Rapita italiana da miliziani armati

FIRENZE – «Liberatela, Maria Sandra amava l’Africa, il popolo algerino e la cultura di quel Paese». E’ l’appello ai rapitori di Marcello Mariani, zio di Maria Sandra Mariani, la 43enne di San Casciano val di Pesa (Firenze) rapita nel sud dell’Algeria mercoledì sera da miliziani armati. L’appello dello zio è stato raccolto e pubblicato sul giornale della Toscana e sul Corriere Fiorentino. Lo zio della donna è l’unico dei familiari a parlare: gli anziani genitori della 43enne sono chiusi nel loro dolore, e sono in cattive condizioni di salute.

«I rapitori hanno preso la persona sbagliata -prosegue Marcello Mariani- Maria Sandra andava in Algeria due-tre volte l’anno, andava lì anche per fare volontariato. Noi la sconsigliavamo, perché sono posti pericolosi, ma lei andava dritta per la sua strada. Portava generi di conforto e vestiti per i bambini, che metteva da parte quando era qui in Italia e poi portava laggiù nelle valigie».

Intanto, secondo fonti algerine non ancora confermate, sarebbe stata arrestata una delle guide che si trovavano con la donna fiorentina al momento del rapimento: in questo caso si tratterebbe di un indizio importante per arrivare a identificare i componenti del gruppo che l’ha sequestrata. Gli inquirenti algerini, secondo il giornale algerino ‘En-Nahar’, hanno deciso di mettere sotto torchio le guide turistiche e gli agenti di viaggio della zona, convinti che possano avere avuto un ruolo nel sequestro. La dinamica del rapimento della fiorentina ha già un precedente simile e sempre nella stessa regione, quella del francese, Michel Germanea, (il sequestro nell’aprile 2010): le vittime erano sole con la loro guida turistica quando sono state portate via.
Mentre una delle due auto usate dai rapitori della donna italiana, sequestrata quattro giorni fa nel sud dell’Algeria, era stata rubata a novembre da un gruppo di contrabbandieri che collaborano con la cellula locale di al-Qaeda nel maghreb islamico. Secondo quanto hanno rivelato fonti definite ‘sicure’ al giornale ‘En-Nahar’, il veicolo in questione era stato rubato in una stazione di benzina di Ouhanat, nella provincia di Ilizi, nel sud del Paese lungo la frontiera con la Libia, a 500 chilometri da Djanet.

Non a caso il sequestro è avvenuto a poca distanza dal posto di confine tra i due paesi africani detto di al-Dina, in pieno Sahata, che viene anche chiamato ‘Bus’. Fonti locali sostengono che furti di auto in zona avvengono spesso e che questi veicoli vengono regolarmente venduti a trafficanti che collaborano con al-Qaeda nel maghreb islamico, ed in particolare con la Brigata del Sahara guidata da Abdel Hamid Abu Zayd, il cui vero nome è Mohammed Ghadir. Sempre secondo la stessa fonte, il sequestro è avvenuto dopo che alcuni terroristi del gruppo islamico sono penetrati in territorio algerino, fermandosi al posto di confine chiamato ‘Bus’ per poi mettersi in contatto con i contrabbandieri. Gli inquirenti hanno infatti scoperto che a bordo di una delle due auto c’era un uomo riconosciuto come un contrabbandiere della zona il quale ha preso parte attiva al sequestro. Testimoni oculari hanno poi visto i rapitori dirigersi verso il confine con il Niger.