato un appello perché in Egitto avvenga una transizione ordinata verso un governo di coalizione, affermando che servono riforme democratiche per creare le condizioni per elezioni libere e imparziali. Dopo colloqui a Bruxelles sulla crisi, i ministri degli Esteri Ue hanno chiesto che “la transizione nel più popoloso paese del mondo arabo rispetti il ruolo della legge, i diritti umani e le libertà fondamentali, aprendo la strada a elezioni libere e imparziali”.