C’è il ‘no’ compatto dell’opposizione ora il percorso è più complesso

ROMA – E’ quasi certo che il voto oggi in commissione bicamerale per il federalismo fiscale sul fisco municipale si risolva in un pareggio, un risultato che potrebbe complicare, e non di poco, la vita al governo. Le opposizioni hanno confermato compatte il loro no all’ultimo testo proposto dall’Esecutivo. Il Pdl e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi provano a gettare acqua sul fuoco, convinti che si possa andare avanti comunque e che l’Esecutivo possa emanare il provvedimento, ma non è per nulla certo che possa dare il via libera al decreto nell’ultima versione sulla quale c’è stato il sì dell’Anci. Anzi, per poterlo fare, dovrebbe probabilmente azzerare tutto e riapprovare il provvedimento in via preliminare in Cdm, tornare in Conferenza Unificata e in bicamerale con un deciso allungamento dei tempi.

Il regolamento interno alla commissione, all’articolo 7 prevede che ”le deliberazioni della Commissione sono adottate a maggioranza dei presenti, considerando tali coloro che esprimono voto favorevole o contrario. In caso di parità di voti la proposta si intende respinta”. Secondo il presidente della bicamerale, Enrico La Loggia, si tratterebbe di un parere respinto e dunque ‘non espresso’. E,in questo caso, la legge delega ‘andrebbe incontro’ alla maggioranza perchè all’articolo 2 stabilisce che ”decorso il termine per l’espressione dei pareri i decreti possono essere comunque adottati”.

Il testo potrebbe dunque tornare subito in Cdm per l’approvazione finale e la pubblicazione in Gazzetta. Secondo le opposizioni, certe che, come sottolinea Di Pietro, ”la maggioranza tenterà il blitz in caso di pareggio”, il governo potrebbe emanare il decreto ma solo nella versione originaria, uscita dal Consiglio dei ministri il 4 agosto. Per poter emanare il decreto nella nuova versione dovrebbe tornare a emanarlo e rifare tutto il percorso. Oppure, secondo un’altra interpretazione, in base a quanto dice l’articolo 2 della legge 42 il governo, ”qualora non intenda conformarsi ai pareri parlamentari, ritrasmette i testi alle Camere con le sue osservazioni e con eventuali modificazioni e rende comunicazioni davanti a ciascuna Camera”. Una volta fatto questo, però, si dovrebbero attendere trenta giorni dalla data della nuova trasmissione, per adottati in via definitiva il testo.

– E’ pacifico quindi – sottolinea la deputata dell’Api Linda Lanzillotta – che il governo possa adottare il decreto originario, tutto il resto è molto opinabile: se le procedure non sono coerenti con il dettato legislativo, a parte l’aspetto promulgativo, ma è possibile che qualunque cittadino faccia ricorso.

Qualcosa di più si capirà comunque oggi quando, al termine del voto in bicamerale ci sarà una conferenza stampa del presidente La Loggia che ha chiesto un parere sul punto ai presidenti delle Camere.