Napolitano: “Sì alle proteste ma no alle violenze”

MILANO – Sono stati scarcerati Giacomo Sicurello e Simone Cavalcanti, i due giovani arrestati domenica durante gli scontri tra forze dell’ordine e manifestanti che si sono verificati ad Arcore. I tafferugli sono avvenuto subito la manifestazione promossa dal Popolo Viola per chiedere le dimissioni del premier Silvio Belusconi ma gli organizzatori si sono dissociati dalle azioni violente.

Il giudice del tribunale di Monza, Natalino Simone Airò, non ha dunque accolto le richieste avanzate dal rappresentante della pubblica accusa durante l’udienza del processo che si è tenuta per direttissima, ossia la custodia cautelare in carcere per Signorello e l’obbligo di dimora per Cavalcanti. Il processo è stato rinviato al prossimo 7 marzo quando è prevista una decisione nel merito.

Intanto sempre ieri è arrivata la condanna dal Quirinale: il diritto a manifestare il proprio dissenso non puo’ e non deve sfociare in episodi di violenza. La degenerazione della piazza, sempre in agguato, ha portato infatti con sé polemiche giunte fino al punto di veder suggerire di evitare le manifestazioni per scongiurare il rischio di scontri. Una lettura che il presidente della Repubblica non fa propria considerando inalienabile ”il diritto costituzionale di manifestare pacificamente”. Ma questo, avverte, deve essere esercitato – specie nell’attuale ”momento di tensione politica e istituzionale” – evitando che proteste pacifiche possano degenerare ”in inammissibili disordini e scontri provocati da gruppi – li definisce il capo dello Stato – di estremisti”. Una presa di posizione ferma che Napolitano lancia dopo un colloquio avuto con il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, al quale ha chiesto ”informazioni sui gravi episodi di scontri tra dimostranti e polizia”, per avere una chiara ricostruzione dei fatti.

Domenica sera stessa, infatti, i promotori della manifestazione si erano immediatamente dissociati dalle violenze affermando di avere dimostrato pacificamente e di essere rimasti negli spazi concordati con la polizia, che aveva autorizzato la manifestazione. Gli incidenti, precisavano, erano da attribuire ad altri (anarchici ed esponenti di alcuni centri sociali) che si erano inseriti a margine della protesta ed erano andati a cercare apertamente lo scontro con le forze dell’ordine. Tra chi ha evocato similitudini con la Tunisia e l’Egitto e chi, addirittura, ha ‘riesumato’ le proteste contro Craxi davanti all’Hotel Raphael, Napolitano ha preferito chiarire subito con Maroni.

Certamente, e’ il monito del Colle, bisogna vigilare contro i provocatori, contro quei ”gruppi estremisti” che puntano allo scontro e a fare degenerare il pacifico esercizio del diritto di scendere in piazza a dire quel che si pensa anche quando non si e’ d’accordo col governo o con il presidente del Consiglio. Parole che raccolgono un consenso bipartisan della politica che però non ha mancato di affiancare al plauso corale per Napolitano, commenti ‘partigiani’ per puntare il dito contro la parte avversa. Gaetano Quagliariello (PdL), ad esempio, ha puntato il dito contro gli ”avvelenatori” del clima politico. De Magistris (Idv) chiede pero’ di non criminalizzare il dissenso mentre il suo compagno di partito, Donadi imputa alle ”intemperanze verbali del premier la causa di questo clima incandescente”. Enrico Letta (Pd), infine, tornando sul solco tracciato dal Quirinale ha chiesto di distinguere sempre, fra ”lo scontro politico, duro, durissimo” e la violenza. Che è un’altra cosa.