Gocce di speranza per la salute mentale

CARACAS – “Il sistema della salute mentale in Italia funziona e noi abbiamo avuto l’opportunità di conoscerlo”. Cosí afferma la psicologa Margarita Vitacco, che ha partecipato, insieme a dodici professionisti italo-venezuelani dell’ambito clinico-psichiatrico, a uno stage in Italia. A conclusione del progetto di formazione finanziato dal ministero italiano del Lavoro e delle Politiche Sociali, giovedì i corsisti hanno presentato i loro progetti di tesi presso il Centro italo-venezolano di Caracas.


All’incontro erano presenti oltre ai rappresentati sia dell’Ambasciata che del Consolato, i docenti dell’Università di Bari che svolgono il corso di formazione, il direttore scientifico del progetto Marcello Nardini e il coordinatore istituzionale Enzo Rubino (venuti dall’Italia), il tutor José Antonio Mastronardi, la coordinatrice della sede formativa di Caracas Vitacco e la coordinatrice del Benessere sociale dello stato Vargas Maria Lisset Perez (residenti in Venezuela).


Il piano, iniziato a settembre 2010, ha come obiettivo di fornire agli italiani laureati e residenti nella circoscrizione di Caracas delle opportunità formative e di qualificazione professionale parificate, in termini di qualità e di ricaduta occupazionale, a quelle assicurate ai cittadini residenti in Italia. L’ultimo bando del ministero in cui era stato scelto il Venezuela per la realizzazione di un progetto sociale sulle micro-imprese risale a sette anni fa.


La finalità dell’attività progettuale è quella di formare 12 figure professionali specializzate nell’ambito socio-sanitario, terapeutico-riabilitativo, dell’inclusione lavorativa e del management di strutture socio-sanitarie pubbliche e/o private. E l’obiettivo sotteso e traversale al progetto è quello di contrastare l’emarginazione di soggetti affetti da patologie psichiatriche e dipendenze da sostanze psicotrope.


Il corso si articola in 390 ore di lezione tenute da professori dell’Università di Bari a Caracas e uno stage in una struttura di riabilitazione pschiatrica in Italia. Inoltre i corsisti un mese fa hanno scelto di presentare le tesi finali a Bari a proprie spese. Oltre all’Università di Bari, gli enti partecipanti al progetto sono stati l’onlus Alice, la cooperativa Phoenix, il consorzio Promosud e la cooperativa ‘Il Cammino’.


“Gli studenti hanno avuto la possibilità di entrare e conoscere – spiega soddisfatta Vitacco – Phoenix, una struttura di riabilitazione psichiatrica che si trova a Rutigliano in Puglia”. “Il corso – aggiunge – vuole, non solo qualificare dei professionisti nell’ambito della salute mentale e della tossicodipendenza, ma anche generare delle nuove iniziative in Venezuela. L’esperienza è stata – conclude commossa -, oltre a un arricchimento professionale, enormemente nutritiva dal punto di vista personale e umano”.


Al termine della presentazione dei progetti di tesine, il coordinatore istituzionale Enzo Rubino, visibilmente soddisfatto dal periodo di formazione: “Anche se il progetto termina con la consegna dei diplomi – ha detto -, la speranza è che gli studenti creino una comunità, un centro di attenzione alla donna o una cooperativa per la salute mentale in Venezuela”. “Un progetto da attuare – puntualizza – potrebbe essere la ‘Banca del tempo’, ovvero un centro gestito dagli stessi pazienti psichiatrici in cui ognuno offra delle proprie ore di attività in cambio di altre date da un’altra persona. Si stabilirebbe così un baratto fra gli utenti in cui l’unica discriminante è il tempo: per esempio dare un corso di canto in cambio di una riparazione idraulica. Quest’iniziativa, già svolta in Italia, ha vari lati positivi: tirare fuori i pazienti dalle proprie case, abbattere i pregiudizi e dar loro la possibilità di conoscere le proprie qualità”.


Anche gli studenti italo-venezuelani presenti al Civ, dodici fra medici, psicologi, educatori e farmacisti, hanno concordato che, oltre all’eccellenza formativa delle lezioni, l’esperienza in Italia è stata molto intensa e costruttiva.

La cooperativa Phoenix

La struttura di riabilitazione psichiatrica è organizzata su due piani: al primo si trova il centro diurno (25 utenti) e al secondo la comunità in cui i pazienti vivono in regime residenziale (12 utenti) e semi-residenziale (10).

Il centro diurno

È uno spazio fisico e relazionale basato su un’organizzazione laboratoriale finalizzata al prendersi cura in termini terapeutici-riabilitativi della persona sofferente. Tale dimensione spazio-temporale al contempo risulta flessibile, in maniera da potersi adattare al contesto della sofferenza psichica e delle sue eterogenee forme di espressione.

L’assetto organizzativo si delinea così come uno spazio in continua evoluzione che tende a raggiungere livelli più mentalizzabili dell’esperienza di sé, funzionali all’espressione e alla continua crescita del proprio sé . L’obiettivo che si persegue è co-costruire con gli ospiti/utenti opportunità per definire processi di cambiamento offrendo stimolazioni costanti sul versante bio-psico-sociale, protettive verso il conseguimento di maggiori equilibri esistenziali personalizzati.

La comunità

L’intervento incide sull’area psicologica, caratterizzandosi per il valore dato all’accoglienza, alla valutazione e all’osservazione. Viene proposto un mondo relazionale alternativo, in cui si sappiano accogliere i bisogni delle persone rispettando le distanze difensive senza colludere con le stesse. Il sostegno psicologico individuale e di gruppo vuole sostenere l’utente sul piano emotivo nel corso del suo programma terapeutico. Si tenta di aumentare il livello di consapevolezza dell’utente circa le propria modalità di relazione, fragilità ed abitudini auto ed eterolesive con l’obiettivo di consentirgli di apprendere strategie non distruttive per la gestione delle proprie problematiche e di migliorare la qualità della sua vità.

L’intervento nell’area sanitaria è indirizzato alla stabilizzazione del quadro psicopatologico supportato anche da un trattamento farmacologico adeguato, al suo monitoraggio costante agli aspetti legati alla dipendenza, al quadro clinico in generale nonché all’informazione e all’educazione sanitaria anche in un’ottica di prevenzione.

La riabilitazione psico-sociale è il fulcro del nostro lavoro. Si mira a superare la situazione di disabilità, migliorare la percezione di sé per raggiungere un sufficiente livello di consapevolezza circa i propri bisogni. È un processo dinamico che, partendo dalla relazione opertatore-utente, mira a fornire specifiche abilità e a sviluppare capacità espressive sociali. Le attività e i laboratori assumono una valenza terapeutica in quanto “oggetto di transizione” tra il dentro la comunità e il fuori (la società e il mercato del lavoro).

B.M.E.