Il governo torna sul processo breve

ROMA – Il processo breve non è mai uscito dall’agenda politica della maggioranza e verrà esaminato anche alla Camera in tempi brevi. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano ne è certo. Eppure a Montecitorio, sul fronte di questo provvedimento, non succede nulla. In commissione Giustizia, presi dall’esame di un altro testo (quello sull’ inapplicabilità del rito abbreviato per i reati puniti con l’ergastolo), slitta anche l’ufficio di presidenza: la riunione nella quale il Pdl avrebbe dovuto chiedere di rimettere in calendario il ddl già approvato al Senato. E così è molto probabile che la maggioranza, se proprio vorrà premere l’acceleratore sul progetto di legge, lo farà chiedendo prima una sua calendarizzazione in Aula. Dopodichè, con tempi già decisi, si rimetterà all’ordine del giorno anche in commissione.


Ma tutto questo, assicurano nel centrodestra, ‘’avverrà probabilmente la prossima settimana’’. Prima, infatti, si dovrà vedere cosa avverrà domani sui vari ‘fronti’ aperti: richiesta di autorizzazione a perquisire gli uffici del ragioniere del premier, Giuseppe Spinelli, già votata dalla Giunta per le Autorizzazioni; federalismo municipale; decisione del Gip di Milano sul rito abbreviato per Berlusconi. Dopodichè si deciderà sul serio il da farsi.


Per quanto riguarda il primo voto, si assicura nel centrodestra, non dovrebbero esserci problemi visto che ‘’adesso i numeri ci sono grazie a nuovi ingressi che verranno ufficializzati nelle prossime ore’’.
– Basta vedere chi non ha votato la mozione di sfiducia a Bondi – affermano – per capire in quanti sono davvero pronti a traghettare da noi.


Ma sugli altri ‘appuntamenti’ grandi certezze non ce ne sono. Così, meglio aspettare. Nel vertice di ieri tra Silvio Berlusconi e lo stato maggiore del Pdl, spiega il ministro della Difesa Ignazio La Russa, si è parlato anche di rilanciare la riforma della giustizia perchè l’idea, sottolineano sempre nella maggioranza, è quella di arrivare ad un progetto per il ‘settore’ ‘’cercando una sponda nel Colle’’. Quindi non dovà essere qualcosa che scateni proteste o porti a un braccio di ferro anche con il Quirinale. In attesa di chiarimenti, si starebbe facendo strada l’idea di inserire una ‘norma ad hoc’ sulla giustizia che possa in qualche modo arrivare in ‘soccorso’ delle vicende giudiziarie del premier. Ma si tratterebbe di una norma da inserire ‘’in un procedimento già in corso’’ come ad esempio la ‘’Comunitaria’’ o il ‘’Mille proroghe’’. Di ‘certo’, per ora, almeno a sentire il Guardasigilli, c’è solo l’intenzione di riprendere il processo breve. Modificando magari la norma transitoria: quella che, nella versione del Senato, rischia di far ‘morire’ migliaia di procedimenti. Per ora, si spiega ancora nel Pdl, si starebbero studiando due ipotesi di modifica da presentare sottoforma di emendamento. Entrambe con un obiettivo: escludere la ‘tagliola’ ai processi in corso (dunque anche a quelli in cui è imputato Berlusconi). La prima, chiarirebbe che l’estinzione del processo per durata irragionevole, anche nei confronti delle persone giuridiche (articoli 5 e 8 del ddl), non si applicherebbe ai procedimenti in corso per i quali sia stata già esercitata l’azione penale. L’effetto ‘tagliola’, sempre secondo la prima bozza di emendamento, resterebbe valido per i processi contabili, ma limitatamente ai casi in cui, al momento dell’ entrata in vigore del ‘processo breve’, siano trascorsi ‘’almeno cinque anni’’ dal deposito della citazione a giudizio senza che sia stato concluso il processo di primo grado. La seconda ipotesi di modifica sarebbe invece una completa marcia indietro: le disposizioni del processo breve ‘’non si applicano ai procedimento in corso’’. Ma questa, sembra convincere meno i ‘tecnici’ del Pdl.