Federalismo, da Cdm ok definitivo Bossi: “Lega mantiene promesse”

ROMA – E’ pareggio in bicameralina sul federalismo municipale. Nonostante i tentativi del governo, che ha cercato di scongiurare fino all’ultimo momento questo risultato modificando il testo più volte, la commissione per l’Attuazione del federalismo fiscale si è espressa sul parere del relatore con 15 voti favorevoli e 15 voti contrari.


Il governo però decide di andare avanti e convoca il Cdm per approvare il decreto. ‘’Finalmente i comuni avranno le risorse senza andarle a chiedere col cappello in mano – dice Bossi -. I soldi resteranno sul territorio dove sono stati prodotti. La Lega mantiene le promesse e porta a casa un risultato concreto nell’interesse dei cittadini’’.


Una nota del Tesoro fa sapere che il testo approvato è quello modificato secondo il parere espresso dalla commissione Bilancio del Senato, e cioè quello con tutte le modifiche frutto del confronto in bicamerale e dell’intesa con l’Anci.


L’opposizione però attacca duramente la scelta del governo. Per Pierluigi Castagnetti del Pd si tratta di un “atto politico scandaloso, non si è mai visto un Consiglio dei ministri convocato d’urgenza per esprimersi contro una scelta del Parlamento’’. “E’ gravissimo ciò che accaduto” interviene il vicepresidente della Camera Rosy Bindi. “Il governo fa così uscire un provvedimento viziato nella procedura dato che non ha tenuto conto dei pareri del Parlamento e la Corte costituzionale può ritenere il provvedimento incostituzionale. Rispettare le procedure non è un dettaglio’’.


Duro anche il giudizio di Gianfranco Fini: “La commissione ha sostanzialmente respinto lo schema di Dlgs – ha detto – Dico sostanzialmente respinto perché, chi conosce il regolamento delle commissioni bicamerali, sa bene che in caso di pareggio il provvedimento in esame si intende respinto. Non c’è parere sostitutivo e alternativo. Siamo in una situazione senza precedenti”. Poi Fini, che questa mattina, a quanto si apprende, ha avuto un colloquio di circa mezz’ora con Bossi, ha voluto chiarire che il “risultato di oggi non è derivato dall’appartenenza politica ma dal merito e dal contenuto del provvedimento”.


I lavori della bicameralina erano iniziati alla presenza anche del ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Il titolare del dicastero di via XX Settembre ha poi lasciato Palazzo San Macuto senza rilasciare dichiarazioni per recarsi a Palazzo Grazioli, dove era già in corso un vertice dello stato maggiore del Pdl.
Il coordinatore del Pdl Denis Verdini, lasciando Palazzo Grazioli, ha assicurato che ‘’il governo va avanti’’. E La Loggia ha spiegato: “Non si va al voto, si continua a lavorare. Si va a fare il decreto”. ‘’Il parere è come non fosse stato espresso, quindi andiamo avanti, andiamo a lavorare con il decreto modificato perché ha già ricevuto l’ok della Commissione Bilancio del Senato”, ha spiegato.


Sul voto di ieri incombeva l’ultimatum della Lega che sarebbe arrivato nel corso di un vertice notturno a Palazzo Grazioli: via libera a maggioranza al parere o elezioni anticipate. Una posizione non confermata da Bossi. “Vediamo, vediamo”, ha detto prima della votazione il Senatur. Poi dopo il pareggio in bicameralina, ha esplicitamente escluso il ricorso alle urne (‘’non penso’’). “Adesso vediamo – ha aggiunto – il governo guarda a tutte le votazioni avvenute, noi dobbiamo passare di lì”.

OPZIONI

Tre ipotesi per tenere in vita il fisco comunale

ROMA – La parità nella ‘bicameralina’ sul federalismo municipale significa, a norma del Regolamento della commissione, che «la proposta si intende respinta». E questo, pur non rappresentando la pietra tombale sul provvedimento, tanto più che il parere in questione non è vincolante, apre la possibilità a diversi scenari.

La prima possibilità, è quella di insistere sul testo respinto ieri in Bicamerale, portandolo alla prova del Parlamento, purché i presidenti delle Camere diano il via libera a questo iter. Una scelta che consentirebbe di ‘salvare’ le modifiche concordate con i Comuni.

La seconda ipotesi prevede, invece, di tornare al decreto originario, varato dal Consiglio dei ministri. In tal caso, però, si perderebbero tutte le novità concordate con l’Anci e il testo non avrebbe l’appoggio degli enti locali. Possibilità esposta al rischio di una nuova ondata di protesta.

La terza via potrebbe essere quella di ripartire da zero, approvando in Consiglio dei ministri un decreto legislativo ex novo. Il fattore tempo, però, gioca contro questa soluzione, visto che la Bicamerale da martedì prossimo sarà impegnata nel federalismo regionale e che entro il 21 maggio dovranno essere approvati tutti i decreti legislativi legati al federalismo.

CENSIS

Federalismo, mezza Italia teme aumento delle imposte

ROMA – Le opinioni degli italiani sul federalismo ‘’spaccano in due il Paese’’, con un Sud iper-critico e un Nord che spera ancora di ottenere benefici. Ma quasi dappertutto la maggioranza della popolazione pensa che le tasse aumenteranno, con, complessivamente, oltre il 40% dei contribuenti che avverte il rischio di un appesantimento del carico fiscale. Sono questi i risultati di una ricerca condotta dal Censis e presentata nel corso di un’audizione alla commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria. Per il presidente del Censis, Giuseppe Roma, ‘’certamente il Nord del Paese si aspetta dal federalismo frutti migliori, mentre il Sud teme prevalentemente conseguenze negative’’. Secondo Roma ‘’le continue mediazioni e il mantenimento di troppi meccanismi compensativi stanno producendo nell’opinione pubblica l’idea che anche il federalismo uscirà dall’iter parlamentare come un ibrido’’. –
— Come il Paese guarda al Federalismo — Quattro italiani su dieci (il 41%) credono che la riforma possa contribuire a migliorare la gestione della cosa pubblica, ma la metà della popolazione (il 50,2%) pensa che aumenterà il divario economico e sociale tra l’Italia meridionale e quella settentrionale. Andando a guardare le differenze nelle opinioni sul territorio, si passa da un Nord dove il provvedimento incontra la maggioranza dei consensi (il 49,8% al Nord-Ovest, il 49,5% al Nord-Est) a un Sud dove il 60,6% si esprime ‘’in senso decisamente critico’’.
— Federalismo e peso tasse — Quasi la metà degli italiani, il 42,5%, teme un aumento delle imposte a causa della riforma, una quota che supera di gran lunga quella di chi crede in un peso fiscale invariato (25,1%) e di coloro che confidano in una sua diminuzione (22,4%). La percentuale degli intervistati ‘’pessimisti’’ è più alta nel Mezzogiorno (55,6%) e nel Centro (48,2%), scende al Nord Ovest (31,6%), dove comunque rimane maggioranza, e al Nord Est (29,7%), dove, invece, prevalgono le risposte di chi prevede un quadro immutato (30,8%).
— Gli italiani e il fisco — Tuttavia, per i cittadini non sono le imposte eccessive il problema principale del sistema fiscale: la piaga maggiore risulta, infatti, l’evasione, con il 44% degli intervistati che la colloca al primo posto tra le questioni da risolvere (mentre ‘’solo’’ il 22% ritiene l’alto livello di tassazione il nodo più importante).